Lorenzo Savadori campione della STK 1000 FIM Cup
Nel motociclismo non bisogna mai dare nulla per scontato e ne sa qualcosa proprio Lorenzo Savadori, che lo scorso anno a poche curve dalla fine della gara della Superstock 1000 di Magny Cours era virtualmente campione. Un’incredibile quanto inspiegabile caduta però gli negò la gioia del titolo. Memore di quanto accaduto, oggi Savadori ha portato al termine una gara molto attenta, conclusa con ottavo posto più che sufficiente per permettergli di acciuffare quel titolo, che l’anno passato aveva solo sfiorato.
La vittoria del pilota dell’Aprilia è più che meritata, visto che Lorenzo in otto gare ha collezionato quattro vittorie, due secondi ed un terzo posto. Il suo peggior risultato stagionale è stato proprio quello conseguito in Francia, ma è anche quello che gli ha dato la gioia più grande.
E’ un successo importante anche per la casa veneta, non solo perché è il primo nella Stock 1000, ma anche perché sancisce la competitività della RSV4 anche tra le moto più vicine ala produzione di serie, dopo che il quattro cilindri di Noale aver trionfato per tre volte nel mondiale Superbike. Inoltre grazie anche alla seconda posizione nella gara odierna di Kevin Calia, compagno di squadra di Savadori, Aprilia si è aggiudicata anche il titolo costruttori.
Dopo aver iniziato la sua carriera con le 125, aver vinto il campionato italiano ed Europeo nelle piccole cilindrate ed aver partecipato per due anni al mondiale 125GP, Savadori ha debuttato in Stock 1000 nel 2011 con il team Lorenzini, per poi passare al team Barni nel 2012 ed al team Pedercini negli anni 2013 e 2014. Quest’anno, visto che Aprilia aveva deciso di impegnarsi anche nella Superstock 1000 FIM Cup, il pilota di Cesena ha firmato per il team Nuova M2 Racing, per puntare deciso al titolo continentale.
Ecco cosa ci ha dichiarato poco dopo aver concluso la gara che lo ha consacrato campione.
Quando hai capito che questo era l’anno giusto per conquistare quel titolo che ti era sfuggito per un soffio nel 2014?
«Sono riuscito a superare abbastanza in fretta la delusione per quanto era successo lo scorso anno. Ho subito guardato avanti, anche perché uno sportivo deve sempre porsi degli obiettivi e non pensare al passato. Quest’inverno sono stato contattato da Albesiano, in seguito ho provato la RSV4 ed ho deciso di accettare questa nuova avventura. Sin dalle prime gare ho avuto la conferma che la moto era molto competitiva ed il team lavorava in modo professionale e capace. Dopo Aragon ho capito che potevamo puntare al successo finale.»
Il momento più difficile della tua stagione?
«E’ stato molto difficile dopo la vittoria di Misano attendere per tre mesi di poter scendere in pista a Jerez. Sapevo che la gara spagnola poteva essere decisiva o comunque molto importante per la vittoria finale e quindi mi sono allenato per tre mesi come se la gara fosse il giorno seguente. Non sono nemmeno andato in vacanza. Davvero faticoso, fisicamente e mentalmente. Come se non bastasse, dieci giorni prima della gara, sono stato investito in bicicletta ed ho corso le ultime due gare con un dito rotto».
Ciò nonostante a Jerez sei salito sul podio
«Penso che quella sia stata la gara decisiva della mia stagione. Grazie all’aiuto della Clinica Mobile sono riuscito a correre al meglio e ad ottenere un podio importate, che mi ha permesso di arrivare in Francia con un buon vantaggio da gestire. Anche qui a Magny Cours le cose non sono state semplici, non solo per le condizioni della mia mano, ma anche perché abbiamo disputato le prove sotto l’acqua ed io non avevo mai utilizzato la mia RSV4 sul bagnato. In prova naturalmente non ho rischiato una caduta e per questo sono partito dalla terza fila. Poi per fortuna in gara è andato tutto bene».
Hai fatto il ragioniere?
«Io sono un pilota e quindi voglio vincere sempre, però oggi sarebbe stato un errore gettare al vento un risultato sul quale stiamo lavorando da gennaio. Per la gara avevamo deciso di partire forte e di spingere nei primi giri, per sgranare il gruppo. Così ho fatto e in seguito ho volutamente controllato la gara, mettendomi nella condizione di poter arrivare in fondo senza problemi».
Tu hai iniziato con le 125. Dicono che il due tempi dia una sensibilità di guida che le quattro tempi non danno.
«Ho corso molto con i due tempi ed in effetti devo dire che ti insegna tanto. Per andare forte devi avere una guida precisa e pulita. Inoltre il due tempi non aveva elettronica e quindi dovevi avere molta sensibilità per controllarlo e non farti buttare in terra. Mi spiace non essere mai riuscito a correre con una 250, perché penso sarebbe stata un esperienza bellissima».
Dal passato al futuro. Cosa ci puoi dire per il prossimo anno?
«A me piacerebbe fare la Superbike e magari proprio con un’Aprilia. Il mio manager sta lavorando da tempo per trovarmi una buona sistemazione per il 2016, ma io sino ad ora non ho voluto sapere nulla di quello che stava facendo, perché volevo restare concentrato sulle gare e sulla conquista del titolo. In questi giorni voglio festeggiare con gli amici, ma subito dopo mi sentirò con lui e penseremo al 2016».
Giusto orgoglio anche per Romano Albesiano, responsabile di Aprilia Racing, che sottolinea come questo titolo non sia arrivato per caso ma per specifica determinazione della Casa di Noale. «La Superstock 1000 era uno dei nostri obiettivi principali in questa stagione. Sancisce i meriti della RSV4 nella categoria di stretta derivazione stradale, dopo averli ampiamente dimostrati sia nella World Superbike sia nelle comparative tra moto di serie. Abbiamo supportato il Team Nuova M2, aiutando nel migliore dei modi Lorenzo Savadori e Kevin Calia. Lorenzo è stato bravissimo fin da subito, raggiungendo il risultato al quale puntavamo, mentre la grande crescita di Kevin, culminata con il secondo posto di Magny-Cours, conferma ancora una volta la bontà del progetto. La storia della RSV4 è unica del panorama delle sportive stradali: vincente in Superbike, vincente su strada, al top della Superstock e capace di farsi valere in una versione ampiamente modificata ma che ne mantiene le caratteristiche peculiari anche nella MotoGP. Un risultato che ci rende veramente orgogliosi e che rende merito al grande lavoro di Aprilia».
Ma farla un pò più comoda e meno estrema non sarebbe meglio?
Perchè vincere in pista và bene, ma credo che vendere le moto sia più importante
Onestamente dopo il titolo perso lo scorso anno e la condotta di alcune gare st'anno (tipo Imola dove, nonostante mezza tornata di vantaggio sul secondo, ha continuato a tirare come un forsennatto rischiando un high-side all'ultimo giro) pensavo fosse il classico pilota tutto-o-niente che tanto piacciono agli appassionati ma che non vincono un accidenti.
Ieri invece ha dimostrato di essere maturo ed intelligente. Titolo meritatissimo e speriamo di vederlo in SBK su una bella RSV4!