I racconti dei lettori: "malgrado tutto"...
Dopo un centinaio di chilometri decidiamo di percorrere una strada secondaria, quando decido di sorpassare un pick up che da qualche chilometro ci precedeva. L’auto andava veramente piano ma quando decido per il sorpasso, e apro il gas, la moto, prima ondeggia paurosamente, poi si mette per traverso e da li inizia una scivolata che dura diversi interminabili secondi.
Quando finalmente smetto di rotolare, cerco con lo sguardo Eugenia. Un tonfo al cuore: E’ distesa immobile a bocconi sull’asfalto! In un attimo sono da lei che lentamente si rialza. Senza dire nulla, ci uniamo in un lungo abbraccio fino a quando, quasi contemporaneamente, vediamo la moto tristemente adagiata su un fianco, con la ruota posteriore che è finita in un canaletto di raccolta dell’acqua piovana. Ci rendiamo conto che il viaggio finisce qui.
Nel frattempo il pick up ha fatto retromarcia e ci raggiunge per darci aiuto chiamando i soccorsi. Sta per fare il numero quando il lontano rombo di alcuni motori si trasforma nell’immagine di quattro angeli che, ripiegate le ali, parlottano con il tipo del pick up, lo convincono a non chiamare soccorsi, afferrano la capo da tutti i lati e in qualche minuto eccola di nuovo sull’asfalto.
Uno degli angeli raddrizza la borsa piegata, un altro prova ad accendere la moto che riprende immediatamente vita, un altro prova freno e frizione e con una pacca sulla spalla, ci annuncia trionfante: Tutto ok!
Gli angeli ripartono con un fumante burn out che lascia sull’asfalto diversi euro di gomma e siamo di nuovo soli a leccarci le ferite e a chiederci cosa fare.
Incominciamo con la conta dei danni. Per noi sembra tutto a posto, nulla di rotto! L’abbigliamento adeguato ha sopportato tutto il danno e a parte le tute antiacqua completamente lacerate, sembra che giacca e pantaloni in cordura siano del tutto integri. Quanto alla moto, nonostante l’ottimismo dell’angelo irlandese, sembra davvero in pessime condizioni: Il manubrio piegato all’ingiù, il cupolino rotto, il plexiglass segnato da profonde rigature, lo specchietto di sinistra disintegrato, la freccia sinistra spezzata in due, il paramani che penzola penosamente e la borsa laterale malferma. Non c’è da essere allegri!
Sto per darmi per disperato, quando un altro gruppo di motociclisti ci raggiunge, chiedo loro se possono aiutarmi. nel frattempo, utilizzando la dotazione di attrezzi sono riuscito a riportare il manubrio in posizione corretta: va meglio!
Aiutati dagli altri motociclisti raccogliamo i brandelli di caponord sparsi sull’asfalto e li mettiamo nel bauletto. Anche da parte dei nuovi venuti, grandi incoraggiamenti a ripartire e consigli su come raggiungere il primo paese che comunque è almeno a una trentina di chilometri.
Anche i nuovi venuti ripartono lasciandoci soli. Non ci sono alternative! Se la moto funziona dobbiamo raggiungere il primo luogo abitato e valutare cosa fare. Risalgo in moto, percorro alcune centinaia di metri, tutto sembra funzionare. Torno recuperare Eugenia e riprendiamo la strada fino ad arrivare al primo paese, dove riesco con del nastro a rimettere a posto la freccia che miracolosamente riprende a funzionare. Riprendiamo la moto con l’obiettivo di arrivare a Derry dove speriamo di trovare un meccanico dimenticando che domani è ferragosto.
Ad una sosta raccontiamo i nostri guai ad una coppia che è in giro su una Gold Wing e, viste le condizioni dei miei pantaloni antipioggia, mi regala i suoi e ci consiglia di proseguire verso Coleraine dove è certo ci siano almeno due officine. Vuol dire aggiungere altri 60 chilometri a questa giornata bestiale ma seguiamo il loro consiglio e arriviamo a Coleraine.
Fermiamo un motociclista e gli chiediamo informazioni. Lui ci fa da guida verso un concessionario Kawa e ci assicura che l’indomani sarà sicuramente aperto. Ci dà anche indicazioni per trovare un hotel, dove definitivamente troviamo conferma dei pochi danni da noi subiti che si riassumono in una grossa botta ciascuno.
In hotel ci rassicurano anche sul fatto che ferragosto nell’Uster non è festa per cui il meccanico sarà aperto e andiamo a dormire un poco più tranquilli
L’indomani alle dieci (qui si incomincia piuttosto tardi a lavorare) ci presentiamo dal concessionario che sta aprendo. Il boss prende in consegna la capo, ci dice che non c’è problema e che per l’una sarà pronta.
Ci mettiamo alla ricerca di capi di abbigliamento antiacqua per sostituire quelli distrutti nella scivolata e in un negozio per articoli sportivi, troviamo super scontati pantaloni e giacche. E’ già qualcosa!
All’una ci presentiamo a ritirare al moto. Lo specchietto è stato sostituito con uno recuperato da una Yamaha, il telaio della borsa riparato, il paramani installato. La freccia non ha potuto essere sostituita ma già così la capo ha tutto un altro aspetto. Avvolgo la freccia in un sacchetto di cellophane che stringo accuratamente con del nastro e mi pare di aver fatto quanto si poteva.
Il 16 agosto ripartiamo. Non abbiamo alternative se non quella di andare avanti e raggiungere il porto di Larne per prendere il traghetto per la Scozia ed eventualmente arrivare a Newcastle, in Inghilterra, ma il resto è un’altra storia
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Come in tutti i viaggi, siamo stati attratti dalla gente incontrata, persone che di fronte al viaggiatore rivelano il lato migliore. Su tutto però, ci sono piaciuti i motociclisti a volte conosciuti, spesso solo sfiorati e salutati con un frettoloso lampeggio o con un cenno della mano. E’ grazie al loro aiuto che abbiamo portato a termine questo viaggio. Strana e meravigliosa gente… i motociclisti.
Sergio