Ride in USA. Quando in moto si "passa" il rosso
Molte le cose da segnalare questa settimana, a partire dalla vittoria del secondo titolo consecutivo per Ryan Dungey nel Supercross USA. Il pilota KTM ha sigillato la sua terza affermazione (2010 e 2015 le altre due) al termine della penultima prova di New York, corsa al Metlife Stadium in New Jersey sabato scorso. Troppo tardi per Roczen, che quest’anno è stato l’unico vero avversario di Dungey: la sua quinta vittoria di gara stagionale non è bastata a rinviare lo scontro finale a Las Vegas sabato prossimo.
Faremo un bilancio finale della stagione settimana prossima, ma vi voglio lasciare con due dati in particolare. Il primo è che Dungey ha vinto quest’anno 8 gare (e ne manca ancora una da disputare), il secondo è l’impressionante regolarità di risultati che per l’ennesima volta hanno caratterizzato la marcia trionfale del pilota del Minnesota. Con il quarto posto di sabato sera Dungey ha visto interrotta la sua serie di 31 podi consecutivi, che era iniziata a Phoenix l’anno scorso (seconda gara del campionato 2015) proprio dopo aver fatto segnare un quarto posto ad Anaheim 1. Si avete letto bene, l’ufficiale KTM ha corso quasi interamente due campionati Supercross senza mai finire peggio di terzo. E gli altri due risultati sono stati due quarti!
Altra notizia riguarda invece il mercato USA e in particolare la Yamaha. Dopo anni il colosso giapponese ha infatti deciso di staccare la spina al marchio Star, bandiera sotto la quale venivano commercializzate tutte le custom e cruiser della Casa di Iwata. Probabilmente gli alti costi legati al marketing ed alla promozione di due diversi marchi hanno spinto i vertici giapponesi a consolidare gli sforzi e dal 2017 tutte le loro moto in vendita saranno a marchio Yamaha.
Per finire una curiosità: moltissimi automatismi stradali in USA funzionano con sensori a pressione, credo che anche il tutor per la velocità in Italia funzioni allo stesso modo (ma non ci giurerei). Qui, ad esempio, arrivi con la tua auto vicino ad un cancello e una volta rilevata la tua presenza il cancello viene attivato. Lo stesso vale per i semafori nelle aree meno trafficate, dove il verde che regola la stradina minore scatta solo quando effettivamente c’è un auto ad aspettare.
Il tutto diventa però un problema quando si è in sella ad una moto. I suddetti sensori sono infatti tarati per reagire al peso di un’automobile, non a quello di una moto. È capitato anche a me diverse volte di aspettare in eterno prima che una freccia a sinistra diventasse verde, e solo dopo aver fatto spazio ad un’auto dietro di me affinché piazzasse le ruote sulla piattaforma a pressione. E non sapete quante volte chi mi seguiva non ha capito la situazione ed ha iniziato a strombazzare, come se il semaforo potesse sentirlo e diventasse quindi verde.
Ci sono in commercio alcuni dispositivi perfettamente legali per far scattare il verde in questi casi: il più famoso si chiama, guarda caso, “Green Light Trigger” ma ne esistono di altre marche. le istruzioni però parlano chiaro: “chi utilizza questo dispositivo è dimostrato che passa generalmente meno tempo ad aspettare il verde al semaforo”, che io leggo come “okkio, non illuderti che funzioni sempre”.
Altri espedienti che sembra funzionino in diversi Stati (dove i sensori lavorano in modo diverso) sono l’abbassare il cavalletto laterale o montare un grosso magnete sulla parte inferiore del telaio.
Fatto sta che il problema è serio e una serie di Stati americani (ad oggi 16 dopo che l’Indiana ha recentemente aderito) hanno adottato leggi che permettono alle moto e non solo, di passare col rosso in simili casi. Si chiama in modo confidenziale “Dead Red” Law e prevede che i veicoli bloccati all’infinito dietro ad un rosso che non diventa mai verde possano attraversare l’incrocio con la massima cautela dopo due cicli completi in cui il verde non sia scattato.
Fatto sta che spesso questi sensori sono posti sotto l'asfalto prima di uno stop o di un semaforo regolato da esso. Con la moto e' necessario posizionarsi sul triangolo rovesciato dipinto sull'asfalto prima di ogni incrocio. E' quella l'unica area sensibile al peso di una moto.
All'inizio pensavo fosse una stupidata,invece una volta imparata la regolina, tutto filava liscio e veloce. Perche funziona un po come la richiesta dei pedoni,solo quando necessaria. Ma e' anche pur vero che occupando la prima fila, un motociclista,se non sta sul triangolo,e' capace di creare una fila di auto incredibile dietro,non facendo scattare il semaforo.
Spero vi possa esser utile per i vostri viaggi Europei!!(penso che anche in Austria sia cosi..)