MV Agusta: 7 milioni di contributi non versati
MV Agusta di nuovo al centro della tempesta. Si era appena calmata la bufera della scorsa estate, con la presentazione del piano di rientro dei debiti per la procedura del concordato e la ripartenza della produzione – nonché la presentazione al Salone di Milano della nuova Brutale 800RR – che arriva un altro fulmine a ciel sereno, con la comunicazione ANSA dell’inchiesta della Procura di Varese, condotta dalla Guardia di Finanza, in merito a presunte irregolarità nei versamenti dei contributi per cento dipendenti nel periodo 2013-2015 e un totale di oltre sette milioni di euro per MV Agusta, nella persona del suo legale rappresentante, G. C.
L’Azienza avrebbe trattenuto queste somme – contributi pensionistici e ritenute fiscali – senza versarle all’erario, per ottenere i liquidi necessari all’autofinanziamento a seguito della chiusura delle linee di credito da parte delle banche.
Diversa la posizione della Casa, che ha emesso un comunicato di smentita in merito all’irregolarità della sua posizione firmato dal presidente. Pubblichiamo integralmente la risposta.
Il comunicato di MV Agusta
Facendo seguito agli articoli di stampa apparsi su alcune testate online, la società MV Agusta Motor SpA, in relazione a presunte violazioni di natura tributaria e previdenziale, sottolinea:
- che ha sempre presentato regolarmente e nei termini di legge le dichiarazioni fiscali e previdenziali, riportanti l’ammontare del debito, anche regolarmente esposto nei bilanci della società;
- che sta versando le ritenute fiscali e previdenziali nei termini previsti dalla legge ancorché tramite regolare rateazione concordata con gli enti preposti;
- che a fronte della ristrutturazione debitoria in corso, le obbligazioni di natura fiscale e previdenziale, sono oggetto di rinegoziazione e riscadenziamento, nei termini consentiti dalla legge.
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sionoono, Milano (MI)la mia voleva essere un'analisi puramente tecnica, non entro nel merito della storia di questo marchio perché mi rattristo e mi incaxxo allo stesso tempo; ma alla fine é la storia di noi italiani bravi bravissimi ma tanto ci passano tutti! Un motivo ci sarà anzi più di uno ma questo non é la sede....buona serata a tutti
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miko05, lissone (MB)Sinceramente questa visione romantica e romanzata dell'attività imprenditoriale mi sembra più una forma di apologia della cattiva gestione piuttosto che una visione reale del caso specifico. Un incrocio tra l'encomio della mancanza di etica commerciale ("tanto poi si concilia col 30% in più..") e l'esaltazione di doti imprenditoriali e commerciali che ripeto, nel caso specifico, ci saranno anche state, ma hanno sempre generato un insuccesso sia sul piano finanziario che sul piano commerciale. A parte il fatto che eventualmente versare i contributi con un ritardo di 3 mesi è una cosa e non farlo per tre anni è un’altra cosa. Ma molto più genericamente mi domando: a cosa valgono i proclami di dati di vendita interplanetari (tutti da verificare, almeno quelli internazionali) se puntualmente alla fine di ogni anno salta fuori un problema di cassa, di generazione di perdite, di precarietà occupazionale, di qualità del prodotto, di acquirenti/soci/finanziatori/investitori che negli anni arrivano e poi improvvisamente si dileguano alla velocità della luce (tutti, come se prendessero la corrente a 380 volt), di amministrazione controllata e di concordati preventivi? Non ho il minimo dubbio (mi creda..) che l’imprenditore non dorma di notte per trovare la soluzione che possa generare il miglior compromesso possibile nel far raddrizzare tutti gli aspetti della gestione ma ne ho ancora di meno nel dichiarare che per qualche motivo (inarrivabile ai più) quello che è sempre mancato a questo marchio (che trasuda valore solo a nominarlo) da circa tre lustri a questa parte sia stata una strategia di crescita valida, di lunga durata, concreta e soprattutto coerente con i valori impliciti sia della gloriosa storia del brand che con l’altrettanto virtuosa storia della migliore imprenditoria italiana. E tutto questo non credo che abbia a che fare esclusivamente con le banche fallite, col credit crunch alle imprese e con fornitori incapaci e sprovveduti (o al contrario, super informati). Quella a cui fa riferimento lei è una storia recente, quella a cui faccio riferimento io è una storia di una quindicina d’anni, durante i quali il mondo è cambiato una decina di volte e il mercato parecchio di più. In certi posti la musica invece è sempre uguale.