EICA 2012. Speciale bici elettriche: la grande corsa
Oltre che all’opera sulle strade di tutto il mondo, la bicicletta sta oggi correndo un'altra “gara” ben più particolare. Una sfida che, seppure meno affascinate del Tour de France o del Giro d’Italia, è altrettanto importante: la rivoluzione del trasporto cittadino, che con il mondo delle bici elettriche si prepara all’assalto definitivo alle metropoli di tutto il mondo. Nel segno del rispetto ambientale e sociale.
È un difficile ma fantastico cammino quello che le due ruote a pedalata assistita hanno davanti. Un viaggio iniziato già da qualche tempo, che ha preso coraggio passo dopo passo, trovato nuove certezze, capacità e tecnologia. E oggi pare proprio pronto a dire la sua: la bici elettrica è in formissima. E soprattutto reale. Non più un progetto o un prototipo fatto per stupire e cercare di far vedere al mondo il futuro che sarà. Oggi il futuro è già qui: e sarebbe tutto meraviglioso se non fosse che, dietro quel qui c’è, possiamo trovarci il mondo, una bella fetta di Europa ma molto poco di Italia.
Con qualche speranza però. Come vi abbiamo già raccontato dopo la nostra visita alla prima Veronese di Eica il fermento sta contagiando tutti: le aziende ci sono, l’attenzione è in crescendo, ma da noi i numeri e la mentalità sono ancora ben lontani da quel fenomeno che il resto del mondo sta già vivendo. Specie se davanti ad un inevitabile confronto con quanto si è potuto vedere a Eurobike, la grande fiera di Friedrichshafen di fine Agosto, i cui numeri di questa 21esima edizione già di suo bastano a far capire cosa è la
bicicletta oggi: 1.250 espositori dislocati lungo 14 padiglioni ed un’area esterna, 43.700 visitatori tra specializzati e operatori, 1.900 giornalisti, 20.500 appassionati paganti nella sola giornata di apertura al pubblico. Numeri incredibili, come gli stessi che la bici elettrica si prepara a conquistare: se la Cina ha già fatto sapere di voler raggiungere le 60 milioni di bici a pedalata assistita circolanti entro il 2018, la stessa Germania che ha ospitato la fiera nel 2011 ha venduto 4 milioni di biciclette a fronte di 3,7 milioni di autovetture. E di queste oltre 300.000 erano già elettriche. Che se confrontate con quelle di un Italia che viaggia intorno alle 40.000, su un totale di circa 2 milioni di bici vendute, ci mettono in una posizione di imbarazzo.
Offerta ai massimi livelli
Ma il bicchiere non va visto per forza mezzo vuoto: siamo solo all’inizio, quello delle elettriche è un mercato per noi nuovissimo, che solo qualche anno fa segnava cifre pari a zero o quasi.
E soprattutto le Aziende ci credono, bici e modelli sono sempre più numerosi: se prima c’era una attenzione mirata soprattutto da parte dei marchi classici costruttori di bici da città – che però spesso proponevano versioni senza troppo appeal, o con le batterie ancora in vista e pesanti – per il 2013 il settore ha fatto il salto di qualità. E parliamo di figure top level a livello mondiale: se Smart – da sempre attenta e all’avanguardia in queste cose –ha con la ebike pronto il suo cavallo di battaglia per la nuova mobilità in città, si sono visti in Germania anche tutta una serie di nuovi modelli che si preparano a cambiare il modo di percepire questi mezzi. Basti guardare le proposte di aziende sportive come Specialized – la cui Turbo è prima di tutto una bella bici e poi anche una bici elettrica – o BMC, che con la Stromer ha preso le moderne bici “urban style” e le ha rese assistite. Così anche la bici modaiola si fa pulita, usabile. Utile.
E poi c’è il nuovo filone di chi, nell’elettrico, ha visto la possibilità di aprire un mondo come quello delle escursioni su terra o strada anche a coloro che atleta non sono: e anche qui l’offerta è già consistente, con aziende come Giant, Trek, Focus o la italiana Carrera, che sono tutte pronte con una serie di
biciclette a pedalata assistita che nulla hanno da invidiare alle rispettive versioni racing. Con il plus di aprire questo mondo a tutti, e contribuendo così attivamente a quel processo che trasforma la bicicletta in qualcosa di più completo: l’elettrico su due ruote può essere il miglior futuro possibile per il trasporto urbano. Non siamo certo noi i primi a dirlo: il mezzo di trasporto vincente per il futuro è quello che lo sarà nel segno del risparmio e dell’ecologia, e qui la bicicletta è già vincente di suo rispetto ad auto, moto o scooter.
Qualcosa è cambiato?
I primi risultati di tutto questo si stanno vedendo ora: la gente ha smesso di fare finta di niente davanti al traffico caotico, alla benzina a 2 euro, ai costi di assicurazioni, bollo, tagliandi. Ma se questo nel pubblico è un cambiamento che sta già avvenendo, manca ancora la parte più importante, almeno in Italia: quella che dice che non è più possibile farsi andare bene un approccio sociale che è fuori da ogni logica. Perché se il discorso economico sulle prime può spaventare o essere non capito (il concetto dei “2000 euro per una bicicletta” è educazione civica, capacità di vedere lungo, prima che economia spicciola, perché fatti due conti si realizza invece che il risparmio reale è altissimo), superato questo scoglio arrivano i problemi veri. Le città pericolose e inquinate, il traffico killer, l’assenza di spazi, posteggi e corsie adeguate. Fenomeni che culminano in un malcostume che porta ad usare l’auto anche per andare a prendere il pane. Oltre che figli anche di una questione molto politica (e molto economica) che non premia un trasporto così semplice, perché poco remunerativo per lo Stato che con le bici al posto delle auto perde tasse e accise. Il messaggio sociale voluto da certi poteri forti continua a dirci che se anche le cose vanno male, c’è crisi, fior di tasse, oggetti come l’auto bisogna continuare a usarli e comprarli lo stesso: peccato che così Stato e persone stiano dimostrando di non poter (e saper) più andare avanti con le loro gambe. Non che la bicicletta sia la soluzione di tutti i mali, o che più semplicemente possa prendere il posto di oggetti di piacere come le moto ai quali giustamente non rinunceremmo mai, ma di sicuro nel quotidiano potrà fare la differenza e ristabilire le giuste proporzioni – e qui parliamo di esagerazioni come le odierne 61 auto per ogni 100 abitanti italiani – che sono necessarie al bilanciamento delle società del futuro. Nel mondo lo hanno già capito, in Germania (così come in tanti altri Paesi dell’Unione Europea dove la bici è “legge” da tempo pure) pure, qui in Italia siamo ancora una volta fanalino di coda.
Emanuele Vicinanza
...e dove la posteggio???
Per cui???