Ride in the USA: chiude Motorcycle-USA
Dopo la notizia della fusione tra Revzilla e Cycle Gear arrivano altre notizie clamorose dagli USA, ma questa volta non sono buone. Il settore moto americano è in fermento, e a questo punto non credo sia una cosa positiva. Media ed operatori del settore non si erano ancora “ripresi” dalla bomba Revzilla/Cycle Gear che un’altra esplosione ha scosso l’ambiente nel profondo: Motorcycle-USA.com chiude i battenti.
L’annuncio, senza troppo clamore, è stato dato dalla stessa redazione attraverso un asciutto messaggio su Twitter: ”Che viaggio lungo e strano che è stato… Notizia dell’ultimo minuto. LDI ha staccato la spina e Motorcycle USA si spegnerà venerdì. Cari lettori, grazie per il vostro supporto negli ultimi 20 anni”.
Immagino che molti di voi nemmeno sappiano cosa sia Motorcycle-USA.com. Beh, è, o meglio era, la pietra su cui si è fondato il mercato online americano (e di conseguenza mondiale). Era il Big Bang, oppure, se preferite, il primo “homo erectus” nella giungla del web per quanto riguardava le moto, prima di lui solo una landa selvaggia.
Fondato 20 anni fa (1996) dal geniale Don Beckling, Motorcycle-USA in America fu il primo sito strutturato come un portale online dedicato alle moto, il primo a sfidare in modo professionale e ben pianificato l’allora strapotere della carta stampata.
All’inizio, Motorcycle-USA era formato poche pagine e la grafica non era proprio eccezionale, ma anche il web stava muovendo i primi passi. Si stava uscendo dalle BBS chatroom e iniziavano a vedersi le prime pagine in HTML, con qualche foto a corredo che ci metteva un’eternità a caricare, anche in formato VGA. Preistoria.
Ma, come ho detto, quella fu la prima pietra, il progetto originale a cui poi si ispirarono più o meno tutti gli altri.
Negli anni, Motorcycle-USA.com, basato a Medford in Oregon, divenne una redazione con più di 40 persone, che lavoravano non solo al sito ma anche al loro eMagazine e ad un vero giornale in carta stampata, molto bello e pubblicato mantenendo altissimi standard: l’allievo non solo aveva superato il maestro, ma ora gli scippava anche l’unica cosa che l’editoria a metà Anni Duemila riteneva di stringere ancora saldamente in pugno. Si chiudeva il cerchio.
Ma a mio parere il vero colpo di genio di Beckling fu intuire l’infinita potenzialità che un sito giornalistico vero e proprio aveva nel generare interesse verso i prodotti presentati in prove e test. Da li il passo fu breve, e in men che non si dica nacque MotorcycleSuperstore.com, che è rimasto il numero uno incontrastato delle vendite online al mondo fino alla recente (due o tre anni) ascesa inarrestabile di Revzilla.
Il concetto era perfetto. “Ecco, guarda, i nostri tester usano i prodotti Pinco Pallino, che non solo vedi nei banner delle pubblicità, ma che puoi comprare immediatamente (e direttamente) cliccando questo link”. In un solo boccone Beckling si stava divorando tutta la concorrenza: fare pubblicità e fornire prodotti a Motorcycle-USA.com per le prove non solo permetteva di “sperare” di catturare l’attenzione dei motociclisti, ma ora voleva dire generare direttamente le vendite su Motorcycle Superstore, in modo tangibile e quantificabile. Era il modo perfetto di risolvere il grosso dilemma del web, ovvero trasformare milioni di “visite uniche” in dollari. I lettori non erano più “click”, ma diventavano clienti.
Ma allora? Cos’è successo? Perché una simile macchina perfetta si è inceppata? È sempre il solito meccanismo, che in America, come molte altre cose, si innesca prima e in modo più drastico. In due parole: cash out. Si crea un brand o un’azienda, la si fa crescere e si vende al picco del valore stimato. Don Beckling ha ricevuto un’offerta irresistibile e ha venduto l’intero pacchetto a LDI nel 2013.
LDI (menzionata nel Tweet di cui sopra) è il gruppo di investimento proprietario di MAG, ovvero Motorsport Aftermarket Group, che è a sua volta proprietario del secondo più grosso distributore americano nel settore moto, Tucker Rocky. Assicurandosi Motorcycle Superstore, LDI/MAG ha finalmente acquisito l’arma che gli mancava per imporre la propria presenza online.
Sebbene non ci siano dichiarazioni ufficiali (almeno non che mi risulti) è facile supporre che MAG abbia dovuto “sorbirsi” Motorcycle-USA al momento di acquisire l’intero pacchetto da Beckling, ma abbia poi staccato la spina, per usare le stesse parole, appena ne ha avuto l’opportunità. 40 giornalisti sono un costo notevole da sostenere se la produzione di contenuti non è il tuo core business… e da queste parti ho imparato in fretta che nessuno guarda in faccia a nessuno.
mi dispiace tantissimo:è 1 vero peccato !!