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Chitarra in spalla ben allacciata! Giulio Maceroni e il suo Inno di Mameli al GP di Misano

- Abbiamo intervistato il musicista che domenica suonerà, accompagnato da un quartetto d’archi, l’Inno Nazionale davanti alle autorità e ai piloti della MotoGP. Istituzionale, ma rock and roll!
Chitarra in spalla ben allacciata! Giulio Maceroni e il suo Inno di Mameli al GP di Misano

Chitarra elettrica a forma di casco, quartetto d’archi alle spalle e un anno di lavoro ancora più indietro. Giulio Maceroni, chitarrista comasco non nuovo al giro dei biker duri e puri, suonerà l’Inno di Mameli e quello della Repubblica di San Marino domenica a Misano, prima della partenza della MotoGP. “Abbiamo provato giovedì ed è tutto ok, proporremo qualcosa di assolutamente nuovo per questo tipo di eventi - ci ha raccontato - speriamo solo che il meteo sia clemente, sia per noi, sia per i piloti che potranno così dare vita a uno spettacolo ancora più avvincente”.

L’Inno Nazionale è qualcosa che difficilmente si associa al rock, come ti è venuta l’idea?

Non sono il primo a farlo e non sarò neanche l’ultimo, però forse siamo i primi in un Gran Premio e questo mi rende veramente tanto orgoglioso. Con la Quick Starter, che è l’agenzia che mi segue, abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto già un anno fa circa e poi lo abbiamo proposto agli organizzatori del motomondiale. E adesso eccoci qui.

Invece l’idea di mettere insieme chitarre e moto?

Sono le mie due grandi passioni. Chitarre e moto sono ciò che mi emoziona e non sempre la musica e il motorsport, inteso come passione per le due ruote e non solo come corse su pista o in off road, vanno insieme. C’è un po’ il retaggio dell’idea del musicista che non può farsi male alle mani, insomma quelle cose lì. Io invece le mani vorrei usarle per fare solo due cose: suonare e guidare una motocicletta. Così, ormai un bel po’ di anni fa, ho pensato di mettere insieme le due cose e ho iniziato a suonare agli eventi di freestyle, a qualche gara di cross. E lì mi sono reso conto che la formula piaceva, che stavo proponendo qualcosa che appassionava me e a sua volta appassionava chi ascoltava.

Fino a ritrovarsi sulla linea di partenza di Misano…

Esatto. E’ un’emozione pazzesca, ma siamo preparatissimi. Insieme a me ci saranno altri quattro musicisti, un quartetto d’archi, e mescoleremo il suono della mia elettrica con quello più classico dei loro strumenti. Il tutto davanti ai piloti della MotoGP e alle autorità. Gran bella storia.

Lo consideri un traguardo?

Diciamo che a Misano ci sono arrivato e, se mi permetti la battuta, ci sono arrivato pure in moto visto che sono partito da Como in sella a una BMW R18. Poi oggi (venerdì, ndr) ho vissuto una esperienza pazzesca perché per trasferirmi in circuito Ascanio Rodrigo di Vyrus mi ha dato una Alien. La chiave è stata la mia chitarra personalizzata a forma di casco, un pezzo unico, che riprende un po’ l’idea delle loro moto: veri e propri pezzi d’arte, ma con tutte le omologazioni per circolare in strada.

Un chitarrista con il casco in testa ben allacciato come direbbe il nostro Nico…

Sempre! Perché è vero che magari si ha l’idea del musicista mezzo matto, ma la verità è che c’è tanto lavoro dietro, tanto studio e che nessuno passa sotto la bandiera a scacchi che si è prefissato senza sacrifici. E tornando alla domanda di prima, la mia risposta è no, non mi sento arrivato. Sento, invece, che tanto lavoro e tanto studio stanno portando frutti importanti, grandi soddisfazioni e esperienze uniche come quella di suonare l’Inno d’Italia domenica prima del GP di Misano, ma subito dopo ci saranno altri traguardi. Perché è così che deve andare, perché è così che è davvero rock and roll!

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