Randy Mamola: "Senza le CRT non ci sarebbe più la MotoGP"
Ci sono i piloti, poi ci sono i piloti bravi e poi ci sono i miti. Randy Mamola appartiene a quest’ultima categoria. Pur non avendo mai vinto un titolo mondiale Randy, nato a San Jose in California nel 1959, è considerato uno dei piloti più spettacolari della storia del motociclismo. Non ha mai vinto un campionato del mondo, ma c’è andato vicino per ben quattro volte e più precisamente nel 1980, 1981, 1984 e 1987 quando è arrtivato secondo nella GP 500. I suoi numeri sono di tutto rispetto. Ha corso con quattro case diverse Yamaha, Suzuki, Honda e Cagiva disputando 152 GP, è salito 57 volte sul podio e per 13 volte sul gradino più alto. Ma a renderlo un mito è stata la sua guida spettacolare ed il suo innato controllo della moto. Chi lo ha visto correre non se l’è mai dimenticato e restano epici i suoi duelli con avversari del calibro di Kevin Schwantz, Kenny Roberts, Wayne Rainey, Eddie Lawson e Mick Doohan, tanto
per citarne alcuni.
Da quando ha smesso di correre, oltre a fare il commentatore per Eurosport, si occupa anche di beneficenza e dopo aver raccolto fondi per “Save the Children”, è stato uno dei fondatori di “Riders for Health”, un’associazione che si occupa di fornire assistenza medica nelle zone più povere dell’Africa. Oltre a queste sue attività Randy segue il figlio Dakota, nato a Barcellona nel 1994, che quest’anno corre nel CIV, categoria Stock 600, con una Yamaha del team Yakhnich diretto da Claudio Corsetti.
Abbiamo incontrato Mamola nella sala stampa di Assen e non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di fare due chiacchiere con lui.
L'intervista
Randy abbiamo visto tuo figlio Dakota a Imola. In gara è caduto sotto la pioggia, ma stava andando forte. Dakota è tornato a correre dopo una lunga sosta. Si era infortunato gravemente ad una spalla nel 2010 mentre correva nel campionato inglese GP 125. Ora che sta bene ha ripreso a gareggiare anche grazie all’aiuto di Claudio Corsetti che gli ha dato la possibilità di farlo con il team Yakhnich.
Ma veniamo al mondiale Superbike. Quest’anno sembra essere davvero avvincente, con molti piloti forti che possono lottare per la vittoria. Cosa ne pensi?
«Rispetto agli anni passati, oltre a Honda e Ducati, vedo molto bene la BMW, un’azienda con un grande potenziale ed un anno in più di esperienza. I suoi due piloti oltre ad essere molto veloci hanno maturato varie esperienze con altri costruttori e quindi potranno portare alla loro squadra un grande contributo in termini di esperienza. Quell’esperienza che sino ad ora è mancata alla Casa tedesca. L’Aprilia non ha bisogno di presentazioni e quest’anno oltre a Biaggi può contare su un pilota come Laverty. La Kawasaki con Sykes sta andando davvero forte. L’ho vista molto competitiva anche nel British Superbike e questo significa che è ormai una moto vincente. Ma non dimentichiamoci la Suzuki con il team inglese e due piloti del calibro di Hopkins e Camier. Sarà un campionato molto combattuto ed avvincente».
Tante case e tanti piloti, ma i due più accreditati pretendenti al titolo sono ancora Biaggi e Checa, vale a dire due piloti non certo giovani.
«Oltre ad avere una grande esperienza, Carlos e Max hanno avuto la fortuna di correre con moto a due tempi e
questo è un fattore determinante. Sono tra i pochi piloti ancora in attività che hanno vissuto la vecchia era del due tempi. Guidare una 500 due tempi richiedeva una grande abilità e sensibilità di guida. Era un’esperienza che ti permetteva poi di guidare qualsiasi altro tipo di moto. Sono stato felice di vederli diventare entrambi campioni del mondo in Superbike. Ma sono felice anche nel vedere che in questo campionato ci sono anche piloti giovani che stanno emergendo».
Cosa ne pensi delle CRT ?
«Senza le CRT non ci sarebbe più la MotoGP. Possiamo vedere le CRT in due modi. Un escamotage, un espediente per avere più moto in griglia, oppure un punto di partenza per creare nuove moto da corsa. Di fatto la Superbike la GP si stanno avvicinando molto. Le Superbike sono forse più “super” e meno “bike” mentre con le CRT la GP è passata ad utilizzare motori derivati dalla serie. La crisi economica mondiale ha ridotto di molto il numero di piloti sia in Superbike che in GP. Bisogna che si lavori seriamente per ridurre i costi e lo devono fare gli organizzatori ma anche le case costruttrici».
E parlando di crisi cosa ne pensi di quella della Ducati e di Valentino?
«Posso farti una domanda? L’anno scorso Stoner ha vinto il mondiale con una Honda. Mi sai dire da quanti anni la Honda non vinceva un titolo mondiale in MotoGP?».
Considerando che lo aveva vinto nel 2006 con Hayden sono passati sei anni.
«Esatto. Sei anni. Ci sono voluti sei anni alla casa motociclistica più grande al mondo per tornare alla vittoria. E in questi sei anni non hanno avuto una moto che potesse permettere ai propri piloti di vincere il titolo, hanno fatto fatica ed hanno lavorato duramente. Certo vedere in crisi sia la Ducati che Valentino è una cosa
clamorosa. Ora entrambi hanno i riflettori puntati su di loro e sono nell’occhio del ciclone. E’ un momento difficile attraverso il quale sono però passate anche le altre case, compresa la Yamaha che ora vince. In quegli anni difficili le Honda non erano veloci e competitive. Come poteva essere possibile che la Honda non avesse una moto competitiva? E allo stesso modo ora ci chiediamo: come può Valentino andare così male?
La MotoGP è cambiata molto negli ultimi anni ed ora è estremamente difficile. E lo è non solo per il continuo sviluppo dell’elettronica, non dimentichiamoci del mono gomma. A differenza di alcuni anni or sono, le case non possono più contare sulle gomme giuste per risolvere i loro problemi. Tu eri qui in Superbike quando Spies ha vinto il mondiale. Ti ricordi come era aggressivo il suo stile di guida? Quando è arrivato in GP alla Yamaha ha fatto fatica ad adattarsi alle Bridgestone. Ben ci ha lavorato sopra e per andare forte ha dovuto cambiare il suo stile di guida. Quella moto era fatta per Lorenzo e per le Bridgestone. E lo conferma il fatto che Dovizioso, che guida in modo molto simile a Lorenzo, stia facendo meno fatica ad adattarsi alla Yamaha. E lo
stesso vale per Crutchlow. Ti ricordi come guidava in Superbike? Se lo vedi ora ti accorgi che non è più aggressivo come una volta. Si è adattato alla moto ed alle gomme. Con il mono gomma molti valori si appiattiscono. Le moto si avvicinano molto tra loro e lo stesso devono fare i piloti. Anni fa le case ed i piloti potevano contare su diversi produttori di gomme che adattavano i loro prodotti alle moto che a loro volta erano adattate alle caratteristiche di guida del pilota. Ora è tutto più livellato. Non è una bella situazione e spero che in futuro il carattere del pilota possa riemergere senza doversi modificare ed adattare.
MANUX91
Ma allora,che fine farà la SBK ?