Andrea Dell’Orto e i temi sul tavolo a favore della moto
L’edizione del ForumAutoMotive “La mobilità a motore guarda avanti”, è terminata questa stamattina a Milano con la consegna del premio “Personaggio dell’anno 2019”.
Un riconoscimento che il ForumAutoMotive, promosso dal giornalista Pierluigi Bonora, riserva a persone di spicco del settore e che per la prima volta è andato al mondo delle due ruote.
Personaggio 2019 del ForumAutoMotive è Andrea Dell’Orto: vicepresidente esecutivo dell’azienda di famiglia - che vanta 85 anni di storia e opera anche nel settore dell'auto - e presidente di Ancma ed Eicma: ovvero l’associazione che riunisce i costruttori del settore moto, ciclo e accessori, e la società organizzatrice dell’esposizione motociclistica più importante a livello mondiale: quella che si svolge tradizionalmente a novembre alla Fiera di Milano Rho.
Andrea Dell’Orto, nato a Milano cinquant’anni fa e una laurea in ingegneria gestionale, è stato premiato con questa motivazione:
“Discendente di una famiglia di imprenditori che ha fatto dell’innovazione nel settore automotive la ragione del suo sviluppo, ha raccolto l’eredità del nonno Piero, fondatore di Dell’Orto Spa nel 1933, portando l’azienda omonima a diventare una vera “multinazionale tascabile”: da realtà metalmeccanica, produttrice di carburatori, Dell’Orto Spa si è via via trasformata in impresa meccatronica ormai famosa in tutto il mondo. Andrea Dell’Orto si è subito impegnato nel favorire il traghettamento dell’industria delle "due ruote" verso il nuovo modello di mobilità - connessa, condivisa e sostenibile -, tema divenuto centrale anche all’Esposizione Internazionale del Ciclo e Motociclo di Milano; e ha portato all’attenzione delle Istituzioni non solo i problemi, ma soprattutto le soluzioni a favore di una mobilità più sicura, per chi viaggia in sella e per i pedoni”.
Ricevendo il premio da Maurizio Toma e Pierluigi Bonora, Dell'Orto ha poi risposto ad alcune domande.
Lo scorso mese di giugno, durante l'assemblea di Confindustria-Ancma era stata lanciata una serie di proposte alle istituzioni: otto punti programmatici con al centro la mobilità delle "due ruote" e la sicurezza dei motociclisti.
A distanza di nove mesi vediamo a che punto siamo.
«Da quel momento è stato avviato un dialogo con il Governo. Alcune di queste proposte hanno preso l’iter parlamentare per la riforma del Codice della Strada, e siamo fiduciosi sul fatto che verranno recepite. Sul fronte sicurezza delle infrastrutture stradali sta per arrivare il decreto relativo al guardrail a misura dei motociclisti; sul tema dei veicoli a basse emissioni c’è la questione degli incentivi, per i quali stiamo aspettando i decreti attuativi per comprendere come si svilupperanno. Sulla mobilità legale abbiamo in sperimentazione la micromobilità, e alcuni di questi prodotti - che fra l’altro sono entrati nel paniere dell’Istat - vanno sicuramente regolamentati, tanto che oggi vengono venduti facendo firmare l’informativa che questi mezzi non si potranno utilizzare su strade aperte al traffico. Sulla mobilità connessa stiamo invece lavorando con i costruttori su un particolare sistema automatico di soccorso eCall. Abbiamo chiesto anche una defiscalizzazione sui servizi di sharing e su alcune infrastrutture: lì il discorso è un po’ diverso, ma ci stiamo muovendo. Molte cose stanno procedendo bene insomma».
«Dal punto di vista tecnologico la moto è ora al passo con l’auto, sia sulla sicurezza attiva che sulle prestazioni. C’è stato un cambiamento di pubblico, ma effettivamente sui giovani fa meno presa di una volta. Anche se è vero che c’è un ritorno alla passione e una necessità di mobilità crescente. Con Eicma stiamo cercando di avvicinare anche i più giovani che per molte ragioni si sono allontanati dalla moto».
«Quello italiano è il mercato leader in Europa, 220.000 veicoli l’anno scorso e in crescita del 20% nei primi due mesi del 2019. Lavoriamo in un mercato in costante evoluzione, nel quale le aziende italiane stanno adeguando le proposte a una scala di mercato globale, e non più soltanto europea, magari in Paesi asiatici dove le due ruote la fanno da padrone nella mobilità».
Una delle ultime poproste Ancma è un'applicazione per smartphone che segnala le pericolose buche sulle strade.
«La app sta andando bene, è stata scaricata da 45.000 utenti. E’ utile a segnalare le buche, ma anche a registrare i comportamenti di chi guida e offre suggerimenti all'utente. Sono state segnalate centinaia di buche, e la fase che viene ora è quella di trovare le risposte al problema con le istituzioni, sollecitare la manutenzione delle strade in particolare».
Il Salone di Milano, Eicma per gli addetti ai lavori, è un punto di riferimento importante, e per Andrea Dell'Orto deve evolvere con la crescita di attività che superano la semplice esposizione di novità:
«Eicma è un punto di riferimento per la presentazione di anteprime che provengono da costruttori di ogni parte del mondo, e questo ha dato ancora maggior pregio alla manifestazione milanese. Però Eicma è anche un'occasione per dare spazio alla passione, un modo per mostrare l’ecosistema di imprese: si vedono tante aziende che illustrano con attenzione i lori prodotti, e sappiamo quanto sia importante e difficile fare impresa nel nostro Paese. A partire dal 2019 vorremmo far vivere Eicma non solo come momento di passione annuale, ma mantenerla viva per tutto l’anno con diversi momenti, legati alla mobilità e non solo, eventi a tema per i quali stiamo coinvolgendo la Regione Lombardia. E poi il Fuori Salone durante la fiera».
Come procede il dialogo con le altre associazioni del settore automotive?
«Alcuni temi sono trasversali, e c’è interazione con molti enti europei e a livello locale, in Italia con l’Anfia ad esempio. Sappiamo tutti quanto il settore sia importante in termini di Pil, ed è un’opportunità anche politica per le "due ruote" il far parte integrante di questo mondo».
A proposito di mobilità elettrica, Dell'Orto ha le idee chiare: «Sono convinto che anche per le "due ruote" l’elettrico avrà un grande futuro, ma le motorizzazioni termiche avranno ancora un ruolo molto importante. Fra l’altro, se in Italia le auto elettriche rappresentano lo 0,1% delle nuove immatricolazioni, i motocicli arrivano all’1%. Le moto elettriche sono più facili da gestire delle auto, per i tempi di ricarica come per lo smaltimento delle batterie.
«Personalmente vedo la mobilità elettrica molto ben collocata in ambito urbano: scooter e sharing, intermodalità con i mezzi di trasporto pubblico, sono tutte ottime opportunità. Ma anche sulle moto ad alta gamma l'elettrico sta prendendo piede in un certo modo. Il nuovo campionato MotoE, ad esempio, definisce come l’alta gamma possa avere un futuro elettrico.
Quanto ai nuovi incentivi, anche se mancano appunto i decreti attuativi, crediamo che l’impatto sarà positivo, perché potranno soddisfare il 50% dell’offerta elettrica.Ma senza dimenticare che i motori tradizionali moderni a livello di emissioni sono allineati perfettamente alle normative più stringenti. Poi c’è la bici a pedalata assistita, che si colloca un po’ nel mezzo: per le e-bike abbiamo aperto un tavolo con il Ministero dei Trasporti finalizzato a regolamentare il settore nel rispetto della legalità».
«Non penso che il futuro della moto sia nella guida autonoma. Queste sperimentazioni - come quella BMW vista a Las Vegas - sono delle opportunità di studio per altre applicazioni sulle moto di domani. Penso ad esempio alla parte di connettività con le infrastrutture, nel caso della mobilità elettrica».
Come si divide fra azienda, Ancma e Assolombarda?
«Vivo la parte associativa come una missione a cui dedicare del tempo per il bene del Paese e della nostra industria. L’Italia ha bisogno di imprenditori che si impegnino, perché alla fine la differenza la fanno le persone che parlano con cognizione di causa conoscendo bene quali sono gli argomenti che favoriscono la crescita.
«Se devo dare un voto al Governo, riconosco prima di tutto che si tratta di un Governo di compromesso con i limiti del caso. Se guardiamo a quanto fatto per le imprese mi sembra però che ad oggi non abbiamo ottenuto molto e, anzi, alcune cose si sono perse per strada. Come i super ammortamenti per l’industria 4.0, che l’anno scorso avevano accelerato gli investimenti. Investimenti che oggi sono plafonati. Il decreto dignità non mi permette, per esempio, di stabilizzare i contratti a tempo determinato. Sul resto c’è un dialogo aperto, e so che soprattutto la Lega è attenta a certi temi cari alle imprese, e non solo quelle del nord».