In viaggio con Camilla: "Val Taleggio, la piccola Svizzera"
Perché la moto non viene mai vissuta allo stesso modo da chi accelera e frena, scala dalla seconda alla prima, piega in curva con la sensazione di dover dimostrare di essere sempre all'altezza delle prestazioni della sua due ruote. Chi sta dietro, che sia un motociclista o solo un amante del mondo biker, non ha occhi che per quello che circonda la strada. L'ebbrezza della velocità, del motore che romba sono sensazioni che si condividono, ma i contrasti dei colori, gli anziani di paese che fissano curiosi le due ruote a volte sono visioni esclusive del passeggero.
L'uscita dall'autostrada A4 è Dalmine. Mentre si allontana la sede della Tenaris, leader italiano nella produzione di tubi d’acciaio, si avvicina la statale che lascia la pianura per salire verso le Prealpi Orobie. San Pellegrino, considerata la capitale della comunità montana della Val Brembana, accoglie il motociclista con quello charme da Belle Epoque decadente che contraddistingue un po' tutte le città termali. Come lo stabilimento dell'omonima acqua minerale che ricorda quello di Crodo in Val d'Ossola o quello di Pejo nel Parco Nazionale dello Stelvio. Sembrano tutte riproduzioni di un unico modello italiano di efficienza e compostezza.
San Giovanni Bianco è l'ultima cittadina prima di intraprendere la strada statale 25. Da qui incomincia la salita verso la Val Taleggio, la piccola Svizzera d’Italia. Il torrente Enna accompagna lo stretto percorso accidentato che costituisce l’orrido. Ripidi precipizi e improvvisi squarci di verde sono i compagni di viaggio della giornata. Il nome della valle deriva dall’attività che sin dall’epoca preistorica l’ha caratterizzata: l’allevamento del bestiame. Il dialetto del posto risente ancora oggi dell’influenza latina. L’epoca medievale è stata un susseguirsi di battaglie tra guelfi e ghibellini con l’intervento della casata viscontea e della Serenissima nella spartizione dei territori. La Val Taleggio, come la vicina Valle Imagna, presenta ancora le tracce della tipica architettura della zona. Gli edifici rurali a piode, in pietra calcarea locale, sono a pianta rettangolare con volumi semplici e lineari, organizzati su due livelli, per ospitare sia gli animali sia il fieno. Il tetto è composto di pietre spesse 6/7 cm ognuna, disposte orizzontalmente una sull’altra. Mentre si passa per Sottochiesa e Oda capita di scorgerne dei resti.
Per raggiungere Culmine San Pietro (1254 m), il confine con la Valsassina, si attraversano Taleggio e Vedeseta. Sono questi i comuni che hanno fatto la storia della vallata. Dal Medioevo sino alla Repubblica Cisalpina le due realtà territoriali hanno portato avanti identità culturali e religiose autonome. Pizzino, frazione di Taleggio, è la più antica località abitata della zona. Le prime attestazioni risalgono a prima dell’anno Mille. La parrocchia di Vedeseta è stata fino al 1995 sotto la diocesi di Milano perché sin dall’epoca carolingia questa piccola cittadina era appannaggio della famiglia Visconti. I traffici commerciali si sono sempre sviluppati sulla direttiva Vedeseta, Lecco, Milano, piuttosto che verso la Serenissima come capitò invece in altri paesi della Val Brembana.
Abbandonata Vedeseta, la strada per il biker si fa più stretta, sconnessa, priva di abitazioni. Un immenso faggeto accompagna le due ruote sino a Culmine San Pietro e al ristorante Belvedere. Un beagle un po’ sovrappeso – «Mangia troppo e ha il diabete», spiega il giovane cameriere – accoglie motociclisti, ciclisti ed escursionisti affamati che non rimangono delusi dalla cucina casalinga. Polenta in vari modi, selvaggina, gnocchi di zucca e funghi porcini in autunno suscitano l’apprezzamento dei tanti visitatori che affollano questo posto nelle giornate di sole.
La discesa verso la Valsassina è una gioia per gli occhi. I colori sono brillanti, le curve si rincorrono e la strada fino a Introbio sembra fatta apposta per essere vissuta sulle due ruote. Le macchine sono poche in questa domenica di inizio ottobre. Cortenova è una direttiva diversa rispetto alla statale che porta a Bellano. Si inerpica sui monti che affiancano la Sp62. L'ombra accompagna tutto il percorso accidentato, dove l'asfalto mette alla prova il guidatore, fino alla curva che abbaglia con la sua luce e il suo panorama. I due bracci del lago di Lecco e Como si incontrano sotto la Grigna. La vista sorprende motociclisti e automobilisti con sensazioni che ricordano l'inizio dei Promessi Sposi.
La domanda sorge spontanea: Alessandro Manzoni si sarà seduto qui per trarre ispirazione per il suo capolavoro? La Grigna, alle spalle, si staglia massiccia e rimanda con la memoria alla leggenda della nascita dei monti sopra Lecco, quando un dio punì l’orribile peccato di una donna guerriera che rifiutò l’amore di un cavaliere e per questo fu tramutata in roccia. Il paesino appena dopo, Esino Lario, è l’ultima roccaforte prima di scendere a riva. Il centro cittadino, che accoglie la sede dell’Ecomuseo delle Grigne, è stato scelto per l’incontro di Wikimania del 2016. La manifestazione, organizzata ogni anno da Wikipedia, raccoglie tutti i collaboratori dell’enciclopedia in un unico luogo per una sette giorni dedicata alla multimedialità.
Mentre il viaggio sta per arrivare alla fine, la strada si fa dritta, perde il movimento delle curve e diventa una piacevole corsa parallela al lento rollio del lago. Varenna, Fiumelatte, Lierna sono immagini veloci per chi deve tornare a casa. Superato Lecco, la statale del lago di Como e dello Spluga riporta in pianura, lascia alle spalle il bacino d’acqua e spinge verso la Brianza. Il sole scende all’orizzonte. I 250 chilometri sono fatti. Mancano solo sei giorni a un nuovo tour.
Camilla Colombo
Posti molto belli da cui proveniva la mia famiglia per parte materna, percorsi in lungo e in largo in gioventu' con la moto da regolarita'. Ebbi la fortuna di conoscere Imerio Testori ed i suoi fratelli a S. Giovanni Bianco. e di andare con loro per mulattiere. Bei tempi, si mangiava pane e moto.