OiLibya Rally Marocco. L’Errore di Joan Barreda (Honda)
Zagora, 6 Ottobre. Joan, abbiamo capito che hai voluto mettere alla prova tutto quello che c’è di buono nel Pilota e nella Moto, e ogni giorno del Rally del Marocco hai spinto a fondo. Alla fine, però, hai vinto tre tappe, ma “segandotene” mezza da primo scendi all’ottavo posto in classifica generale. Un errore… clamoroso e con conseguenze gravi.
Joan Barreda.
«Sì. Adesso so che è un errore, ma pensavo che non lo fosse, che potessi fare quello che ho fatto. Ho fatto la navigazione nel tratto delle dune, e ho scelto l’opzione che ritenevo più rapida per andare a prendere il waypoint e poi quello successivo. Come abbiamo fatto tante volte, qui, a Abu Dhabi, in altri Rally. È successo all’entrata delle dune, più o meno al chilometro 115. Mi pare tutto un po’ strano, perché il GPS segnalava tutto OK, anche nelle Speed Zone, tutto perfetto. Sono stato penalizzato per una regola secondo la quale tu devi andare sulla strada alla velocità ammessa dal codice stradale locale per quel tratto di strada. Se superi il limite per una volta prendi trenta minuti di penalità, la seconda un’ora, e la terza sei fuori gara. OK, io ho ecceduto in velocità in un tratto in cui si saliva sulla strada, nonostante la strumentazione da gara non rilevasse alcuna infrazione. Ma che dire quando nei trasferimenti su asfalto tutti vanno a 130, 140, 150 chilometri all’ora? In quei casi non è gara? Certo, lo so che sono andato troppo forte in un tratto di strada e che può essere pericoloso, può esserci un animale, può attraversare la gente. Bene, è pericoloso e lo so, ma allora durante i trasferimenti non è pericoloso? Non lo è andare a 150?»
Allora l’errore non è stato sbagliare pista, ma non ricordare che eri in speciale ma su un tratto regolamentato dal codice stradale locale?
«No, io pensavo che ero in gara, e certamente se avessi pensato che rischiavo una penalità non sarei certo andato a quelle velocità. Il fatto è che da quando corro, non ho mai visto assegnare una punizione di questo genere».
Chiudiamo il capitolo, certo ti dispiace, stavi dominando il Rally…
«Sì, certo, mi dispiace. Ero venuto qui per vincere la gara. Diciamo allora che per me era comunque molto importante mantenere il livello altissimo delle nostre performance, come abbiamo fatto già, quest’anno, ad Abu Dhabi, una gara senza navigazione in cui abbiamo avuto un piccolo problema, o in Qatar dove abbiamo vinto, o come stavamo facendo qui. Questo per me è l’aspetto più importante. Alla fine non ho partecipato a tutto il campionato del Mondo perché ho un’altra priorità, un po’ più avanti, a Gennaio. È importante lavorare con una Moto nuova e pensare che lo stiamo facendo bene…»
La nuova Honda sembra, in effetti, molto veloce… o sei diventato tu più veloce?
«Non tanto. È giusto uno degli argomenti su cui stiamo lavorando e per il quale sono previsti altri step. Ma stiamo lavorando molto e bene».
In compenso non sei mai caduto…
«Non sono caduto qua, ma neanche ad Abu Dhabi o in Qatar».
Quindi riesci adesso a controllare la tua… enfasi di fuoriclasse?
«Sì, lo so che molta gente parla di questo quando mi vede alla Dakar, ma diciamo che cadere o no non è il punto centrale della questione. L’importante è riuscire ad organizzare tutto della gara con grande precisione e cura, in modo da poter stare il più possibile tranquillo e guidare forte. Quando lavori bene con la tua gente, quando tutto sta bene così, funziona. Il fatto è che io sento che più forte vado e più sono concentrato, e più sono concentrato più sono sicuro. Io devo cercare di andare in questo modo».
La moto ha fatto molti progressi?
«La moto la vedi uguale a quella dell’anno scorso, ma è completamente diversa».
È cambiato anche il modo di guidarla?
«Anche la guida risulta molto migliorata, più agile, ancor più stabile. In questi due punti lo step raggiunto è incredibile. Dobbiamo lavorare ancora su altri punti, come il motore, ma questi sono già due traguardi eccezionali ed è del tutto normale che il propulsore debba essere al centro dell’attenzione. Sì, la moto è totalmente diversa dalla precedente».
È la prima volta che la usi?
«No, ci sto lavorando da prima dell’estate, da solo».
Non arriverai dunque alla Dakar con una moto troppo nuova, ma già collaudata.
«Il Rally del Marocco è importante per decidere le ultime cose e applicare le ultime soluzioni. Dopo faremo ancora dei test ma con la moto definitiva».
È una moto che ha molta elettronica. Ride by Wire, controllo di trazione…
«La tecnologia di questa moto è incredibile, e va molto avanti. È la filosofia di Honda, e sappiamo che può essere una cosa delicata, soprattutto in una specialità come i Rally-Raid. Ma Honda è così. Te lo dicono, bisogna fare così e si lavora su quello che sviluppano in Giappone in questo senso».
Hai difficoltà ad adattarti a tutte queste tecnologie innovative?
«A me piace. Mi piace che guardino così avanti e lavorino con così tanta intensità per migliorare la Moto. Sappiamo, d’altra parte, che per una gara come la Dakar a un certo punto ci si deve fermare, e dire: questo va bene, questo è sicuro. Quello che stanno facendo, le nuove tecnologie che introducono, l’impegno che ci mettono, mi piace molto. E tra poco sapremo come faremo la Dakar 2015!»
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