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Vendite USA. Incremento del 3,6%

- Continua la crescita delle "due ruote" negli USA. Positivi tutti i settori, ma scooter in calo
Vendite USA. Incremento del 3,6%
Questa settimana ho ricevuto il resoconto MIC per il mese di settembre, che illustra l’andamento delle vendite di motocicli e scooter sul mercato americano. Il rapporto del Motorcycle Industry Council riguarda solo le moto vendute e non l’effettivo parco circolante, ma ovviamente è un buon indicatore per “tastare il polso” a questo 2015, che sembra avviarsi verso un risultato globale molto positivo.
 
L’unica nota dolente - e qui non c’è niente di nuovo - sono gli scooter, le cui vendite continuano a diminuire. Rispetto ai primi mesi del 2014 sono state movimentate oltre tremila unità in meno, con un totale provvisorio che passa da 28.483 agli attuali 25.367. Ci hanno provato un po’ tutti a spingere gli scooter da queste parti ma, esclusa la parentesi del 2008 quando la benzina era arrivata alle stelle (almeno per gli standard americani), questo tipo di mezzo non riesce a mettere radici negli USA. Il pendolare medio continua a non essere incentivato a lasciare l’auto per un veicolo più pratico e conveniente, dunque non prevedo cambiamenti per il futuro.
 
Tutte le altre categorie, invece, hanno fatto registrare incrementi positivi: benissimo le Dual Sport (+6,9%), leggera crescita per le Off-Highway (cross ed enduro competizione, +2,7%) e bene anche le On-Highway (tutte le moto targate, scooter esclusi) che hanno fatto registrare fino alla fine di settembre un aumento di vendite di 18.488 veicoli, pari ad un incremento del +6,4% rispetto allo stesso periodo del 2014. Secondo i dati MIC aggiornati a fine settembre, il numero di veicoli totali venduti negli USA (inclusi ATV e Scooter) è stato di 577.619 unità, con un incremento del 3,6% rispetto ai primi 9 mesi del 2014. E la percentuale migliora ancora se dal quadro si eliminano gli scooter e gli ATV: 413.128 moto vendute rispetto alle 394.640 del 2015, con un aumento percentuale del 4,7%. Nulla di che strapparsi i capelli, soprattutto considerando che stiamo parlando di una nazione con 320 milioni di abitanti, ma un bel segno positivo fa sempre piacere. Per vedere come avrà chiuso questo 2015 dovremo però aspettare febbraio…

Fai-da-te al micoscopio

La notizia del giorno riguarda invece la solita assurdità all’americana, che di fatto riguarda un problema globale.

Negli USA, da questa settimana, si può continuare legalmente a lavorare sulla propria moto. Avete letto bene, una delle parti più divertenti del possedere una moto (senza contare il risparmio di soldi!) per un attimo sembrava in pericolo.

La cosa aveva preso piede dal settore auto, dove il problema del “fai da te” ogni anno succhia milioni di dollari dalle casse delle Case automobilistiche. Gli avvocati ingaggiati dai giganti dell’automotive avevano trovato un cavillo nella aggiornata legge sul copyright denominata DMCA (Digital Millennium Copyright Act) che a sua volta aveva messo un po’ d’ordine nelle normative della legge Copyright Act del 1976.


In pratica il DMCA aveva incluso una serie di specifiche atte a tutelare i diritti del mondo digitale, specificatamente per quanto riguarda software, musica e video. Ma le Case hanno cercato di usare le normative a proprio vantaggio: visto che ormai ogni veicolo vede un massiccio uso dell’elettronica e le informazioni digitali sono gestite da software proprietari all’interno delle centraline, si è cercato di assimilare auto, moto e quant’altro a dei veri e propri network digitali. Secondo questa interpretazione, che iniziava a prendere piede, ogni tentativo di accedere o modificare i dati custoditi dalle centraline veniva equiparato ad un atto di pirateria.


Per fortuna la Libreria del Congresso, che non solo custodisce tutti i dati relativi al copyright ma può emettere pareri vincolanti a riguardo, ha recentemente stabilito alcune eccezioni, come quella appunto di permettere al proprietario del veicolo in questione di accedere a tali dati ed usufruirne in qualsiasi modo ritenga opportuno (a patto che sia legittimo).
 

Il problema rimane aperto, però, per tutte le piccole officine non autorizzate, che già da anni hanno visto il loro business calare dopo il drammatico aumento dell’elettronica nei veicoli. Per loro adesso non solo c’è l’ostacolo dell’acquisto di macchinari di diagnosi sempre più costosi e difficili da usare, ma il loro impiego potrebbe risultare in una denuncia per violazione del copyright.


È vero, il meccanico sotto casa che lavorava con chiavi, cacciaviti e martello sull’Harley o sulla Chevy del nonno qui è scomparso da tempo, ma adesso persino le piccole e medie officine indipendenti potrebbero essere in pericolo, riducendosi a dei semplici stop&go per il cambio olio. Solo un’altra eccezione approvata dal Congresso potrà salvarle.

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