ISDE 21 Italia. Finale. Italia leggendaria in 6 giorni
Rivanazzano Terme, Pavia, 4 Settembre. ISDE 2021 Italia. È finita. “Abbiamo” vinto, quasi tutto e comunque le battaglie più importanti. È doppietta Italia, clamore insuperabile che si rinnova dopo tre lustri. Cassano Spinola ospita l’evento conclusivo di una Sei Giorni Internazionale di Enduro già nella leggenda. L’Italia aveva vinto il Trofeo Junior nel 2018 a Vina del Mar, Cile, e dieci anni prima a Serres, Grecia. Nel 2007, a La Serena, Cile, Belometti, Salvini, Botturi, Dini e Belotti avevano vinto il Trofeo Mondiale. Bisogna tuttavia risalire indietro nel tempo fino al 2005 e spostarci a Považská Bystrica, Slovacchia, per ritrovare l’ultima “doppietta” di marca Azzurra. Il Trofeo andò a Botturi, Belometti, Albergoni, Zanni, Paoli e Falgari, e il “Vaso” a Beconi, Micheluz, Bernardi e Pievani. La leggenda da pelle d’oca era nata nel 1981 all’Isola d’Elba, con il primo “cappotto” della storia. Una autentica rivoluzione che ebbe come “ribelle” vincente Daniele Papi, il viareggino che armò una “Banda” invincibile. Gli italiani vinsero tutto, overall nel Trofeo e nel Vaso. I “legionari” in missione all’Isola di Napoleone erano Brissoni, Gritti, Medardo, Croci, Gualdi e Capitano Taiocchi, e gli allora ragazzini Bernardi, Marinoni, Findanno e Signorelli.
Il fenomeno tutto italiano si era, poi, ripetuto a San Pellegrino Terme, Signorelli, Pegurri, Pellegrinelli, Crico Andreini e Orioli per il Trofeo, Fellegara, Passeri, Grasso e Zuffa per il Vaso d’Argento. Poi Lumezzane, in un altro accadimento da pelle d’oca nel 1997, eroi dell’Enduro Mondiale Scovolo, Passeri, Sala, Boano, Rinaldi e Farioli da una parte, Ivan Boano, Peli, Paoli e Genini dall’altra. Poi un buco di 8 anni prima della Slovacchia e la voragine di 15 fino ai giorni nostri. Ecco, l’attesa è finita, l’Italia ha vinto il Trofeo Mondiale e il Trofeo Mondiale Junior, o “Vaso d’Argento” all’antica.
È il 4 Settembre. La missione è iniziata il 30 Agosto su un vasto campo di battaglia tra Lombardia e Piemonte, epicentro del terremoto storico Rivanazzano Terme e paddock da manuale sulla pista dello storico aeroporto Rivanazzano-Voghera. “Curatori” dell’Evento le Federazioni Italiana e Mondiale, i Moto Club Pavia e Alfieri e una pletora di essenziali, fondamentali volontari. L’Enduro è una scuola di vita anche per questo. Ci siamo arrivati dopo una lunga attesa, pausa obbligata nel 2020 per la pandemia compresa, non poche proteste e polemiche, e non pochi bracci di ferro. Come sempre, ma in due anni la tensione era salita fino a livelli preoccupanti. È finita e ora saranno tutti orgogliosi di aver ospitato, accompagnato, sostenuto la doppia strepitosa vittoria italiana. Il solito voltafaccia. Però questo risultato non ci deve far dimenticare il problema.
Il Protagonista assoluto di una Sei Giorni Internazionale di Enduro, ovvero quella che è definita l’”Olimpiade dell’Enduro”, è la moltitudine dei partecipanti. Non sono parole, se togli 500 appassionati, pro o no, l’evento torna ad essere una prova di un calendario di Campionato. Invece la Six Days è unica in tutti i sensi. Unica anche per il fatto di risvegliare quello spirito di patria che non esiste più da nessuna parte, e che invece è uno dei perni di un così vasto, esemplare fenomeno di condivisione. E poi sono sei giorni di patema d’animo, di fatica, di mani spellate e cuore in gola, fino all’ultima prova di Motocross dove scatta il fenomeno di rilascio del potenziale di adrenalina emotiva accumulato in così tanti giorni di fatica fisica e mentale. Forse solo la Dakar assomiglia alla Sei Giorni, ma è una questione individuale.
C’è anche un protagonista “fisico” sopra a tutti, l’Eroe assoluto della Manifestazione, della Gara. Si tratta di Josep Garcia, spagnolo, anzi catalano di Suria. Ultimo Campione del Mondo KTM, nel 2017 Garcia se ne va per tre anni “sabbatici”, due militando nel Mondiale del “dissenso” WESS, World Enduro Super Series. Spento il WESS Josep è tornato ai santi vecchi e, immediatamente, ai vertici della specialità. Prima in Portogallo per il GP del rientro, e poi quest’anno in corsa per il Titolo di Campione del Mondo che era stato suo nel 2017. Prima che il Mondiale 2021 finisca, Garcia è chiamato dalla Spagna e dal suo leader, Ivan Cervantes, a guidare la nazionale alla Sei Giorni. Il resto è una storia affascinante. In costante e tiratissimo duello con il nostro Andrea Verona, Garcia vince la sfida personale diventando il più forte “seigiornista” del Mondo, ma non riesce a portare il suo Paese sul gradino più alto del podio. La Spagna di Garcia, Betriu, Sans e Cristobal Guerrero è “solo” seconda. Rimanendo nel contesto delle individualità, ricorderemo che Andrea Verona ha vinto la E1 battendo Persson e lo Junior italiano Macoritto, e che Garcia ha naturalmente vinto la E2 davanti agli americani Tayor Robert e Dante Oliveria, quest’ultimo un autentico fenomeno fino alla penultima giornata “frenato” dagli interessi del Team USA Junior. Epilogo analogo anche per la E3, un Senior davanti a uno Junior, ma questa volta entrambi sono italiani: Matteo Cavallo e Matteo Pavoni, entrambi in sella ad una TM.
Andrea Verona, 22 anni, vicentino di Thiene, è il Campione del Mondo in carica della E1 e ha già vinto tutto, dall’italiano MiniEnduro ai Mondiali Youth e Junior passando per un Trofeo Mondiale 6 Giorni Junior. Entrato a far parte della Squadra ufficiale GasGas quest’anno, sotto la stessa guida di Garcia, Fabio Farioli, Verona è arrivato alla Sei Giorni lombardo-piemontese in perfetta forma “olimpica” ed è immediatamente emerso come il migliore dei “nostri”. Verona ha vinto una giornata di Gara ed è stato l’unico Pilota in grado di contrastare la comunque irresistibile avanzata di Garcia. A dire il vero il bivio strategico del duello tra lo spagnolo e l’italiano “data” della fine della prima giornata, quando cadendo due volte Verona ha “regalato” un irrecuperabile mezzo minuto all’avversario. Detto questo Verona è e resta il riferimento della vittoria dell’Italia nel Trofeo Mondiale, il riconoscimento più alto della Sei Giorni. La Squadra, selezionata e guidata da Cristian Rossi, è composta, oltre che da Verona, da Matteo Cavallo, TM, Davide Guarneri, Fantic, Thomas Oldrati, Honda.
Il Team Azzurro ha vinto cinque delle sei giornate di gara, di fatto “lasciando” agli spagnoli solo l’atipica, ultima frazione sulla pista di Cross. Il vantaggio degli italiani, già “percettibile” alla fine del primo giorno, è andato aumentando costantemente, fino a diventare una vera e propria barriera, anche psicologica, per le velleità degli spagnoli. Terzi sul podio allestito al Valle Scrivia, gli americani che arrivavano da Campioni in carica e che finiscono a quasi otto minuti dagli italiani. “Orfani” dei “pensionati” Russel e Baylor, gli atleti USA capitanati da Taylor Robert non hanno mai dato l’impressione di poter difendere l’alloro conquistato a Portimao nel 2018 e a Navarra due anni prima. Una menzione speciale va a Mikael Persson, terzo assoluto ma anche in questo caso non in grado di portare la propria nazione, la Svezia, oltre il quarto posto.
Ancor più categorica è la vittoria degli Italiani del Trofeo Mondiale Junior, l’ex, storico “Vaso d’Argento”. In questo caso gli italiani non hanno lasciato agli avversari neanche le briciole, vincendo tutto e in maniera forte e raffinata. Da “adulti”, si direbbe. Lorenzo Macoritto, TM, Manolo Morettini, KTM, e Matteo Pavoni, TM. Se vogliamo la strada del successo nel Trofeo Junior è ancor più difficile e intransigente di quella della classe regina. Impossibilitati a giocarsi un jolly, argomento che è costata la Gara a spagnoli e americani, per esempio, gli Junior devono mandare in scena uno stadio di precoce maturità che consenta loro di gestire una situazione sempre difficilissima. Nessun problema, nel gioco duro e intransigente gli Azzurri hanno messo in mostra una impareggiabile differenza, lasciando inesorabilmente indietro i francesi, otto minuti e mezzo, e gli spagnoli, quasi dieci.
Meno appariscente l’uscita delle italiane impegnate nel Trofeo Mondiale Women, Anna Sappino, Raissa terranova e Elisa Givonetti chiudono la lista degli award in compagnia delle francesi. D’altra parte la Sei giorni al femminile è stata massacrata dalla spietata campagna delle americane Richard, Gutish e Gallegos, un quarto d’ora più forti delle britanniche e delle spagnole.
Ci sarebbe da parlare della Sei Giorni dei Club. Magari ci torneremo, ma intanto è utile ricordare che, andata male ai Team Italia “A” e Italia “B”, ci resta la non trascurabile rilevanza della classifica individuale, che vede Davide Soreca, Enrico Rinaldi, Nicola Rechia e Kevin Cristino ai primi quattro posti.
Una Sei Giorni da ricordare!
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ISDE21 World Trophy Team
1. Italy (Verona, Guarneri, Oldrati, Cavallo)
2. Spain (Garcia, Betriu, Sans, Guerrero)
3. USA (Girroir, Robert, Michael, Sipes)
ISDE21 Junior World Trophy
1. Italy (Macoritto, Morettini, Pavoni)
2. France (Fargier, Le Quere, Criq)
3. Sweden (Ljungstrom, Norrbin, Ahlin)
ISDE21 Women’s World Trophy
1. USA (Richards, Gutish, Gallegos)
2. Great Britain (Holmes, Daniels, Rowett)
3. Spain (Gomez, Calco, Badia)
ISDE21 Overall individual classification
1. Josep Garcia (ESP), KTM, 4:14:16.07
2. Andrea Verona (ITA), GASGAS, 4:16:12.52
3. Mikael Persson (SWE), KTM, 4:17:46.67
4. Matteo Cavallo (ITA), TM, 4:19:10.57
5. Taylor Robert (USA), KTM
ISDE21 Enduro 1
1. Andrea Verona (ITA), GASGAS, 4:16:12.52
2. Mikael Persson (SWE), KTM, 4:17:46.67
3. Lorenzo Macoritto (ITA), TM, 4:20:50.46
ISDE21 Enduro 2
1. Josep Garcia (ESP), KTM, 4:14:16.07
2. Taylor Robert (USA), KTM, 4:19:17.23
3. Dante Oliveira (USA), KTM, 4:21:13.27
ISDE21 Enduro 3
1. Matteo Cavallo (ITA), TM, 4:19:10.57
2. Matteo Pavoni (ITA), TM, 4:20:18.95
3. Jaume Betriu (ESP), KTM, 4:20:45.91
ISDE21 Enduro Women
1. Brandy Richards (USA), KTM, 4:36:27.62
2. Jane Daniels (GBR), Fantic, 4:46:05.94
3. Mireia Badia (ESP), GASGAS, 4:46:24.87
Ai miei tempi la nostra intera compagnia con i propri 50ini si scarrozzava x le colline (Oltrepo) per vedere un campionato Regionale...
Magari anche sotto la pioggia...
E i Fantic di Fasola e Brissoni me li sognavo di notte....