Libri per motociclisti: "I marziani del Sol Levante e le loro astronavi"
Nei cuori, nei sogni e nei garage dei motociclisti di tutto il mondo c'era un'epoca pre-Giappone e c'è un epoca post-Giappone. E' uno spartiacque vero e proprio, che ha infranto regole e ribaltato la forma del desiderabile. Chi l'ha vista per la prima volta sulle pagine di un giornale, chi sotto le fiere terga dell'amico o dietro i vetri di un concessionario, mirabile come un'opera protetta dalla sua teca. Chi è passato da quell'epoca si ricorderà quando e dove ha visto la prima moto giapponese, e in molti casi di come ne è rimasto colpito. Prima degli anni Settanta, infatti, esistevano solo le moto, dopo l'arrivo delle Case nipponiche invece c'erano le maxi-moto. Per il mondo delle "due ruote" fu una rivoluzione.
Nel suo libro "I marziani del Sol Levante e le loro astronavi" (16,90 €), Arturo Rizzoli racconta proprio questo periodo della storia del motociclismo. "Attraverso ricostruzioni storiche di tanti aspetti - spiega l'autore nell'introduzione - mette in connessione fatti e circostanze per fornire le chiavi di lettura stimolanti a chi ha vissuto il periodo dello "sbarco", e ai più giovani che oggi danno per scontato il ruolo dominante delle Case giapponesi".
L'autore ha scelto dieci tra le numerose moto che hanno contribuito all'ascesa dell'impero a due ruote del Sol Levante (Honda 750 Four, Kawasaki 500 H1, Kawasaki Z1 900, Suzuki Titan 500, Suzuki GT 750, Suzuki GT380, Yamaha RD 350, Honda CBX 1000, Honda GL 1000 Gold Wing e Yamaha XT 500). Per ogni modello si legge la storia dalla nascita al successo. Aneddoti e locandine pubblicitarie d'epoca arricchiscono le schede dedicate a queste dieci pietre miliari della storia del motociclismo.
La seconda parte del volume è dedicata a dieci piloti che hanno legato indissolubilmente il loro nome ai marchi giapponesi e alla loro epoca d'oro (Tom Phillis, Mike Hailwood, Giacomo Agostini, Ernst Degner, Jarno Saarinen, Jim Redman, Bill Ivy, Phil Read, Dave Simmonds, Hans Georg Anscheidt e Mario Lega). "In questo volume - spiega l'autore - ci soffermiamo solo su alcuni di quelli che hanno portato le Case giapponesi al vertice quando erano agli albori della loro epopea nelle competizioni".
Per ogni pilota tante foto d'epoca, a corredo di una narrazione piena di fatti e con pochi fronzoli dove la vita personale dei protagonisti si intreccia con i successi e le sconfitte in pista.
La terza parte del libro è dedicata alla storia dei quattro marchi nipponici più conosciuti (Honda,Yamaha, Kawasaki e Suzuki), dalle origini spesso rocambolesche e fortunose, dove la protagonista assoluta è stata la passione dei fondatori, al successo commerciale planetario.
In conclusione, questo è un libro assolutamente indispensabile per chi ama le moto degli anni Settanta, e una lettura molto interessante per tutti gli appassionati di "due ruote". La quantità di informazioni racchiuse - senza troppi fronzoli - in questo volume è impressionante, e rende trascurabile la poca cura editoriale e grafica. A ben guardare, infatti, l'impaginazione non è impeccabile e le foto su carta ruvida perdono parte del loro splendore originale. Il risultato è un prodotto dai contenuti molto interessanti in una veste che meriterebbe maggior nobiltà.
L'AUTORE
Arturo Rizzoli (Bologna, 1957) ha iniziato a scrivere di motociclismo e automobilismo nel 1976 per il giornale “Stadio”. È stato, dopo la laurea, addetto stampa dell’autodromo di Imola. Entrato a far parte della redazione del settimanale “Autosprint” nel 1990, dalla fine del 2005 si occupa del coordinamento redazionale del mensile “Super Car”, conservando incarichi ad “Autosprint”; collabora inoltre con il mensile “Auto”. Pur svolgendo l’attività giornalistica nell’ambito delle quattro ruote, ha continuato ad occuparsi di motociclismo con varie ricerche storiche. Con l'editrice Minerva ha pubblicato "Il Motogiro: la sfida temeraria" (2007).
Riguardo ai modelli scelti, al posto della Suzuki Titan 500 avrei inserito la Kawasaki 750 H2 Mach IV, sogno degli anni 70 che ho avuto la fortuna di provare (credo nel 72-73) per qualche centinaio di metri a circa 17 anni, grazie all'amicizia con il proprietario, il quale fra l'altro si lamentava di rimanere spesso in riserva di carburante...
Mai provato un tale livello di invidia nei confronti di chiunque altro...
Una spettacolo di accellerazione, me ne sono innamorato.
Mi è rimasta nel cuore: se la trovo a un prezzo accettabile la compro.
Ho delle foto a casa dell'evento e recentemete guardandole meglio mi sono accorto che avevamo usato un casco Jet (nella foto si vede appoggiato a un muretto), cosa molto rara all'epoca.