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Planet Explorer 8 - Ireland - Day 5

- E più viaggiamo nella costa ovest dell’Irlanda e più ci innamoriamo di questo paese. C’è poco da dire l’Irlanda è proprio bella quanto affascinante, ma non una bellezza da clichè, da immagini da cartolina, quanto piuttosto da wild-west autentico, dove lo spirito selvaggio della natura continua a sopravvivere nonostante l’uomo

Oggi siamo al nostro quinto giorno di viaggio e, dopo una collezione di sole e cieli dipinti di blu, finalmente riusciamo a vedere un po’ di quel tempo di cui tanto si parla. Intendiamoci niente di che, giusto un po’ di nubi grigiastre ed una spruzzatina d’acqua, così lieve da non indossare nemmeno la giacca impermeabile. L’itinerario di oggi ci porta a sud, verso la contea di Clare e, ovunque volgiamo andare, il passaggio obbligato è per Galway. Che sicuramente resta una città vivacissima, con un centro attraente e colorato, sede di un’importante università e meta di molti turisti. E dove si parla pure il gaelico. Ma già attraversarla significa passare almeno una dozzina fra semafori e rotatorie, con code interminabile anche in orari fuori punta. Decisamente non fa per noi. Visto che abbiamo un po’ di tempo a disposizione ci concediamo un assaggio di fuoristrada, con strade bianche e ciottolati in pietra che si inerpicano nelle montagne del Burren, mostrandoci un volto insolito ma reale, fatto di enormi pascoli recintati in pietra dove gli animali sembrano vivere in un salotto tappezzato di verde e dove i pastori sembrano quasi inesistenti.
Posizionando la sella in modalità “low” l’Africa Twin è gestibile in quasi ogni situazione anche grazie ad un baricentro relativamente basso, l’unico elemento che inevitabilmente si tocca, in certi passaggi, sono le valigie. La puntata di oggi è dedicata alla morfologia di questo territorio per cui, prendendo una diramazione della R380 ci fermiamo ad Aillwee, una delle grotte carsiche del Burren formatasi per effetto dello scioglimento delle acque glaciali che, erodendo il terreno, hanno scavato un fiume sotterraneo. Ad onor del vero non sono poi così straordinarie come ci vogliono far credere le guide; stalattiti e stalagmiti sono rare e le vere concrezioni, quelle quantomeno visibili, scarseggiano. Proseguiamo la nostra marcia per visitare un altro sito, Poulnabrone, situato all’interno di un plateau di calcare carsico a 150 metri sopra il livello del mare. E’ qui, in questo mare di pietra, che i geologi hanno ritrovato tombe risalenti a 5.000 anni fa con i resti di ben 30 famiglie.

Abbassando decisamente la nostra media di percorrenza in meno di 160 chilometri arriviamo a Doolin, una cittadina così graziosa che sembra spuntata fuori da un libro di fiabe irlandesi. Questa è sicuramente una meta da trascorrervi un paio di giorni almeno e, se vi capita di passare una notte all’Aran View, un bed&breakfast che svetta in una posizione dominante sull’oceano, sicuramente avrà un sapore speciale. Come speciale è il cibo che si gusta al McGunn’s, un pub affollatissimo dove l’atmosfera è quella più vera e genuina irish. Doolin deve la sua fama e la sua straordinaria crescita economica a due fattori turistici molto importanti: il fatto di avere il collegamento preferenziale alle isole Aran, che visiteremo nella puntata di domani, e di essere a meno di 10 chilometri da una meraviglia naturale assoluta. Le Cliff of Moher. Per chi ama natura e paesaggi maestosi credo che esista al mondo ben poco di superiore a questa visione d’insieme. Chiudete gli occhi e provate ad immaginare per un istante una dorsale che corre per 8 chilometri di lunghezza e che, dall’alto dei suoi 250 metri, si tuffa a strapiombo nelle acque dell’oceano Atlantico. Con la fantasia sarete così arrivati anche voi nelle scogliere di Moher.


Testo e foto di Luca Bracali
Video di Danilo Musetti

  • tranquilcool
    tranquilcool, Soliera (MO)

    bel viaggio, l'unico appunto, almeno per me, è che manca l'elemento umano. gli incontri fanno da elemento di congiunzione tra il viaggiatore e il paese.
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