Analisi

MotoGP: 2011-2021, dieci anni di piloti italiani

- Dal deserto lasciato dalla morte del Sic, passando per la nascita dell’Academy VR46 fino ai Mondiali vinti da Morbidelli, Bagnaia, Dalla Porta e Bastianini. Manca l’ultimo obiettivo: la vittoria in MotoGP. Dopo aver toccato il fondo nel 2013, c’è stata una positiva inversione di tendenza
MotoGP: 2011-2021, dieci anni di piloti italiani

Il 23 Ottobre 2011 lo sport italiano perde Marco Simoncelli, erede, quantomeno a livello mediatico, di Valentino Rossi. E’ proprio da quell’anno che partiamo per ricostruire la storia dei piloti italiani negli ultimi dieci anni. Nel 2011 la situazione piloti in Italia è abbastanza drammatica. Proprio con Simoncelli, Valentino Rossi aveva abbozzato l’idea dell’Academy, che tante soddisfazioni ha dato in questi anni e promette di darle in futuro: “Abbiamo creato l'Academy in suo onore – ha detto tempo fa Rossi - perché è stato il primo pilota che abbiamo aiutato”.

Alla fine di quell’anno, salutava il professionismo Loris Capirossi, 3 volte campione del mondo nelle classi minori. In MotoGP gli altri italiani sono Rossi su Ducati e Dovizioso, in sella a una delle tre Honda ufficiali. Il mondiale viene vinto dall’australiano Casey Stoner su Honda.

Nella Moto2 la promessa italiana è Andrea Iannone, al secondo dei suoi tre anni nella classe di mezzo (in cui si è sempre piazzato terzo). Altri italiani sono gli specialisti di categoria Mattia Pasini e Simone Corsi. Il campionato è vinto da Stefan Bradl.       

Nella 125, all’ultimo anno di esistenza, dominano gli spagnoli: 7 su 10 nei primi posti della classifica, con Nico Terol campione. I tre piloti non iberici sono Johann Zarco, Claudio Cortese e Jonas Folger. Italiani? Non pervenuti. Gli iscritti di quell’anno a fatica si ricordano: Simone Grotzkyj Giorgi, Luigi Morciano e Alessandro Tonucci. Insomma, fatta eccezione per Iannone, che nel 2011 aveva 22 anni, il movimento italiano non sembra avere prospettive  interessanti nel motomondiale.

 

Nel 2012 arrivano due nuovi piloti. Uno è Danilo Petrucci che esordisce direttamente in MotoGP a 22 anni, dopo aver vinto  il campionato italiano Super Stock 1000. L’altro è Romano Fenati, 16enne, talento puro, vincitore di una gara al primo anno di Mondiale. Il campionato 2013 è il più negativo per gli italiani negli ultimi 10 anni: in 52 gare, si registra una sola vittoria tricolore: Rossi ad Assen. I successi spagnoli sono 48, poco meno del 100% (92%). 

E’ proprio nell’anno più buio nella storia del nostro motociclismo che nasce ufficialmente l’Academy VR46. I primi sei talenti della scuderia sono Franco Morbidelli, Luca Marini, Andrea Migno, Nicolò Bulega, Romano Fenati e Francesco Bagnaia. Il progetto dell’Academy è tanto semplice quanto efficiente: i piloti si allenano insieme al campione con programmi specifici preparati in base alle diverse attitudini, in palestra e nelle varie piste, con moto da strada e al ranch: “Per me è importante – disse Rossi relativamente agli allenamenti con i giovani piloti - mi aiuta perché lavorare con i giovani mi mantiene più giovane. È molto divertente, condividiamo molto tempo insieme. Proviamo alcune cose con loro e credo che sia una cosa ottima anche per me”.

Nel 2014 Rossi in pista è competitivo: due vittorie e seconda posizione a fine campionato dietro a Marquez. Dovizioso termina quinto, Iannone decimo. In Moto2 fa la prima stagione completa Morbidelli che, dopo metà anno di adattamento, nella seconda parte è stabilmente tra i primi dieci. In Moto3, nella prima squadra VR46 ci sono Fenati e Bagnaia, con il primo vincitore di 4 gare. Tra i primi 10 del campionato c’è anche Enea Bastianini, altro talento italiano, non proveniente dall’Academy.

Il 2015 in MotoGp è l’anno più epico che si ricordi per i fatti relativi a Rossi-Marquez con la vittoria del Mondiale da parte di Lorenzo, ma è giusto sottolineare che tra i primi 10 della classifica finale gli italiani sono 4: oltre a Rossi secondo, Iannone quinto, Dovizioso settimo e Petrucci decimo. In Moto2 Lorenzo Baldassari è nono, Morbidelli decimo. In Moto3, Bastianini, Fenati e Niccolò Antonelli occupano a fine anno la terza, quarta e quinta posizione. Le vittorie sono 4: Antonelli (2), Bastianini e Fenati (1)

Il 2016 conferma  la solidità di Rossi, secondo dietro a Marquez a fine anno. Torna alla vittoria la Ducati con Iannone e Dovizioso: è l’inizio di un periodo d’oro per la moto rossa, periodo che dura tutt’ora. In Moto2 gli italiani iniziano a farsi rispettare: Baldassari vince una gara e Morbidelli nella seconda parte di stagione è praticamente sempre sul podio: il primo talento della VR46 è a sbocciare.

In Moto3 Brad Binder vince il titolo, ma nei primi 11 posti, ben 7 sono stati italiani: Bastianini (1 vittoria), Bagnaia (2), Fabio Di Giannantonio, Nicolò Bulega, Andrea Locatelli, Fenati (1) e Antonelli (1).


 

Di nuovo protagonisti

Negli ultimi 4 anni i risultati dei piloti italiani sono più facili da ricordare: tra il 2017 e il 2019 Dovizioso è l’antagonista, spesso vincente in modo incredibile, di Marquez; arriva sempre secondo in campionato, collezionando 12 vittorie. In Moto2 i piloti italiani vincono tre mondiali: nel 2017 Morbidelli (308 punti, 8 vittorie), nel 2018 Bagnaia (306 punti, 8 vittorie) e nel 2020 Bastianini (205 punti, 3 vittorie).

Una grande gioia arriva anche dalla Moto3: nel 2019 a trionfare è Lorenzo Dalla Porta, pilota toscano non dell’Academy che mette in fila gli avversari con 279 punti, frutto di 4 vittorie e altri 7 podi. Tra il 2017 e oggi abbiamo assistito anche alla crescita di molti altri talenti italiani: nel 2022 vedremo in MotoGP Marco Bezzecchi (dell’Academy) e Di Giannantonio, piloti interessanti e veloci che non hanno vinto campionati ma sono stati competitivi sia in Moto3 che in Moto2. In MotoGP è già da un anno Luca Marini (dell’Academy), fratello di Vale e l’anno scorso secondo in Moto2 dopo aver primeggiato a lungo in classifica.


Nelle categorie inferiori stanno crescendo bene Celestino Vietti (dell’Academy), Tony Arbolino e Dennis Foggia mentre si è perso Bulega, che dopo un ottimo anno di esordio non ha più confermato le aspettative e il prossimo anno lascerà il motomondiale per correre il Mondiale Supersport nel team Aruba con la Ducati. Insomma, 10 anni fa con la morte del Sic, il movimento italiano sembrava al capolinea, senza prospettive di valore. Dieci anni dopo, grazie all’Academy e al lavoro di altre squadre come quella del compianto Fausto Gresini ma anche il Max Racing Team di Max Biaggi (che ha recuperato Fenati, per esempio) lo scenario è completamente diverso: non ci sono fuoriclasse alla Rossi o alla Marquez, ma piloti capaci di vincere il Mondiale, anche in MotoGP sì, a cominciare da Pecco Bagnaia e Franco Morbidelli, piloti ufficiali di Ducati e Yamaha.

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