Moto Guzzi V7 III
La presentazione della gamma V7 III coincide con il cinquantesimo anniversario della sua presentazione, un modello che è stato molto importante per il glorioso marchio di Mandello, e che tutt’ora è saldamente in cima alle vendite tra i modelli attuali, o meglio dal 2009. La gamma è composta dalla versione Stone, la entry level disponibile a 7.990 euro in quattro diversi colori (Giallo - Azzurro - Nero - Verde), poi si sale di prezzo, 8.490 euro per la Special che si può acquistare in due tinte differenti, azzurro metallizzato o in nero, per arrivare ai 10.990 euro della versione Racer.
A queste tre si aggiunge una serie speciale, con tiratura limitata a mille pezzi, denominata Anniversario, riconoscibile per il serbatoio cromato, tappo del serbatoio e piastra di sterzo ricavati dal pieno (su quest’ultima viene inciso al laser il numero di serie), prezzo di 11.090 euro.
Lo stile
Con questa terza serie vengono introdotte numerose novità, sia dal punto di vista stilistico, ma soprattutto dal punto di vista tecnico. Iniziamo per gradi e cominciamo quindi dal design di questa V7 III, che partendo dal serbatoio condiviso con il modello precedente, prevede un nuovo tappo del serbatoio a vite e nuove fiancatine più slanciate, una sella inedita, così come nuovi sono gli indicatori di direzione e gli specchi retrovisori. A metà strada tra l’estetica e la tecnica, mettiamo il nuovo telaio a doppia culla in acciaio, essendo parte integrante del look della bicilindrica di Mandello. Deriva da quello che equipaggia la sorella V9 e guadagna nuove geometrie e una maggiore cura nelle saldature e nelle verniciature, con un differente posizionamento delle pedane sia per il guidatore sia per il passeggero.
Inediti gli ammortizzatori Kayaba, uno dei pochi elementi che compongono la V7 III che non viene prodotto direttamente in Italia. Vanto delle moto di Mandello infatti, è l’italianità del prodotto, Made in Italy, sia per quanto riguarda l’assemblaggio, ma soprattutto la produzione dei singoli componenti. Questo naturalmente ha un risvolto negativo nei costi di produzione che poi si ripercuotono su quelli di vendita, che in ogni caso sono più che positivi. L’analisi della ciclistica si chiude con la forcella telescopica da 40 mm priva di regolazioni e 130 mm di corsa utile (sono 93 per gli ammortizzatori posteriori), e con la coppia di dischi freno, 320 mm davanti e 260 mm dietro, sui quali sono montate due pinze Brembo a 4 e 2 pistoncini, e non manca l’antibloccaggio ABS, in questo caso Continental, a due canali.
I cerchi, a razze sulla “Stone”, a raggi sulle altre versioni, calzano pneumatici da 130/80 -17 e 100/90-18 (in alternativa 110/80).
Il motore
Anche il motore della V7 III è inedito, e deriva strettamente da quello della V9 pur mantenendo la stessa cilindrata del precedente: 744 cc, con alesaggio e corsa invariati. Sfrutta il nuovo basamento in alluminio così come inediti sono i cilindri, i pistoni e le teste. Cresce la potenza, che sale a 52 cv (38 kW) a 6.200 giri, e la coppia tocca i 60 Nm a 4.900 giri, mentre il cambio, dotato di frizione a secco, prevede una diversa rapportata del primo e del sesto rapporto per adeguare l’erogazione ai differenti valori coppia e potenza massima.
La Moto Guzzi V7 III è inoltre dotata di MTC, il controllo di trazione, che su questo modello è possibile regolare su due differenti livelli, più o meno conservativi, e disinseribile all’occorrenza. Da sottolineare che è possibile “calibrare” il sistema, nel caso in cui si voglia optare per un pneumatico posteriore dal profilo differente, o semplicemente adeguare il funzionamento del controllo di trazione al pneumatico consumato e quindi dal diametro minore.
Tutte queste operazioni si possono tenere sotto controllo dalla strumentazione, che nel caso della versione “Stone” è composta da un solo strumento, che diventano due sulle altre versioni. Anche se dotate di un solo display di piccole dimensioni, le informazioni che si possono visualizzare sono numerose e molto utili, si va dal conta chilometri totale/parziale, al consumo istantaneo/medio, temperatura, velocità media, rapporto inserito e indicatore di cambiata, il tutto selezionatile attraverso un comodo switch posizionato sul blocchetto destro.
Come va
La caratteristica che abbiamo sempre apprezzato della V7, sin dalla prima serie, è la confidenza che trasmette e la facilità di guida che la contraddistingue, oltre ad un look antirughe e che ispira simpatia. Con il passare degli anni i contenuti sono decisamente migliorati, in termini di finiture e allestimento, con una dotazione di tutto rispetto, che può essere ampliata con accessori tradizionali dedicati, vedi parabrezza e borse semi rigide varie, e con uno in particolare, inedito per la categoria come la piattaforma multimediale MG-MP, che permette di interfacciare lo smartphone con la strumentazione di bordo e quindi con la moto stessa, e di registrarne le informazioni di viaggio e caratteristiche dinamiche.
Quasi esagerato per una moto che fa della facilità e della semplicità di utilizzo uno dei suoi pregi maggiori. Ed è proprio questo che emerge dopo pochi chilometri che siamo montati in sella alla bicilindrica di Mandello, che si dimostra agile e bilanciata nel traffico che incontriamo attraversando Lecco, con i comandi del cambio e della frizione poco affaticanti, e una sella bassa (700 mm) e abbastanza stretta, da permettere a tutti di poggiare tranquillamente i piedi a terra. Il peso in ordine di marcia (che varia dai 209kg della Stone fino ai 213 kg della Special, record della categoria soprattutto considerando i ben 21 litri di capacità del serbatoio) è poco impegnativo grazie ad un baricentro basso e ad una disposizione dei pesi ottimale (44/56), caratteristica che rende la V7 III piacevole anche guidando in maniera brillante.
Naturalmente l’andatura preferita dalla settemmezzo di Mandello è quella turistica, guida rotonda e senza forzare troppo sul gas e sui freni, che poco si prestano ad essere strapazzati, non tanto per la resistenza alla fatica, quanto allo scarso mordente dimostrato, soprattutto dal posteriore. Questo è l’unica manchevolezza della V7 III; certo, un maggior confort delle sospensioni sarebbe auspicabile, ma quando si ha a che fare con coppie di ammortizzatori laterali tradizionali non si possono pretendere miracoli, e meno male che la sella e la posizione di guida sono riuscite e poco stancanti. Quando si viaggia in autostrada si apprezza la scarsa propensione a vibrare del bicilindrico a velocità costante.
La modesta propensione a copiare le asperità dell’asfalto sono mitigate dal punto di vista della sicurezza con un ABS di qualità e anche con un controllo di trazione che su asfalti bagnati o semplicemente sporchi e in inverno, con le basse temperature, può essere un apprezzato angelo custode. Consumi contenuti e 21 litri di serbatoio permettono di stare in sella e godersi i panorami offerti dal lago senza problemi, o più comunemente, di limitare al minimo le soste dal benzinaio quando si utilizza la moto nel tragitto casa lavoro, che con quest’ultima “pratica” il cui disbrigo può essere più piacevole e rilassante in sella a una moto come la V7 III.
Maggiori informazioni:
Foto di Cristina Pertile
Luogo - Lago di Como/ Val Trebbia
Meteo - sole 25
Abbiamo utilizzato:
Giacca Ixon Copper
Guanti OJ Fighter
Casco Suomy City Tour
Scarpe Stylmartin Seattle
Pantaloni Dainese Bonneville
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massimo.conti, Fiorenzuola d'Arda (PC)finalmente hanno alzato un poco l'asticella sul discorso finiture (almeno sulla special), le versioni precedenti erano davvero dei "ferracci", bastava guardare i comandi a pedale o il serbatoio in plastica finto-cromato della racer che era raccapricciante, per colmare il gap con la Bonneville che a mio parere è la sua diretta concorrente ci vorrebbero 10/15 cavalli in più perchè in effetti la moto lo merita, Triumph frà le curve ha un motore che pur non volendo essere sportivo sà entusiasmare chi ha esperienza e permette di tenere un passo decoroso, Guzzi è un pò sottotono, più custom che naked...e non tutti i motociclisti che acquistano una moto dallo stile "vintage" sono dei principianti...
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caos8879, Vicenza (VI)Ma perché ha mollato Griso e Stelvio per fare queste psedomoto belle solo da vedere?