Sardegna Rally Race 2015 is coming
San Teodoro, 22 maggio. Tra due settimane prenderà il via l’ottava edizione del Sardegna Rally Race. Dopo le preoccupanti, se non allarmanti prime tre prove di Abu Dhabi, Qatar e Egitto, il Rally organizzato da Bike Village “esplode” con quello che sarà, verosimilmente, un altro record di partecipazione. Per i tempi che corrono, devastati da crisi, paure di crisi e pretesti di crisi, questa è un’altra vittoria del… bello.
Ma non è solo questo. Certamente oltre il Sardegna Rally Race e oltre il Mondiale ci sono aspetti che andrebbero considerati più attentamente. Di questo e del “suo” Rally parliamo con Antonello Chiara, insieme a Gianrenzo Bazzu la “doppia” mente di Bike Village e del “SRR”.
Come mai sempre tanta gente al Sardegna Rally Race? Forse è il Rally più… bello, o sei bello tu?
«Fai meno lo spiritoso, capellone. Il Sardegna Rally Race dimostra, numeri record alla mano, di essere la gara più amata, dai Campioni, i fuoriclasse, agli amatori. Non solo grandi numeri, ma i migliori del Mondo. lo abbiamo voluto così, molto navigato, incerto, sicuro, ma il suo successo viene anche e soprattutto da un mix che è “micidiale”: la bellezza e l’assoluta particolarità del territorio, quando si dice che la Sardegna è un Paradiso non si usa solo un luogo comune, la facilità di raggiungere il teatro della battaglia, e i costi, che teniamo bassissimi, per noi sempre in zona… rossa.
Talvolta abbiamo pensato di cambiar aria e portare il Rally altrove. Ma c’è un problema: con la Sardegna abbiamo un legame che è storico e fortemente emotivo. Ci sono arrivato …anta anni fa, la sua Terra mi ha preso e non ho più smesso di amarla. Problemi? Certo, ne abbiamo avuti molti e continuiamo ad averne, ma forse per effetto dell’età e del perdurare della passione per la Corsa e per la Terra non ci pesano».
Il Mondiale parte in crisi, poi arriva la Sardegna e gli passa. È un Mondiale in crisi o no?
«Non direi che il Mondiale sia in crisi. Lo è la sua gestione, che talvolta sembra non tener conto delle problematiche del momento. Che in Qatar e in Egitto sarebbero andati in pochi era facile prevederlo. Il primo è un Paese lontano, anche culturalmente, il secondo è travagliato da un’immagine insicura. La conseguenza più importante, a parte le difficoltà organizzative di quei Rally, è l’indebolimento dell’immagine del Campionato. Sull’ossatura del Mondiale, poi, avrei un paio di idee, che poi sono quelle che abbiamo applicato in Sardegna sin dalle origini del Rally. La prima riguarda le moto. Perché non caldeggiare dei Rally perfettamente “praticabili” dalla moto da Enduro, con un Kit specifico per aumentarne l’autonomia e le caratteristiche specifiche? Un serbatoio maggiorato per 150 KM di autonomia e via. Le maratone africane da moto tanto speciali, con serbatoi da 60 litri, costosissime, non esistono più. Sviluppare una “nave del deserto” costa alle case, e la moto poi costa cara ai Piloti, con il risultato che non se ne vendono certo una marea. Invece, quanto costa una moto da Enduro, e quante ce ne sono in giro? E quanti Piloti potrebbero prendere la moto da Enduro e partecipare ai Rally? Gli amatori sono in crescita, lo vediamo anche noi che “riempiamo” il Legend Rally in un attimo e lo vediamo dal successo di altri Rally europei che sono fuori dal Mondiale. E se gli amatori sono in crescita, vuol dire che la disciplina è amata, e allora perché non possiamo metterli in condizione di partecipare al Mondiale con una riduzione globale dei costi? Perché non li aiutiamo anche con una diversa “legislazione” delle licenze? Perché non crearne una, meno costosa, proprio per questa categoria in espansione? Lasciamo ai “pro” i costi che vengono coperti da Sponsor, Team e Case, e occupiamoci concretamente degli appassionati. Talvolta penso che dovremmo addirittura istituire un Mondiale Over 50!».
Il Sardegna Rally Race dei record ha comunque, stranamente, sofferto di una certa “latitanza” degli italiani. Perché?
«Credo che la risposta sia la stessa appena data. Ciò che gli italiani generalmente ci manifestano è sempre la stessa difficoltà di tipo economico, e di conseguenza la preferenza per gare a cui possono accedere con un budget inferiore. Ma per fortuna quest’anno in Sardegna potremmo avere una sorpresa, e vedere gli italiani superare, numericamente, gli stranieri. C’è una nuova ondata di giovani italiani molto forti, secondo me in grado di dare, sulle piste sarde, del filo da torcere anche ai “big”».
E parlando, infine, del Sardegna che è alle porte, ci sono delle novità?
«Cerchiamo di custodire la formula gelosamente, intatta, ma di migliorarla continuamente. Parlo di varianti logistiche, per rendere più facile la vita alle assistenze e agli accompagnatori, per esempio, o della scelta delle località e dei tracciati in modo da mantenere il “SRR” sempre… giovane. In realtà ci sono temi su cui lavoriamo sempre moltissimo. Uno di questi è la sicurezza, che è già un primato assoluto del Sardegna Rally Race. Quest’anno, per esempio, abbiamo deciso di fare in test con un nuovo sistema di tracciamento messo a punto da una società inglese, da sovrapporre all’utilizzo di Sportraxx e ponti radio (che usiamo ancora)».
Insomma, chi vince quest’anno?
«La domanda cui tutti vorremmo sempre dare una risposta. La magia della preveggenza. Purtroppo il Sardegna Rally Race è troppo particolare per poterlo utilizzare come palestra degli indovini. È sempre stato molto incerto, “imprevedibile”, eppure i big non si tirano mai indietro, neanche davanti alla possibilità di “buscarne” da un giovane!».