Merzouga Rally. Kevin Benavides (Honda) nel segno di “Akai”
Merzouga, 27 Maggio. Il meno di sei mesi il Merzouga Rally ha cambiato tutto. Dalla data, ora infilata a cuneo nel cuore del Mondiale, con una mossa tutta da decifrare, alla proprietà, ora ASO, passando per la prima esperienza di direzione autonoma da parte del Direttore Sportivo della Dakar, per chi non lo sapesse il noto ex Pilota KTM, e cinque volte vincitore della Dakar, Marc Coma.
La formula resta più o meno quella della corsa organizzata nel già affollato deserto marocchino da Edo Mossi, ma il grande battage pubblicitario da parte di ASO, unito al fatto che il Rally fosse una sorta di “passaporto” per la Dakar, che come sapete è una gara a “discrezione”, l’elevazione a rango di Dakar Series e il raddoppio nel valore Dakar Challenge, ha sortito l’effetto di portare il livello quantitativo della partecipazione a un traguardo ragguardevole, oltre cento Piloti, che di questi tempi è un risultato notevole.
Sulla distanza di cinque tappe la gara ha avuto sostanzialmente due protagonisti in bella evidenza: Kevin Benavides e Stefan Svitko. Da ora in poi due assi “maturi”. C’era da aspettarselo, ma non troppo. È vero, infatti, che i forfait erano importanti, e tra questi la decimata squadra ufficiale KTM e la metà “di punta” del Team Honda HRC, ma è vero anche che piloti forti come Rodriguez o Farres non sono riusciti neanche a salire sul podio. Ora, è vero che Rodriguez ha un compito, oggi, ovvero quello di sviluppare la nuova Yamaha, così come è vero che Svitko e Benavides, rispettivamente secondo e quinto alla Dakar, non sono gli ultimi arrivati, ma i due Piloti hanno dimostrato in questa occasione di poter gestire anche una corsa d’attacco e di aprire la pista, proponendosi così come valide alternative all’egemonia dei soliti “mostri”.
Non un Rally scontato, questo è certo. All’attacco iniziale di Svitko, infatti, ha risposto da manuale l’orgoglio di Benavides, lasciando ben presto intravedere che il duello si poteva concludere non prima dell’ultima… duna. Lo slovacco, pilota taciturno e solitario, ha finito per cedere alla pressione dell’errore, commesso irreparabilmente durante la terza tappa e, non bastasse, proprio nel momento in cui Benavides aveva deciso di rompere gli indugi. L’argentino è stato bravissimo ad assumersi la responsabilità di aprire la pista nei giorni successivi, riuscendo ad imporsi in un contesto agonistico complesso e in condizioni, vedi il grande caldo, la navigazione fuori pista e la tempesta di sabbia che ha portato all’interruzione della terza tappa, tutt’altro che facili.
Benavides prosegue così in quella che è la sua stagione delle meraviglie, conquistando una vittoria che conferma le sue qualità, e che gli vale l’iscrizione gratuita alla prossima Dakar. A Svitko resta il ruolo di battitore libero di gran classe, e il secondo posto al Merzouga come alla Dakar, ne è la conferma. Se pure ce n’era bisogno, il Merzouga promuove il venticinquenne asso del Touquet Adrien Van Beveren, vincitore dell’ultima speciale sugli Erg Chebbi e Merzouga, e terzo al termine di un Rally condotto con grande attenzione e consapevolezza del ruolo che va pian piano conquistando. Sotto al podio, ma non per questo meno degni di menzione, i bravissimi Gerard Farres, fresco reduce dalla vittoria in Grecia, Helder Rodriguez e Ricky Brebac, l’americanino che ci sta prendendo gusto. Il Dakar Challenge, invece, è del boliviano Daniel Nosiglia.
Una cosa si sta particolarmente a cuore. La vittoria di Kevin Benavides è anche la prima vittoria di Roberto “Akai” Boasso, il Team Manager del team HRC che è al lavoro per raddrizzare una squadra con un potenziale enorme ma sinora disperso nelle direzioni più svariate. Una vittoria all’inizio vuol dire una spinta notevole sul morale, ma non deve aver il valore di “promozione” ma piuttosto di conferma delle scelte. E ce ne sono già da mettere insieme una bella serie. Quando si parlava della squadra, erano i primissimi giorni di lavoro, Boasso ci teneva a dire che per ricostruire la motivazione del Team bisognava dare la massima fiducia all’”organico”, e quindi iniziare dal restituire tutto il potere di fuoco all’antico sodalizio Barreda-Gonçalves, ma già si era soffermato sul pilota argentino, che vedeva veloce e “con la testa”.
Detto fatto, è Benavides che corre in Marocco promosso al ruolo di ufficiale e che offre al Team HRC e a Roberto la prima vittoria della sua gestione. Una scelta vincente. Ancora. Boasso sa quale è la marcia di avvicinamento ideale alla Dakar. Senza “svelarvi” quale è, vi basti sapere che il lavoro principale lo si deve fare molto a monte della corsa, perché più avanti si va e maggiori sono i rischi di finire in un cul de sac. Ecco un altro esempio di scelta. C’erano dei pezzi nuovi da testare, Roberto ha insistito, e dal Giappone quei pezzi sono arrivati, magari al pelo, ma puntuali per essere utilizzati sulla moto di Benavides. Bel colpo. È solo l’inizio, dice Roberto, la strada da fare è tanta e non si può riposare né tirare il fiato neanche per un giorno. Ma l’inizio è buono, ottimo, e porta con sé ben altro che un potere scaramantico. Vuol dire che la strada è giusta!
Bene, adesso è finalmente ora di Mondiale in Italia, arriva il Sardegna Rally Race.
Una rondine non fa primavera, alla Dakar serve umiltà, affidabilità e un pizzico di fortuna, e honda ha dimostrato di non avere nessuna delle tre qualità, grandi "sparate" pre gare, tappe iniziali fenomenali e poi affoga in guasti, errori banali, piloti che non sanno gestire la gara ecc. ecc.
Paolo