Moto3. Intervista a Tonucci, bronzo a Motegi
Alessandro Tonucci, terzo a Motegi. In Italia qualcuno starà pensando che è un sogno.
«Anche io lo penso. È stata una gara bellissima, già da venerdì sapevamo di poter far bene, perché la pista mi piace e stiamo lavorando molto bene. È molto importante per me perché da due anni, da quando sono entrato nel Mondiale ho avuto tante difficoltà, non sono mai riuscito ad esprimermi, invece adesso mi sento bene e so di poter fare bene anche nelle prossime gare».
E’ stato difficile mantenere la calma in questi due anni?
«Sì in alcuni periodi è stato veramente difficile, però se si pensa che abbiamo fatto tanti sacrifici, io e la mia famiglia, bisogna tener duro sempre e cercare di fare il massimo fino a quando non si ritorna a fare quello che si faceva prima».
In questa stagione hai iniziato in modo un po’ difficile però sei cresciuto costantemente.
«All’inizio della stagione, nei test invernali, mi sono rotto una caviglia, e quello mi ha pesato un po’. Sono arrivato in Qatar che mi ero appena rimesso in piedi. Dopo, per un insieme di cose, non siamo mai riusciti ad emergere in una gara dove far bene. Nel week-end di gara i tempi buoni venivano fuori però poi non c’era il passo e non riuscivo mai a concretizzare. Ultimamente invece abbiamo fatto l’ultimo step che oggi si è realizzato, ma dobbiamo continuare ad andare avanti».
Hai Fenati al tuo fianco che ha iniziato alla grande, ha vinto anche un GP. E’ stato un momento difficile per te?
«No, difficile no. Ma è chiaro che il compagno di squadra che va più forte è anche uno stimolo. Adesso andiamo avanti gara per gara, lui è forte, magari la prossima ce la giocheremo insieme».
Alessandro, fai un riassunto della tua carriera.
«Ho iniziato con la moto da cross a 8 anni. A 11 sono passato alle minimoto e a 13 è venuto fuori il trofeo JuniorGP della Federazione e da lì, sulle ruote alte, sono cresciuto e mi hanno preso nel team del campionato italiano JuniorGP Aprilia. Nel 2009 sono arrivato secondo all’italiano e all’europeo. Nel 2010 avevamo tutte le carte in regola per vincere l’italiano poi a me hanno dato fastidio le condizioni di bagnato su cui veramente correvo in modo pietoso. Le poche gare sull’asciutto le ho vinte tutte, ma ho perso l’italiano. Nel 2011 sono passato al mondiale».
Il primo podio te lo immaginavi così?
«Ma, non ti so dire come lo immaginavo, non ho delle idee chiare».
Com’è la tua vita al di fuori delle piste?
«Vivo a Mombaroccio, in provincia di Pesaro. Ho smesso purtroppo l’anno scorso di andare a scuola, facevo il liceo scientifico. Durante il giorno mi alleno e vado in bici».
I tuoi genitori?
«Mio babbo fa il commercialista e mia mamma fa la casalinga».
Sono stati loro a portarti nel mondo delle corse?
«Mia mamma aveva la moto quando aveva 16 anni (un Benelli 125 quattro tempi), mio babbo non ha idea di come sia fatta una moto. Ma non sono stati loro ad avvicinarmi alle corse. Al mio paese c’è un mio amico, Muratori, corre in Motocross, e suo padre ha fatto anche la Dakar. Quando eravamo piccoli mi ha fatto provare la sua moto da Cross, poi ho iniziato a correre, poi le minimoto e tutto il resto…».
Studiare si, ma meglio
Però non sprecare tempo al liceo che ti obbliga a dover poi andare all'università.
Iscriviti ad un istituto tecnico che si possa conciliare con le attività che svolgi in pista e nei box in modo poter integrare la tua esperienza maturata sul campo con le teoria della scuola.
Solo così ti gioverai da subito di nozioni utili ad un pilota ed alla fine avrai in mano delle competenze spendibili nel mondo del lavoro.
In bocca al lupo per la tua carriera di pilota.
nessun problema