Valentino Rossi: la carriera e i cambi di casacca
Valentino Rossi debutta nel motomondiale nel 1996, sulla scorta di un bel terzo posto assoluto nell'Europeo 125, in sella ad un'Aprilia privata che gli va presto stretta: con risultati di primo piano (compresa una vittoria a Brno) si conquista, l'anno successivo, il passaggio al team ufficiale dove conquista il titolo iridato. Nel 1998 passa alla 250, dove fa esperienza il primo anno per poi conquistare il titolo quello successivo.
Il passaggio alla Honda
Il 2000 segna il suo primo addio, quello ad Aprilia: la casa di Noale non dispone di una 500 competitiva, e Honda gli offre il team di Michael Doohan - una struttura privata ma con moto ufficiale - dopo il ritiro del campione australiano. Il copione resta invariato: il primo anno Rossi fa esperienza (conquistando due vittorie) e nella stagione successiva, nel 2001, entra nel team interno Repsol conquistando l'ultimo titolo iridato della 500 e riportando i colori italiani alla vittoria nella massima categoria dopo un digiuno che durava da 18 anni.
Con il cambio di regolamento e l'avvento della MotoGP, il binomio Rossi-Honda diventa imbattibile: 20 vittorie e due titoli iridati in due anni, prestazioni che però non bastano a fare sì che Valentino si senta apprezzato come merita da parte della casa di Tokyo, da cui viene considerato, parole del campione del mondo, "un semplice impiegato". Da qui il clamoroso divorzio che lo porta a comporre la squadra con cui raccoglierà il maggior numero di successi.
L'era Yamaha
Nel GP di Valencia, l'ultimo della stagione 2003, arriva l'annuncio che ufficializza quello che tutti ormai sapevano ma a cui qualcuno ancora non voleva credere: Rossi abbandonava Honda, la casa con cui aveva dominato le ultime tre stagioni, per passare alla Yamaha, la cui M1 non era stata capace di salire una sola volta sul podio nel corso di quell'anno. Ma Rossi sapeva qualcosa che a molti era sfuggito: l'avvento di Masao Furusawa a capo del progetto MotoGP aveva profondamente cambiato la situazione tecnica, e la Yamaha si trasformò presto in moto molto competitiva.
Nove vittorie nel 2004 - fra cui quella, al debutto, di Welkom - gli fruttano il titolo iridato e il privilegio di essere, assieme ad Eddie Lawson, l'unico pilota ad aver vinto due titoli mondiali consecutivi con due marche differenti nella massima categoria. Nel 2005 replica l'impresa con un dominio schiacciante: 11 vittorie e titolo mondiale. Non va altrettanto bene nel 2006, quando moto e pneumatici cedono diverse volte, e la beffa finale di Valencia - l'unico errore della stagione di Rossi - lo costringono a cedere il titolo a Nicky Hayden.
La formula 800
Ancora peggio va con l'avvento della nuova formula da 800cc: la Yamaha si dimostra fragile e non molto competitiva, e Rossi viene nuovamente sconfitto da Casey Stoner e dalla sua Yamaha. La riscossa arriva nel 2008, con il passaggio alle gomme Bridgestone e il nuovo impulso allo sviluppo della M1 - Rossi conquista due titoli consecutivi, pur con la sempre più ingombrante presenza di Jorge Lorenzo all'interno del proprio box. Nel 2010, un infortunio alla spalla in allenamento con la moto da cross e il successivo incidente al Mugello, che costringe Rossi a saltare tre gare (Valentino non aveva mai perso un GP dal suo debutto nel mondiale) consegnano il titolo a Jorge Lorenzo su un piatto d'argento. Al termine della stagione, con Masao Furusawa che mantiene i propositi di pensionamento e il più pericoloso degli avversari dentro casa, ormai saldo nel ruolo di prima guida nonché riferimento futuro Yamaha, Rossi si ritrova nella situazione del 2003. E compie un altro, clamoroso, cambio di casacca.
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