Enduro Mondiale. La prima gara senza Juha Salminen
L’ho conosciuto un giorno a metà degli anni novanta. Un giorno come tanti, che non ricordo come dei più eccitanti. Avevo in visita uno degli dei della storia dell’Enduro, Kari Tiainen. Una questione di sponsorizzazione, un grandissimo dell’industria italiana che purtroppo adesso non c’è più, e il finlandese era bravissimo in tutto, anche a pretendere la luna dai fornitori ufficiali. Quando scendeva dal suo Paese era un Unno, bisognava preparare accuratamente lo sbarramento difensivo altrimenti, a dargli spago, Tiainen se ne tornava a casa in TIR e con materiale sufficiente per l’intera nazione (famiglia e amici erano già a posto da tempo). Ma che volete, Kari era così, un campione e un fenomeno, anche quando sembrava così schiettamente bisognoso di tutto e di più. Anche quella volta era riuscito a far man bassa. Quel giorno, però, sembrava che non gli bastasse ancora, e alla fine se ne uscì con la richiesta di una fornitura di supporto per un ragazzo della sua terra che seguiva da tempo e che, giurava senza timore di sacrilegio, sarebbe diventato Campione del Mondo. Anche quella tecnica era ed è conosciuta. Chi non ha mai subìto l’invito a “dare una mano” a un campione sicuro? Di solito sono le mamme dei piloti, ma anche gli amici, i manager, faccendieri dalle più disomogenee estrazioni, persino gente che non c’entra nulla e che si scopre e propone talent scout. Bisogna aver pazienza, rintuzzare l’attacco o defilarsi. Ma quella volta, dicevamo, mi sembrò diverso, o così volli considerarla. Un po’ Tiainen mi è sempre stato enormemente simpatico, un po’ non se n’era mai uscito con una proposta del genere. Il risultato fu di dargli fiducia, e di conseguenza al talento che lui proponeva.
Solo un anno dopo quel ragazzino biondo con gli occhi azzurri e pungenti, divertiti e vagamente ironici, partecipava alla sua prima Sei Giorni, in Polonia, e l’anno successivo al suo primo Campionato del Mondo. Quinto con la nazionale finlandese Junior, tredicesimo nel Mondiale della 125. Per lo Sponsor, non era ancora un “investimento”, ma non era una “truffa”, e l’esplosione era imminente, in un certo senso sembrava già di vederla. Il resto è Storia, una stupenda storia lunga vent’anni, con tutti i record possibili ed immaginabili frantumati con lo stesso, freddo ed implacabile talento. L’Europa e il Mondo, e l’America, conquistati con metodica e irriverente fiducia nei propri, straordinari mezzi.
La prima volta mi sembrava che quel ragazzino parlasse poco perché troppo timido, ma negli anni successivi non era cambiato. Non era ne è timido, solo che ha poco da dire, ha sempre preferito esprimersi con la inopinabile, evidente ragione dei fatti. Per cui fino all’ultimo giorno della sua carriera insuperabile, gli scambi sono sempre stati sintetici, sguardi, cenni della mano, riconoscimento e presenza, consenso. Un codice di poche cifre, per anni. La cosa più difficile era l’intervista. In fretta, poche e immaginabili cose da dire, già rese nella sua forma più evidente prima, nelle azioni. Così alla fine l’ho lasciato stare. L’ho seguito tutte le volte che potevo, “spiando” i sui telegrafici dialoghi con i tecnici e “leggendo” nel suo modo di guidare non solo l’efficacia e il risultato, ma anche l’umore e il piacere per quel terreno o quella gara, o la fatica e l’impegno necessari per vincere anche in quell’altra situazione meno congeniale o per superare e vincere anche il dolore di un infortunio. Sempre uno spettacolo straordinario, una “lettura” ogni volta più avvincente, tra la favola e il romanzo d’avventura, la più grande autobiografia scritta con i tasselli delle ruote.
Poi è arrivato il Mondiale 2013. Ben presto lo screening delle vicende aveva aperto il varco all’ipotesi del ritiro, e più elementi si erano sommati durante l’anno. In Francia, l’8 settembre a Saint Flour per l’ultimo appuntamento stagionale, la notizia e la decisione, certa, definitiva, inappellabile, ufficializzata solo qualche giorno prima. Casco appeso al chiodo, una nuova avventura, più PR e “funzionario” di una Marca. E finalmente, una lunghissima chiacchierata, piena di tutta la storia, con quelle divagazioni e le considerazioni personali prima blindate da un’idea ferrea della professione, finalmente l’intervista, venuta da sé ma secondaria per valore e importanza rispetto al commovente spessore di quel momento. Triste e felice, la fine di un romanzo che lascia pensare e ricordare, che si chiude malvolentieri ma che rimane aperto e si continua a leggere nella mente, provando nuovamente i brividi suscitati dai passi più belli, indimenticabili.
Nel 1996 la prima vittoria alla Sei Giorni con la nazionale finlandese, nel 1998 il primo Podio, nel 1999 il primo Titolo Mondiale, della 125. Solo i passi iniziali di un’epopea lunga quasi due decadi, intensa e piena di cambiamenti, di nuove avventure, di nuove, avvincenti “esperienze professionali”. Il Ragazzo ha sempre vissuto la sua carriera con gli stessi occhi, equilibratamente avvinto dalla passione per la moto e per il suo “lavoro”, equilibratamente imbattibile, metodicamente insuperabile e insuperato. 13 volte Campione del Mondo, tra titoli di classe e assoluti, sei volte consecutivamente tra il 1999 e il 2004, campione… tedesco e spagnolo e, certo, finlandese agli inizi con due successi iniziali nel trial e nell’enduro nel ’93 e ’96 ed estemporaneamente nel motocross nel 2002. 96 vittorie mondiali, sette volte assegnatario del massimo alloro dell’Enduro, l’Olimpiade della Sei Giorni Internazionale di Enduro, fino all’ultimo successo a casa sua nell’edizione a Kotka del 2011, anno anche del suo ultimo Mondiale. Tra gli “extra”, due anni, il 2005 e il 2006, negli States, ad insegnare agli americani come si vince il GNCC due volte consecutivamente. Tutta d’un fiato non si riesce a recitare la poesia della sua carriera.
Il Mondiale 2014 è iniziato in Spagna, ma è soprattutto e prima di tutto un Mondiale da ricordare perché è il primo da quasi vent’anni che non avrà l’impronta del suo massimo Campione. È il Pilota che andremo a cercare nella polvere di tutte le speciali ancora per un pezzo, in una scia di ricordi che potrà solo esaltare la disciplina cui l’asso degli assi ha dato lo spessore della magnificenza, Juha Salminen.
grande batini
JUHA SALMINEN = ENDURO