SBK Jerez, Rinaldi: “Il mio obiettivo non era Rea, ma Razgatlıoğlu
Nelle prove libere di venerdì mattina era rimasto senza freni ed era caduto, ma nel pomeriggio aveva stupito tutti facendo segnare il terzo tempo assoluto. Una prestazione che sembrava solo il frutto di alcuni giri veloci e quindi in pochi si aspettavano che Michael Ruben Rinaldi avrebbe chiuso con un brillante sesto posto Gara-1 per poi sfiorare addirittura il podio in Gara-2, mettendosi alle spalle molti piloti ufficiali, tra i quali anche un certo Jonathan Rea.
Ma chi è questo giovane pilota italiano che molti hanno scoperto solo lo scorso weekend? Rinaldi viene dal CIV, e la prima volta che si mise in mostra fu quando correva nel team ufficiale Mahindra Moto3 nel Campionato Italiano. Il suo compagno di squadra era Andrea Locatelli, che vinse il campionato, mentre Rinaldi si dovette accontentare del secondo posto.
Qualche anno dopo passò nella Stock 600 Europea e la sua stagione migliore fu quella del 2015, quando si classificò ancora secondo, questa volta alle spalle di Toprak Razgatlıoğlu ma davanti a Federico Caricasulo, e vinse una gara proprio a Jerez, che era già allora la sua pista preferita. L’anno dopo passa alla Stock 1000 chiudendo al sesto posto con una Ducati. E da allora ha guidato solo moto della casa bolognese. Nel 2017 si prende la rivincita su Toprak e vince il titolo Europeo STK1000 proprio davanti al turco. L’anno dopo lo sponsor Aruba crea un team solo per lui e lo fa debuttare nel mondiale, disputando però solo le gare europee. Una stagione certo non facile, ma nel complesso un buon debutto nella classe regina.
E siamo al 2019 quando entra a far parte del Team Barni. Sembra possa essere l’anno giusto per emergere anche in Superbike, ma non si ambienta nella squadra bergamasca e, a parte un eccezionale quarto posto ancora a Jerez, i risultati non arrivano. Quest’inverno, quando sembrava destinato a tornare nel CIV, ecco che gli arriva la telefonata del team GoEleven. Poche parole, e l’accordo è trovato.
Un nono ed un decimo posto in Australia, ma poi si va a Jerez. La sua pista preferita.
Hai vissuto un weekend da ricordare
"Si, sono molto contento di quanto ho fatto a Jerez, perché al di là dei risultati ho tenuto sempre lo stesso passo dei primi, ed in Superbike non mi era mai successo di essere così costantemente veloce. La sesta posizione di sabato mi stava addirittura un poco stretta, perché se fossi partito più avanti avremmo potuto lottare per il podio. Però in Superpole non ero riuscito ad adattarmi alla gomma da qualifica, e per questo motivo in Gara-1 sono partito dalla quarta fila: una simile posizione di partenza può compromettere una gara. Poi per fortuna sono riuscito a fare molti sorpassi, anche a danno di piloti ufficiali, e a risalire la classifica, ma quando mi sono ritrovato in sesta posizione ho capito che la mia rimonta sarebbe finita li. I primi erano ormai troppo lontani."
Dopo le prove libere, in molti pensavano che tu avessi fatto solo qualche giro veloce...
"Invece con il team abbiamo lavorato per il passo gara, studiando un assetto che ci permettesse di essere veloci con il grande caldo e di conseguenza quando c’è poco grip. Anche per questo abbiamo fatto fatica in Superpole, che si è corsa in mattinata con temperature più basse rispetto a quelle del pomeriggio."
Raccontaci Gara-2, quando hai superato molti piloti ufficiali, tra i quali il campione del mondo...
"A differenza di Gara-1, nella quale ero partito un poco più cauto, domenica pomeriggio sono partito subito forte per non farmi scappare i primi. Quando sono arrivato alle spalle delle Kawasaki ho visto che erano in difficoltà, e quindi mi sono impegnato per superarli. Il mio obiettivo non erano loro, bensì Razgatlıoğlu, e quindi il podio. Così come in Gara-1, se fossi partito qualche fila avanti avrei potuto lottare per il podio, ma con i “se” e con i “ma” non si va da nessuna parte. Sono comunque contento della mia quarta posizione."
Ti sei reso conto che stavi superando Rea?
"Si, certo. Non mi era mai capitato e per questo quando l’ho sorpassato ho sorriso al pensiero di aver superato il campione del mondo. Ma è durato un attimo, perché come ho detto ero concentrato per andare a prendere Toprak. Purtroppo non ce l’ho fatta."
Dopo aver vinto il campionato Stock 1000 sei passato in Superbike, ma non hai mai ottenuto grandi risultati, se si esclude il quarto posto del 2019 proprio qui a Jerez. E quest’anno cosa è cambiato?
"Dopo la Stock 1000 ho corso in Superbike solo le gare europee, con una moto che era al suo apice, e mi sono dovuto adattare ad un nuovo campionato. Non avevo esperienza in questa categoria, non ero abituato a correre due gare in due giorni e a gestire le gomme e l’elettronica. E’ stata comunque una stagione positiva. L’anno scorso ho cambiato squadra e sono salito sulla nuova V4, una moto che ha un grandissimo potenziale. Purtroppo non mi sono trovato bene con la squadra. Io devo sentire la fiducia del team attorno a me ed è quello che quest’anno ho trovato nel team GoEleven. Quando c’è la fiducia reciproca è più facile superare i momenti difficili che prima o poi in una stagione arrivano. Venerdì mattina per esempio ho avuto un problema ai freni e sono caduto. Ne ho parlato con i tecnici, lo abbiamo risolto, e sono tornato in pista per le FP2 molto sereno. E anche per questo che ho fatto il terzo tempo. Se c’è tensione tra pilota e team è impossibile fare dei risultati. Rispetto all’anno passato è cambiato questo: sono sereno e grazie alla fiducia del team credo maggiormente in me stesso e nelle mie capacità."
In realtà tu non hai mai smesso di credere in te stesso...
"Si, è vero, ma se attorno a me ci sono persone che non credono nelle mie capacità tendo a strafare per dimostrare che si sbagliano, e in questi casi spesso sono io a sbagliare."
La lunga pausa forzata non è stata facile da superare, e può aver influito sulla mentalità e sulla concentrazione di qualche pilota. Per te come è andata?
"Io l’ho vissuta serenamente. Ho trovato un equilibro maggiore ed ora quando salgo in moto mi diverto tanto, e questo mi aiuta ad essere più veloce."
E’ un momento nel quale ci sono pochi piloti italiani in Superbike. Potresti essere tu quel pilota vincente che aspettiamo dai tempi di Biaggi?
"Non voglio pensarci e non voglio mettermi pressioni addosso. Gli apprezzamenti e le lodi fanno piacere, ma non ho ancora fatto nulla di eccezionale. Qui a Jerez ho ottenuto dei buoni risultati, ma non ho vinto niente e non sono nemmeno salito sul podio. Per ora sono concentrato sul lavoro che devo fare con la mia squadra e su me stesso. Devo ancora fare quell’ulteriore salto di qualità che sono certo sia alla mia portata e che ci permetterebbe di conquistare risultati importanti."
Sarà un campionato con poche gare, che si correrà su cinque piste soltanto. Sono circuiti che ti piacciono?
"Portimão mi piace molto e lo stesso posso dire di Aragón. Barcellona sarà nuova per molti di noi, e quindi alla fine l’unico tracciato che considero un poco ostico è quello di Magny Cours, che non mi è mai piaciuto molto. Però bisogna andare forte su tutte le piste, e quindi ci faremo piacere anche il tracciato francese."