Moto2. Parlano i protagonisti
In attesa degli ultimi test di fine marzo a Jerez de la Frontera (Spagna), i team della Moto2 stanno lavorando duramente in officina per allestire al meglio le proprie moto.
Perché una cosa è certa: nessuno può dire di essere già pronto. La nuova categoria, infatti, è arrivata troppo presto e il regolamento definitivo troppo tardi, con le squadre costrette a lavorare giorno e notte per recuperare il tempo perso.
Così è normale che a Valencia e a Jerez, nelle prime due uscite ufficiali della Moto2, siano emerse indicazioni contrastanti, con piloti prima lentissimi e poi velocissimi (o viceversa): la sensazione è che nelle prime gare dell'anno ci potrebbero essere stravolgimenti continui.
Non ci si può poi dimenticare che molti sono già in affanno economicamente (di sponsor ce ne sono pochini), tanto che ancora prima dell'inizio della stagione è già saltato il team Kino, che verrà sostituito con buone probabilità da quello MZ dell'ex pilota Ralf Waldmann, presente a Valencia con Anthony West. Insomma, c'è ancora parecchio da fare: in attesa che la situazione si stabilizzi e si chiarifichi un po', abbiamo fatto un'indagine tra alcuni protagonisti della Moto2, raccogliendo critiche e plausi alla sostituta della rimpianta (almeno per quanto mi riguarda) 250.
Uno dei grandi fautori della Moto2 è Ervé Poncharal, proprietario di una squadra e presidente dell'Irta, l'associazione dei team del motomondiale. La sua tesi è chiarissima.
«Tanti team - spiega - ci dicevano nella passata stagione che non ce la facevano più a livello economico, che bisognava assolutamente fare qualcosa. Così è nata la Moto2, la migliore sostituta possibile della 250: è chiaro che non è una formula perfetta in assoluta, ma è sicuramente la più efficace per ridurre i costi, che non vanno valutati nell'immediato, ma nell'arco di tre anni. E' vero che tutti i piloti più forti della MotoGP arrivano dalla 250, ma io sono convinto che, d'ora in avanti, chi vorrà arrivare alla massima cilindrata passerà per forza dalla Moto2».
Anche Toni Elias, fino all'anno scorso in MotoGP adesso in Moto2 con una ciclistica Moriwaki del team Gresini, ritiene interessante la nuova categoria.
«Non è male - è l'opinione del pilota spagnolo -: per certi versi è molto simile a una MotoGP, perché per far lavorare bene le gomme deve essere a punto la ciclistica e bisogna intervenire sul freno motore. Credo quindi sia una buona scuola per la MotoGP, con anche più difficoltà rispetto alla 250. Certo, la differenza di cavalli è molto grande e manca soprattutto accelerazione».
Una tesi condivisa da Alex De Angelis, un altro pilota che in passato ha corso sia in 250 sia in MotoGP.
«E' divertente - spiega -, si guida bene, si fanno anche delle derapate. Ci sarà un grande equilibrio di prestazioni: alla fine, credo che sarà una buona categoria».
Vediamo, invece, come la pensano i tecnici, cominciando da Fabrizio Cecchini, responsabile della moto di Elias, con grande esperienza in tutte le cilindrate.
«A me non sembra male - afferma convinto -, sicuramente meglio di quanto mi aspettassi: dopo tanti anni di MotoGP temevo un'impressione peggiore. Io sono un grande amante dei motori 2T, ma, tutto sommato, mi piace più questa categoria della 250. Per il momento con i motori non abbiamo avuto nessun problema, bisognerà vedere cosa succederà dopo le revisioni (ogni 1.500 km per regolamento, ndr), se tutto funzionerà bene come adesso. Bisogna lavorare sulla frizione (monomarca Sutter, ndr) e sul telaio, cercando di trovare un buon compromesso».
Più critico Mauro Noccioli, storico tecnico dei motori 2T.
«Per uno che ha lavorato per 35 anni sui motori a 2T - dice con un po' di nostalgia - non è facile adattarsi alla Moto2. Ma dobbiamo farlo e la prima impressione è tutto sommato positiva. Non giustifico però tutte le limitazioni che ci sono, troppe per un campionato del mondo! Siamo un po' tornati indietro nella tecnologia e i tempi della 250 rimangono lontani: non si vedranno i campioni di una volta, perché la velocità in curva è molto differente. Sinceramente, non credo che Rossi e gli altri sarebbero diventati così forti se avessero fatto esperienza con i 4T invece che con i 2T».
Decisamente più positivo Andrea Dosoli, fino all'anno scorso responsabile tecnico dell'Hayate-Kawasaki di Marco Melandri, oggi proprietario del team che schiera Corti e Cluzel.
«E' una categoria molto interessante - è la sua opinione -: dà la possibilità ai team di affrontare le corse in modo differente. La squadra diventa fondamentale nella scelta dei fornitori e non sei più vincolato a un costruttore. Sei tu il proprietario del materiale e, negli anni, puoi ammortizzare l'investimento iniziale. Sicuramente per il motore ci sono troppe limitazioni: manca la possibilità di lavorare sul cambio (nel motore Honda non è estraibile, ndr) e sulla gestione elettronica. A livello ciclistico, invece, è sicuramente una categoria formativa».
Sito Pons, presente in Moto2 con due piloti, fa un appunto regolamentare.
«E' una categoria molto interessante e di livello assoluto - sono le parole dell'ex iridato della 250 -, con grandi difficoltà per squadre e piloti. Ritengo, però, che con motori, gomme, elettronica tutto uguale, la limitazione di peso avrebbe dovuto riguardare il pacchetto moto+pilota (come avviene in 125, ndr) e non solo la moto come è adesso: così, un pilota leggero è troppo avvantaggiato».