Motorbye: viaggio in moto in Sud America - Pt. 2
Ci dà il benvenuto la frenesia di Copacabana, meta turistica che si affaccia sulle rive dell'immenso lago Titicaca. Qui inizia la nostra disperata ricerca di un alloggio, che riusciamo a rimediare faticosamente, soprattutto per la totale assenza di garage per la moto. Cullati dalle curve e dalle onde, raggiungiamo la riva opposta del lago grazie ad un traghetto che veste orgoglioso il suo tricolore. Arriviamo a La Paz: dall’alto ci sorprende l’infinita distesa di case e palazzi che la compongono, dal basso la consueta ricerca di un alloggio con parcheggio in mezzo al totale caos cittadino, dove migliaia di banchetti con ogni genere di mercanzia fanno avanzare il traffico con estrema difficoltà. Troviamo un hotel non distante dalla zona centrale: la condizione dei sanitari è alquanto precaria, l’acqua calda è inesistente e gli infissi lasciano entrare tutta l’aria fredda e il rumore assordante che una grande città riesce a generare durante le ore notturne. Perlomeno, la moto dorme al sicuro.
La mattina seguente la dedichiamo alla leggendaria strada dai celebri strapiombi ai margini della giungla, meglio conosciuta come Carretera de la muerte. Fortunatamente ne usciamo vivi, anche se un violento e interminabile acquazzone ci sorprende sulla strada del ritorno. Tra timidi fenicotteri e distese di lama dalle teste cotonate, scivoliamo audaci sulla strada verso Uyuni, dove ci attende il tanto desiderato specchio salato: tentiamo una visita su due ruote, ma ci rendiamo subito conto che la quantità di acqua è più che sufficiente a rendere l’attraversamento del Salar impossibile. Decidiamo così di affidarci ad un tour operator, che con l’ausilio di un 4x4 riesce a farci immergere completamente nei desertici paradisi boliviani, dove dominano natura e silenzio. Passiamo tre giorni a riempirci gli occhi di colori e il cuore di emozioni, e con i vestiti pieni di sale ci perdiamo nei paesaggi lagunari dipinti dai minerali, beviamo mate alle luci dell’alba e nuotiamo circondati dalla neve. Proprio a causa di quest’ultima siamo costretti ad accorciare il giro turistico, e completamente soddisfatti ritorniamo ad Uyuni sognando docce calde. Ci incamminiamo verso Villazòn, sede della dogana tra Bolivia e Argentina. Ci svuotiamo le tasche di bolivianos, sicuri di abbandonare il Paese, ma l’interminabile coda allo sportello ci convince facilmente a tentare la fuga il giorno seguente.
Ci svegliamo all’alba, e alle sei del mattino siamo già in dogana: noi e altre centinaia di persone in attesa per lo stesso motivo. La completa disorganizzazione delle pratiche doganali e la totale incompetenza del personale addetto ci trattiene alla frontiera per più di sei ore! Riusciamo comunque ad approdare in Argentina, salutando la Bolivia con meno dispiacere del previsto, e ci inoltriamo tra polvere e sassi per raggiungere Humahuaca, sede della famosa montagna dai quattordici colori: questo arcobaleno naturale ci stupisce totalmente e ci porta felici fino a Tilcara, dove per la prima volta ci accampiamo, e tra tende e fornelli trascorriamo una calda serata che profuma d’estate. Proseguiamo alla volta del Cile attraverso il passo de Jama, che ci regala morbide curve e distese salate.
Le procedure di frontiera stavolta risultano di gran lunga più semplici e veloci, data l’efficiente organizzazione doganale. Arriviamo a San Pedro de Atacama attraverso una strada desertica e suggestiva, dalle montagne dipinte dal vento. Qui l’estate si fa sentire a tutti gli effetti, e noi la rendiamo partecipe della nostra avventura con un piacevole tuffo in piscina.
Nei prossimi giorni zigzagheremo tra Cile e Argentina, ansiosi di brindare al nostro primo mese on the road! Seguiteci su www.motorbye.com
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risa60, Canzo (CO)Non c'è molto da dire, Bellissimoooooooooo