1993, la prima rimonta di Valentino Rossi
Buongiorno motociclisti! All’esordio di questa rubrica, vorrei riavvolgere il nastro ai tempi di un Valentino Rossi sconosciuto, che ho avuto modo di incrociare nei campionati minori anni fa. Vi confido che, condividere con lui la classifica di una gara, oggi fa sentire “bravo” anche a me di riflesso... E nell’attesa che i miei figli imparino a leggere, per mostrarla loro con orgoglio, ve la propongo intimamente.
Dunque: era il 1993, Valentino debuttava in Sport Production con la Cagiva Mito 125. Arrivava dalle minimoto, andava forte, ma con le “ruote alte” partiva da zero. L’unica cosa che stupiva, a me che avevo 19 anni, è che fosse già nelle mani giuste, nella squadra titolata, e non col “meccanico della domenica” come quasi tutti noi all’esordio. Io e lui correvamo per gli stessi colori, il Team Lusuardi di Modena. In quegli anni gestiva le Cagiva ufficiali. Per me era il terzo anno di gare, per lui l’esordio. Io ero un privato di “lusso”, lui era l’uomo giovanissimo su cui investire, con appena 14 anni. Ci pensarono il suo babbo Graziano e Virginio Ferrari a creargli l’opportunità. Bravi e lungimiranti nei panni di manager, seppero preparare le migliori condizioni per un debuttante candidato al professionismo. Di fatto Valentino saltò l’iter a cui erano costretti il 99% dei piloti. Ma il suo non era il caso del “paraculato” che si trovava alla guida di un manubrio senza avere le doti. Quelle andavano scoperte e sviluppate, certamente, ma scoprimmo in fretta che Rossi divorava l’apprendimento come una spugna di mare. Su di lui si fece l’investimento più azzardato, ma azzeccato di sempre.
Valentino era un ragazzo sottile, bassino, coi piedoni risaltati dagli stivali bianchi Diadora e un casco che pareva creargli il capoccione. Capivi dalle “pinne” che sarebbe diventato presto uno spilungone, e che forse la 125 gli sarebbe stata un po’ stretta. Ma nel ’93 era ancora bambino. La voce candida della pre-adolescenza, la spensieratezza, l’atteggiamento del felice giocherellone, la parlantina incessante e cantilenante che cambiava di suono sotto a quel casco con visiera chiusa… Lucchinelli lo soprannominò “virus”, ma Valentino era amatissimo da chiunque, soprattutto dalla sua squadra, proprio come oggi dal Team Yamaha.
Eppure allora non vinceva, anzi, in qualche gara ebbe difficoltà a qualificarsi: è per questo che ritengo che la sua spontaneità è da sempre la sua vera forza, e ancora adesso, la capacità di farsi ben volere, di tenere unito il gruppo, sono un valore aggiunto al campione. Ricordo che, io, così giovane ma prendendomi un po’ troppo seriamente senza avere le sue doti, finivo per divertirmi poco in gara, perché il sogno di vincere era lontano dalle mie possibilità; Rossi no, era la sintesi della serenità anche a gare straperse. Non si preoccupava di nulla, era disordinato col suo abbigliamento, si vestiva su sollecito di Claudio (Lusuardi, ndr), si presentava ai cancelli d’ingresso pista sempre all’ultimo secondo. Io 20 minuti prima di accendere la moto, avevo già la tuta allacciata fino al collo… Il fatto di non sentire la pressione, la responsabilità e di essere bambino in uno sport da grandi, lo portò a risultati strepitosi. Come la terza finale di Sport Production che si disputò a Monza.
Già il fatto di essere ammessi alle finali significava aver superato le selezioni, quindi essersi confrontati con circa 150 piloti di età inferiore ai 21 anni. Fino a qui, tutti bravi, ma di solito al primo anno eri fuori dai giochi per inesperienza. E per Valentino fu già una conquista esserci. Il 3 ottobre di quell’anno, Rossi compì la sua prima impresa, e ci sono i documenti (penso rari…) che lo testimoniano. 36 piloti al via (vedi la griglia di partenza), le qualifiche si erano disputate in due gruppi distinti, e in condizioni climatiche differenti, da cui poi vennero scelti i migliori 18 di ciascuna sessione. Rossi partiva in ottava fila, col penultimo tempo. Sul bagnato non era veloce. Se sfogliamo alla pagina successiva, quella della classifica della gara, corsa con pista asciutta, io salto ancora oggi dalla sedia: Valentino quindicesimo.
Credetemi: in 125, in una gara sprint di 7 giri, su una pista come Monza, col sangue in ebollizione dei 14 anni, non era ipotizzabile una rimonta dal fondo, oltretutto senza commettere errori per superare parecchi dei piloti ritenuti migliori d’Italia. Da notare che l’ottimo Blaso, più esperto e maturo, partito anch’esso dall’ultima fila, arrivò addirittura in volata con Locatelli e ad altri sei piloti: Battaini, Giugovaz, Pellisier, Tessari e Ballerini, tutti nomi che ritrovammo poi al Motomondiale poche stagioni più tardi. Fatto sta che da quella gara, il buon Rossi, iniziò a cambiare il passo. L’anno successivo portò a casa addirittura il primo titolo italiano (!) e col passare del tempo le sue rimonte iniziarono a diventare epiche. Ma, come vedete, le origini dei suoi recuperi hanno radici lontane: 17 anni.
» Scarica l'ordine di partenza e d'arrivo della gara corsa da Valentino Rossi (e Massimo Temporali) nell'ottobre del 1993, all'esordio nella classe 125 (.pdf)
Foto apertura: archivio Lusuardi
Grande max
sei sempre il migliore!
mitico vale
Certo che di Vale ce n'e' uno solo, ma ne sono certo che con la costanza, la determinazione ma soprattutto cuore, passione e tanta manetta, possono portare un giovane motociclista a degli ottimi traguardi, magari anche con qualche aiutino a livello team e sponsor...
Vale non finire mai di stupirci...