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Automotoretrò: arrivano a Torino le giapponesi più desiderate

- Stile e carattere nipponico si raccontano in una collezione di oltre 40 pezzi di Honda, Kawasaki, Suzuki e Yamaha
Automotoretrò: arrivano a Torino le giapponesi più desiderate

Automotoretrò 2019: quest’anno a Torino arriverà una ricca collezione di modelli dei marchi Honda, Kawasaki, Suzuki e Yamaha.

Dal Giappone i quattro marchi che più hanno segnato l’evoluzione delle motociclette - da semplici utilitarie a icone di stile - conquistano la 37ª edizione di Automotoretrò, che, come da tradizione, si terrà al Lingotto Fiere di Torino dal 31 gennaio al 3 febbraio prossimi. L’innovazione, attuale ancora oggi, e il carattere nipponico si raccontano in una collezione di oltre 40 pezzi risalenti agli anni Sessanta e Settanta, che potranno essere ammirati da vicino nell’area tematica a cura di Bartolomeo Maina, nel Padiglione 2. Una mostra tributo alla mitica Golden Age che seguì lo sbarco delle grandi Case motociclistiche nipponiche sul mercato europeo, con mezzi capaci di dettare le nuove linee stilistiche e alzare l’asticella dal punto di vista tecnologico e progettuale.

Protagonista indiscussa è (ovviamente) la Honda CB 750 Four del 1969: un gioiello ingegneristico che stupì letteralmente il mondo con prestazioni e dotazioni di serie mai viste fino ad allora. Prima quattro cilindri ad offrire un freno a disco idraulico all’anteriore e prodotta su grande scala, prometteva oltretutto i fatidici 200 km orari. Facile da condurre, robusta e affidabile, quando la mitica Four arrivò nei concessionari fu subito chiaro che stava iniziando una nuova era. 

Nello stesso anno anche Kawasaki lasciò il segno, sorpassando ogni aspettativa con il lancio della Mach III, una tre cilindri a due tempi estremamente potente, dalla linea svelta ed essenziale, con la tendenza ad impennarsi: una bizzarra richiesta dell’importatore americano che voleva contrastare il dominio delle Honda.  Ritroveremo la Mach III in fiera a fianco di una poderosa Z900 del 1973: in questo caso l’obiettivo era quello di realizzare una superbike quadricilindrica dalle caratteristiche nettamente superiori, prendendo a modello la sofisticata architettura meccanica dei motori italiani da competizione a 4 cilindri  e 4 tempi delle leggendarie Gilera 500 ed MV Agusta 500. Oggi la poderosa Kawa è tra le più ricercate e valutate sul mercato delle moto d'epoca, proprio per la difficoltà di reperire esemplari originali e completi. 

A poche ore dalla conclusione della 41ª Dakar, uno sguardo alla vincitrice della prima edizione africana: la Yamaha XT500, il cui fascino essenziale ancora oggi resta immutato. Dall’aspetto agile e robusto, la snella e carismatica XT è dotata di un motore monocilindrico a 4 tempi che ha certamente rivoluzionato il mondo delle enduro.

Ultima a chiudere la rassegna, ma la prima ad arrivare in Italia nel 1969, è infine la Suzuki T500 Titan, la più grossa bicilindrica che il marchio di Hamamatsu avesse fino ad allora prodotto. La Titan montava un motore a 2 tempi raffreddato ad aria ispirato a quello dell'inglese Scott 500. Nella sua versione d’esordio l’assetto rigido la rendeva poco confortevole, ma la validità del suo telaio a doppia culla chiusa  la rendeva comunque la novità giapponese più stabile e precisa di quegli anni, tanto da servire come base per alcune versioni che preparate ad hoc per i piloti privati che parteciparono al mondiale della 500 degli anni 70 con risultati lusinghieri, concludendo brillantemente al 5° posto assoluto il mondiale del 1971, con in sella il bravo australiano Jack Findlay. 

 

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