Wayne Rainey: "Mi sarebbe piaciuto provare il Mondiale Superbike"
Wayne Rainey è un nome che non ha bisogno di presentazioni. Tre volte campione del mondo in 500, team manager Yamaha in classe regina - è rimasto legato alla Casa di Iwata per tutto il tempo passato sul palcoscenico mondiale - il californiano, come tutti i piloti americani della sua generazione è però nato sulle Superbike. Che allora, negli anni 80, erano molto diverse da quelle che popolano e hanno popolato le piste del mondiale.
E che Rainey avrebbe voluto provare: in un'intervista a WorldSBK.com, Wayne va a ruota libera sul discorso derivate di serie. Che inizia con una domanda specifica: se non avesse subito il terribile incidente di Misano, gli sarebbe piaciuto provare a correre nel Mondiale Superbike?
"È la prima volta che me lo chiedono. Probabilmente ci avrei provato! Non so se magari avrei fatto una stagione completa, ma mi sarebbe sicuramente piaciuto provare a correre un paio di gare. Credo che avrei potuto essere competitivo, perché amavo guidare le Superbike. Io e Kevin Schwantz siamo diventati famosi con le Transatlantic Match Races, in cui guidavamo delle derivate di serie davvero speciali, per l'epoca..."
Hai mai pensato di schierare un team nel Mondiale SBK, come hai fatto nella 500?
"Si, certo. Con i miei soci di MotoAmerica ne abbiamo parlato, perché pensiamo che sarebbe importante avere una squadra americana al Mondiale, per dare ai piloti statunitensi l'opportunità di correrci. Da lì potrebbero crescere e passare a team più importanti, l'importante sarebbe creare un percorso. Per come la vedo io, potremmo ottenere bei successi con i talenti che corrono in America oggi."
Sei orgoglioso della tradizione americana nel Mondiale SBK?
"Certo! Ai miei tempi, il Mondiale SBK era appena nato. E quando Colin Edwards, John Kocinski e Ben Spies sono arrivati al Mondiale, dimostrandosi veloci e vincendo, non sono rimasto sorpreso. Purtroppo il filone statunitense si è un po' esaurito dopo Nicky Hayden e Ben Spies, ma è proprio questo il motivo per cui stiamo lavorando per farlo rivivere!"
Quale credi che sia la strada per battere Jonathan Rea e la Kawasaki?
"Jonathan è in sella a una Kawasaki ormai da un po', e so cosa significa visto che sono rimasto nello stesso team per sei anni. Rea ha vinto tantissimo, e sta agli altri rincorrerlo - mi sembra comunque che Ducati, Honda, Yamaha e BMW stiano lavorando davvero duro per ridurre il gap."
"Chi riuscirà per primo a trovare vantaggio nei punti deboli di Johnny sarà quello che lo batterà. Se per esempio un pilota riuscisse a prendere molto vantaggio nelle fasi iniziali della gara, Johnny potrebbe essere in difficoltà a riprenderlo - ma bisogna prendersi rischi enormi, con le gomme fredde, per riuscirci. Ma del resto, sono tutti a parità di gomme, quindi non c'è motivo per cui uno non possa farcela meglio di un altro."
Wayne sa bene di cosa sta parlando, avendo costruito molti dei suoi successi sulla sua capacità di andare più forte degli altri a gomme fredde, in un'era peraltro in cui le termocoperte erano ancora di là da venire. Tutte le sue vittorie sono state conquistate con Yamaha, quindi è giusto chiedergli un parere relativo alla squadra ufficiale in SBK. Come pensa che andrà il 2020 per il team ufficiale?
"Credo che Yamaha possa lottare tranquillamente per il titolo: ha una squadra molto forte, con Toprak Razgatlıoğlu e Michael Van der Mark. Toprak è un pilota molto interessante, mi intriga vederlo diventare sempre più forte. Mi sembra che abbia un ottimo equilibrio naturale sulla moto, e mi ricorda molto Kevin Schwantz: non pensa troppo, agisce d'istinto o reagisce di riflesso. Van der Mark ha già vinto gare, e se riesce a trovare la giusta convinzione credo che possa salire sul podio in tutte le gare del 2020. Tutti i costruttori sono lì, stanno succedendo un sacco di cose e ci sono tanti ottimi team: una cosa è sicura, non ci annoieremo!"
Sarebbe bello tornare a vedere Wayne nell'ambiente che lo ha reso leggendario.