Nico Cereghini: “Dopo gli Anni Settanta, parte la nuova serie”
Ciao a tutti! Tra qualche giorno partirà sul sito la mia nuova serie. Dopo gli Anni Settanta raccontati in sette puntate, ci è arrivata qualche richiesta di passare agli Anni Ottanta, ma non sono così sicuro che valga la pena di lavorarci subito sopra. Un po’ perché per me gli Ottanta sono meno significativi dei mitici Settanta, e un po’ perché mi piace cambiare. Cambiare genere, cambiare prospettiva sulle cose. E allora, ragionando in redazione sulle varie opportunità, si è fatto strada il nuovo progetto: gli Anni Ottanta possono aspettare, questa volta partiremo dall’attualità sportiva per scavare intorno ai fenomeni più clamorosi. Nel mondiale MotoGp, Casey Stoner annuncia a sorpresa il suo ritiro dalle corse proprio quando è al vertice della categoria. Come nasce questa scelta che ci priva del maggior talento vivente? Come ha ragionato Stoner? E’ vero, come si dice, che gli australiani sono dei tipi molto particolari?
Ecco, da qui nasce lo stimolo ad approfondire la storia del mondiale piloti in un’ottica inedita: piloti e Paesi, campioni e nazionalità, per tentare di individuare il DNA comune ai protagonisti di ogni Paese. Perché un DNA comune sembra esserci davvero: un pilota come Stoner è anche il frutto della storia motociclistica australiana, come Valentino Rossi è il risultato dei cromosomi tipici del motociclismo italiano.
La tesi, per capirci, è che Rossi e Biaggi e Capirossi e tutti gli altri italiani si sono cibati delle storie e delle esperienze di Cadalora, Agostini, Masetti, Nello Pagani e anche più indietro. E se non conoscono direttamente queste storie, sono stati comunque contaminati dagli uomini che li hanno conosciuti, oppure dai tecnici che hanno lavorato con qualcuno di quelli o dentro il reparto corse delle maggiori case motociclistiche italiane o di fianco ai figli di quelli di una volta. Valentino non è nemmeno mai entrato nella fabbrica della Benelli di Pesaro, ne sono sicuro, ma il motociclismo della sua città proprio dal mondo che gravitava intorno alla Benelli è stato forgiato.
Il tema ci è piaciuto e comincio trapochi giorni proprio dagli australiani. Carattere e storia del motociclismo che ha fatto da culla a Casey Stoner, per cercare di capire un po’ meglio la sua scelta particolare. Poi gli spagnoli, che dominano la scena di questi ultimi anni e non si capisce bene perché. E poi avanti: gli americani, i giapponesi, gli italiani… Piloti, Paesi e buon divertimento.
Gli spagnoli dominano perché Carmelo è spagnolo
Carmelo ha fatto investire una barca di soldi da due decenni e alla fine i campioni sono arrivati...
La cultura, la geografia e la topografia.
Per me i piloti dal primo all'ultimo sono una categoria di sportivi a sè, da valutare e ammirare nei gesti tecnici, lo stile, la competitività; questa secondo me è la strada che la critica sportiva (in questo caso nella sua accezione esclusivamente positiva) dovrebbe seguire e non certo perdersi nelle triviali paludi del tifo partigiano, come purtroppo sempre più spesso accade.
Scrivendo e leggendo dei piloti seguendo questa strada ci si imbatte in aspetti sorprendenti legati inevitabilmente all'ambiente culturale nel quale sono nati e cresciuti come sportivi, ma si viene portati a pensare anche ad aspetti legati a doppio filo all'ambiente geografico, fisico in cui hanno imparato a pilotare; pensiamo ai finlandesi e alle corse su ghiaccio, ma anche a tutti quei campioni italiani nati nelle gare in salita degli anni '70.
Non vedo l'ora di leggere.