Viaggi in moto: Pirenei Centrali e non solo...
6 Luglio 2013
Partenza al mattino verso le 9 (con mia moglie vige l’accordo “niente levatacce belluine durante le vacanze” ): A11 Firenze-Mare, A12 fino a Genova, A10 con uscita a Savona per imboccare la A6 e infine la A33 con uscita a Fossano. Da qui ci siamo diretti verso Sampeyre e Pontechianale per valicare le Alpi Cozie sul Col dell’Agnello. La strada che conduce al passo è paesaggisticamente imponente e motociclisticamente molto impegnativa. Man mano che si sale è un susseguirsi di tornanti stretti che si avvolgono su ripide pendenze che mettono a dura prova le braccia, specie se carichi e con moglie a seguito come lo ero io. Si sale circondati da vette maestose e da severi pratoni costellati di rocce. Quello che riporto sul paesaggio è più che altro una memoria di dieci anni fa visto, che questa volta, purtroppo, ci arrampichiamo avvolti nella nebbia e una volta in cima la lapide che recita “2744m slm” è praticamente invisibile! Un freddo cane con umidità in sospensione nell’aria che non riusciamo a capire se sia pioggerella o nebbia condensata. La visiera del casco è costantemente costellata di goccioline che peggiorano ulteriormente la già scarsa visibilità. Proseguiamo imperterriti e, per fortuna, il lato francese ci accoglie con un tempo in netto miglioramento e con le marmotte che più volte ci attraversano la strada.
Percorriamo una bella e tortuosa strada all’interno del Parc Naturel Régional du Queyras fino a raggiungere Guillestre fra gole inforrate e panorami a picco su canyon di roccia.
Sempre seguendo strade poco trafficate costeggiate da bacini artificiali e maestosi torrenti (Regione della Drome) arriviamo la sera verso le 19 a Vaison la Romaine, una pittoresca cittadina arroccata su un’ansa del torrente Ouveze, con belle mura medievali, un ponte romano, e che mostra ancora vestigia del periodo gallo-romano.
Dormiamo in un bel B&B e ceniamo divinamente in paese.
Percorsi in totale 664 k.
7 luglio
Ripartiamo verso le 8 del mattino da Vaison la Romaine in direzione del Mont Ventoux: storica meta del Tour de France che, con i suoi 1911m slm, è la vetta più alta della Provenza. Il primo resoconto di una ascesa alla sua cima è stato scritto niente di meno che da Francesco Petrarca che durante il suo soggiorno Avignonese (per l’esattezza a Carpentras dove la famiglia si era trasferita nel 1311) nel 1336 decise di cimentarsi in questa impresa seguendo il boscoso versante nord.
Noi, più comodamente, siamo arrivati alla vetta in moto: la strada invita al divertimento! Pochissimo traffico, ottimo fondo stradale, curve ben tagliate. Mentre mi godevo la guida (allegra) in mezzo a verdi boschi ecco che mi trovo davanti una macchina della Gendarmerie che procedeva rispettando i limiti: mi rassegno e mi metto dietro (#*§!!!@#$!!!). SORPRESONA!!!! La Gendarme alla guida, sporge il braccio e mi fa segno di passare… incredibile e impensabile in Italia! Devo comunque segnalare che i motociclisti sia in Francia che in Spagna sono molto rispettati. Se il conducente di un’auto si accorge di avere una moto dietro, in genere si tira da parte per permettere ed agevolare il sorpasso in tutta sicurezza. Un civile comportamento del tutto assente nella nostra amata penisola.
La vetta del monte è una spianata irta di antenne e di tralicci e vi si può trovare un banchetto che vende salumi e formaggi, specialità della zona. Mia moglie mi ha dovuto trascinare via a suon di frustate perché io ci avrei fatto dentro un bel tuffo carpiato con doppio avvitamento!
La particolarità del monte (oltre alla spettacolarità del paesaggio e della strada) è che è uno spartiacque tra due zone climatiche completamente diverse e questo si riflette sulla sua vegetazione: verdissima sul versante nord e totalmente assente su quello sud. Il Mistral sulla sommità del monte supera spesso i 160km/h e nel marzo del ’67 raggiunse i 313km/h.
Discesi sul versante opposto e quasi completato un anello, arriviamo a Carpentras per proseguire per Avignone e poi imboccare l’autostrada A9 fino a Narbonne. Qui ci immettiamo sulla A61 in direzione Tolosa, dove deviamo sulla A64. Uscita a Tournay dove prendiamo la D20 per valicare il Col du Tourmalet (Pirenei - 2115m slm) e arrivare a Barèges, nostra meta. Arriviamo però a Bagneres de Bigorre e troviamo tutto completamente bloccato con Gendarmeria e polizia che controllano i varchi dai quali nessun mezzo motorizzato può passare. Ci informiamo da alcuni BMWisti spagnoli e questi, imprecando, ci dicono che sta passando il Tour de France. Niente da fare, ci armiamo di pazienza e ci mettiamo ad aspettare. Macchine di sponsor, televisione, pullman e mega-camper attrezzati formano muri impenetrabili e comunque ben guardati dalla Gendarmeria. Passano finalmente i ciclisti (scendevano dal Tourmalet), iniziano a diradarsi i camper, i pullman e quant’altro, ma ancora non ci fanno passare: dobbiamo ancora attendere che il Presidente Francese (che era lì per il Tour) se ne vada con il suo entourage.
Finalmente partiamo e ci accingiamo alla salita del Tourmalet: passo severo che vuol vedere "l’uomo" e che ci ha riservato una sorpresa vicino alla sua sommità. Ebbene, non lo sapevamo, ma un paio di settimane prima del nostro arrivo, si era abbattuto in zona un terribile nubifragio che ha provocato gravi alluvioni ed esondazioni di corsi d’acqua. Molte strade e ponti sono stati letteralmente portati via e distrutti e alcuni paesi isolati. Come conseguenza di ciò il passo era chiuso per impraticabilità sul versante opposto al nostro.
Siamo tornati indietro e dopo aver chiesto informazioni su dove dormire a dei gentilissimi Pompieri in un paesetto alle falde del passo, ci siamo fermati a dormire a Bagneres de Bigorre, in un decadente ma dignitoso albergo termale (a quanto pare in passato le terme erano la principale attrazione della cittadina, oggi miseramente decaduta).
Percorsi in totale 600 km.
8 – 10 Luglio
Siamo rimasti in zona, cambiando “campo base” spostandoci a Gavarnie, in un simpatico alberghetto con camera (mansardata) con bagno a 40 € a notte in due! Molto bella la strada che da Lourdes conduce a Gavarnie. La si percorre con sullo sfondo i picchi innevati dei Pirenei per poi entrare in magnifiche ed ombrose gole con torrenti profondamente incassati. Strada anche qua ottima che “invita”.
La caratteristica di Gavarnie è di essere circondata da picchi di 3000 metri perennemente innevati, disposti a formare dei “Cirques” (anfiteatri morenici). Il bordo del principale di questi Cirques è a 4-500m a picco sul fondovalle e ne piombano giù innumerevoli e spettacolari cascate generate dai ghiacciai sovrastanti. La più grande di queste, la “Grande Cascata”, ha un'altezza di 422 metri e fa il salto più alto di tutta l'Europa. Altre escursioni portano a laghi glaciali, torrenti, alpeggi, il tutto all’interno del parco naturale e al confine con la Spagna.
Anche qua abbiamo visto innumerevoli marmotte, ma la cosa più bella è stata avvistare una femmina di camoscio dei Pirenei. Molto emozionante è stato anche, mentre rimiravamo le vette spagnole stando sul crinale al confine, essere sorvolati a bassa quota da un maestosissimo Gipeto, un enorme avvoltoio dalla testa bianca con quasi 3 metri di apertura alare!
Per effettuare una delle varie escursioni (Lac du Gaube – Escursione semplice ma molto bella fra lago e cascate), siamo passati da Cauteret: anche qui strada completamente distrutta dalle inondazioni delle settimane passate. Per non isolare il paese hanno ricavato un percorso alternativo su strada bianca. E’ una specie di “X” con un ramo per percorrerla in un senso e un ramo per l’altro: all’incrocio dei due rami c’è un semaforo per regolare il transito. All’andata un po’ di coda e un po’ di polvere ma nessun problema. Al ritorno, nel pomeriggio, troviamo una coda interminabile (già sullo sterrato) e tutti completamente fermi. Chiediamo un po’ di informazioni e ci viene detto che, a causa di lavori in atto, per motivi di sicurezza, la strada era stata chiusa e sarebbe stata riaperta solo alle 18.30 (mancava più di un’ora!!!). Pazienti ci siamo messi ad aspettare fino a quando la signora della macchina davanti a noi ci chiede perché, visto che siamo in moto, non passiamo avanti. Le rispondo facendole vedere le borse (2 kappa da 47 lt) e dicendole che non ho spazio sufficiente per passare. Allora lei va alla macchina e si tira di lato e inizia un passa parola per il quale tutta la fila (quasi 1 km) si tira da parte! Io tolgo la borsa destra (visto che dovevo passare da sinistra), la monto sul portabauletto e passo portandomi in “pole-position” sulla coda. Io continuo a rimanere piacevolmente stupito di questa educazione stradale che, ribadisco, è totalmente assente dalle nostre parti.
11 luglio
Direzione Barcellona, partenza ore 8.30. Abbandoniamo a malincuore le spettacolari vette che ci hanno fatto compagnia nei giorni passati e, percorrendo il Col d’Aspin (altra tappa del Tour – 1489m slm), arriviamo ad Arreau da dove iniziamo la salita per raggiungere, a quota 1820m slm, il tunnel di Bielsa (lunghezza 3km, senso unico alternato) che ci permetterà di entrare in Spagna, nella regione Aragonese. La strada è bella e interessante, anche se abbiamo dovuto fare attenzione perché era sporca di ghiaia a causa di lavori manutenzione. Sbucati dal tunnel, siamo passati dal verde “totale” del versante francese dei Pirenei al rossiccio ferruginoso del più secco versante spagnolo. La strada in Aragona è ottima e bella paesaggisticamente (costeggia gli immensi bacini artificiali del Enbalse de Medianoe del Embalse del Grado I).
Ci dirigiamo verso la A22 per Lleida e da qui imbocchiamo la A2 per Barcellona: noiosissima guida autostradale con limite a 120km/h e autovelox vari. Una settantina di chilometri prima di Barcellona ci becchiamo un assurdo temporale estivo che ci inzuppa come spugne sotto la doccia! Arriviamo a Barcellona alle 17.30 e ci dirigiamo al porto dove acquistiamo i biglietti per il traghetto della notte per Minorca (partenza alle 23, ottime poltrone tipo classe business in aereo, totalmente abbattibili con poggiapiedi che le trasforma in comodi divani sui quali abbiamo dormito profondamente fino allo sbarco.)
Percorsi in totale 500 km.
12 – 19 luglio
Permanenza a Minorca in località Es Fornells. Isola meravigliosa, di piccole dimensioni, con ottime strade. Un'isola fatta a mezzaluna, percorsa da una estremità all’altra (Ciutadella – Mahon) da una bella strada (Me-1), per una lunghezza di ca 50km. Premettendo che ovunque si vada sull’isola siamo in presenza di un mare cristallino dai colori da trip di LSD, la parte nord presenta una costa più arida a causa dei venti che la battono, con rocce e sabbia che vanno dal dorato al rossiccio in alcuni punti quasi nero; la parte sud è invece verdissima con i pini e la macchia mediterranea che arrivano fin sulla spiaggia e gli scogli. I colori della roccia e della sabbia, su questo lato, sono molto chiari, praticamente bianchi.
La spiagge riportate sulle guide sono ovviamente le più affollate, ma dipende anche dalla stagione, e comunque tutte le spiagge offrono sempre comodi parcheggi (sempre aperti e gratuiti per le moto), attrezzati con servizi e raccolta differenziata dei rifiuti. Quasi tutti hanno personale che vigila e che ne regola l’accesso che, una volta raggiunto il numero massimo di presenze, viene chiuso alle auto. Sulle strade che si diramano verso le spiagge sono presenti display con semaforo che informano sullo stato di occupazione dei vari parcheggi.
Le spiagge vanno da incantevoli calette incassate nella scogliera a spiaggioni chilometrici come nella zona fra Sant Tomas e Son Bou.
Molto carina Ciutadella, merita una veloce visita ma non consiglio di fermarsi a mangiare: si mangia meglio e si spende meno nelle altre località dell’isola. DeludenteMahon, ma comunque non si può non andarci, anche solo per ammirare il profondo fiordo che accoglie il porto naturale (si dice) più grande di Europa e secondo solo a Pearl Harbour.
La cucina minorchina è ottima, sia che si scelgano piatti di terra che di mare. Una curiosità: Minorca è produttrice di un ottimo gin e il gin and tonic alla minorchina è sublime!
Il punto più alto dell’isola, dal quale si gode un bel panorama che la comprende tutta, è il Monte Toro, alto “ben” 350m slm. Sulla sua sommità, sotto antenne e tralicci, ci sono un piazzale panoramico ed un grazioso e bianchissimo santuario dedicato alla Vergine (detta appunto del Monte Toro) e legato al ritorno del cristianesimo sull'isola nel XIII secolo.
Per gli interessati, ci sono sull’isola vari siti archeologici risalenti al periodo neolitico, con tipiche steli funerarie e sepolture a “nave capovolta”.
20 luglio
Ritorno – Imbarco a Ciutadella alle 10.00 del mattino su aliscafo veloce, sbarco a Barcellona (fra ritardi vari) alle 16.00.
Decidiamo di partire in direzione Italia, seguendo l’autostrada costiera che ininterrottamente unisce Spagna, Francia e Italia. Non ci poniamo obiettivi (è sabato) e quando saremo stanchi ci fermeremo a dormire da qualche parte. E’ andata a finire che siamo arrivati a Firenze alle 3.30 del mattino del 21, con tappe solo fisiologiche e di rifornimento… niente male per due ultracinquantenni!
Percorsi in totale 1.100 km.
Paesi: Italia - Francia - Spagna
Partenza/Tappe/Arrivo: Firenze - Col Dell'Agnello - Mont Ventoux - Pirenei Centrali - Minorca
Durata viaggio/km percorsi: 2 settimane/4200km
Moto usata: Yamaha XT1200 Super Teneré del 2010.
Alessandro Serraglini