C’è tanta SBK nella vittoria Ducati del Red Bull Ring
La doppietta Ducati al Red Bull Ring è stata salutata con gioia da tutto il movimento motociclistico italiano, perché ha suggellato il ritorno alla piena competitività di un marchio storico, legato da sempre a filo doppio con le competizioni. E’ stata la vittoria del lavoro, della tenacia e della passione, quella passione che da sempre anima chi lavora a Borgo Panigale. Non per niente nelle interviste post gara tutti i componenti del team Ducati hanno ringraziato i ragazzi che in azienda hanno lavorato nell’ombra, senza mai risparmiarsi.
Dopo il trionfo austriaco i tempi cupi del dopo Rossi sembrano lontanissimi, ma in realtà sono passati solo tre anni dal 2013, da quando per risollevarsi dalle macerie di un periodo negativo, i vertici della casa italiana decisero di affidarsi a chi aveva il marchio Ducati stampato nel cuore e nel proprio DNA.
Si era perso quell’affetto per il marchio e per la storia Ducati che erano sempre stati la base per i trionfi delle rosse sulle piste di tutto il mondo. Era il momento di richiamare la vecchia guardia, che aveva portato in alto la bandiera Ducati in Superbike
Il primo ad essere richiamato fu Paolo Ciabatti che aveva lavorato in Ducati dal 1997 al 2007, anno nel quale decise di lasciare il proprio ruolo di Direttore del Programma SBK per passare a quello di Direttore del mondiale SBK per la Infront Motorsport dei fratelli Flammini. Ma nel 2013, quando il mondiale delle derivate passò alla Dorna, il manager piemontese rispose con entusiasmo alla richiesta di Borgo Panigale di ridare un’identità e nuove motivazioni al reparto corse della casa italiana.
L’anno successivo fu la volta di Davide Tardozzi, che con il proprio lavoro e la propria esperienza aveva contribuito a portare a Borgo Panigale i mondiali di Fogarty, Corser, Hodgson, Toseland e Bayliss. Se si esclude la sua parentesi con la BMW, iniziata e conclusa nel 2010, Tardozzi è da sempre uomo Ducati e quindi chi meglio di lui poteva incarnare il ritorno della passione per le rosse italiane? Davide venne nominato responsabile del coordinamento organizzativo e logistico del team, alle dirette dipendenze di Ciabatti, che da Responsabile del Progetto MotoGP era nel frattempo diventato Direttore Sportivo di Ducati Corse.
A questo punto la squadra era quasi completa, mancava chi si prendesse il gravoso onere della direzione tecnica, orfana dell’ingegner Preziosi. Era venuto il momento di pescare ancora in Superbike e di arruolare Gigi Dall’Igna, strappandolo all’Aprilia, casa con la quale l’ingegnere con il pizzetto bianco aveva trionfato nel mondiale delle derivate, rendendo quasi imbattibile la RSV4.
Il resto della storia è sotto gli occhi di tutti. Gli appassionati del marchio Ducati, ad iniziare dagli oltre 80.000 che nel recente WDW hanno confermato il loro amore per la casa italiana, sperano di rinverdire con Jorge Lorenzo i mondiali GP di Stoner, mentre chi segue ed ama la Superbike spera che Ciabatti, Tardozzi e Dall’Igna riportino la casa di Borgo Panigale ai vertici del campionato dal quale sono partiti per la loro fantastica avventura.
A differenza di Aprilia, per Ducati l’impegno in MotoGP non è andato a discapito di quello in Superbike e sono certo che sia ancora tanta la voglia di tornare a dettar legge nel campionato dove è nato il mito delle rosse. Lasciamo quindi lavorare il trio delle meraviglie e soprattutto l’ingegner Dall’Igna, mago del quattro cilindri...
Primo: la ritrovata competitività è ancora lontana, Ducati vince su una pista dove non si era mai corso, in tutte le altre per ora hanno continuato a vincere Honda e Yamaha. Se con una vittoria si dimentica subito degli ultimi 8 anni di sofferenze siam messi male.
In ben due/tre anni la Suzuki ha costruito una moto dal nulla e non di rado si piazza davanti alle Rosse quindi non mi sembra si sia fatto qualcosa di straordinario.
I meriti della vittoria e del lavoro vanno riconosciuti, ma se non ci sarà qualche vittoria al di fuori del RedBull Ring non sarà cambiato molto.