MotoGP 2017. Dovizioso: "Abbiamo pagato il venerdì con l'acqua"
ALCAÑIZ – Alla vigilia, l’obiettivo era chiaro: limitare i danni. Purtroppo, Andrea Dovizioso non c’è riuscito, e si ritrova a 16 punti da Márquez, ancora una volta imprendibile.
«Abbiamo pagato più degli altri la giornata persa di venerdì. Ero troppo lento in tre punti: in uscita dalle curve 10, 15 e 17 (dove Márquez faceva una gran differenza) e questo ha condizionato il risultato. Purtroppo non siamo arrivati pronti in gara: non pensavo fosse così».
Ha inciso la scelta della morbida posteriore?
«Non credo, ai primi tre posti ci sono tre gomme differenti, dura, media e soffice. Sicuramente si poteva fare meglio, ma non avendo velocità ho stressato troppo la gomma per stare attaccato a quelli davanti a me. Ho cercato in tutti i modi di limitare i danni, ma quando mi trovavo in scia a un altro pilota, come è successo per esempio con Rossi, non avevo la possibilità di passarlo, perdevo troppo. Negli ultimi giri, poi, non avevo più trazione in uscita: Aragón è sempre stata una pista difficile per me e per il mio stile di guida».
In effetti, Lorenzo è andato molto meglio.
«Questa è una pista tutta “scorrevolezza”, che è il punto forte di Lorenzo: ecco perché è andato meglio di me».
Può essere un GP decisivo per il mondiale, anche considerando quello che ha fatto Márquez nelle ultime sei gare (quattro vittorie e un secondo posto)?
«Non sarà facile, perché Márquez si sta dimostrando molto competitivo, così come la Honda e Viñales. Ma non bisogna abbattersi, abbiamo le nostre carte da giocare, ci proveremo fino alla fine: possono accadere ancora un sacco di cose».
La Ducati sembra non poter mai usare la dura posteriore: in generale, può essere un limite?
«A volte sì, ma in altre è stato un vantaggio poter usare la morbida. La realtà è che devi essere bravo a lavorare e ad adattarti alle condizioni: qui non lo siamo stati».
È stato anche seriamente in lotta per il mondiale, fino alla gara scorsa. Non mi sembrano risultati da “pilota scarso”.
In questa gara, improvvisamente, è sembrato spento e demotivato.
La squadra Ducati, da parte sua, sembra anche non averlo supportato a dovere. Una squadra che si ritiene in lotta per il mondiale agisce in modo diverso e più incisivo.
Dopo la gara, come qualcuno ha giustamente sottolineato, una squadra che sa di aver perso quasi tutte le possibilità di lottare per il mondiale si spreca in lodi e osanna per il secondo pilota (che è arrivato terzo), ignorando quasi il suo pilota di punta di quest’anno.
Per noi appassionati, che abbiamo l’obbligo di non essere stupidi e il dovere di non essere ipocriti, la cosa puzza di bruciato lontano molte miglia.
È chiaro che un’eventuale vittoria di Dovizioso (Marquez permettendo) metterebbe in serio imbarazzo i vertici della squadra corse, e farebbe saltare tutto quanto programmato con la costosa “Operazione Lorenzo”.
Era previsto che Lorenzo non sarebbe stato subito a suo agio sulla moto e questo sarebbe stato soltanto un anno di preparazione, in attesa della riprogrammazione su misura della moto e della programmata vittoria per l’anno prossimo.
Dovizioso era invece destinato a continuare nel suo ruolo di “onesta seconda guida”.
La “seconda guida” non è stata invece d’accordo e si è messa a fare la “prima guida” in un modo del tutto inaspettato. La Ducati è riuscita ad ottenere risultati che sognava da anni, ma li ha ottenuti con il pilota sbagliato.
Immaginiamo il titolo mondiale 2017 conquistato da Dovizioso, complice casomai qualche zero di troppo di Marquez. A quel punto l’eventuale titolo 2018 di Lorenzo avrebbe molto meno valore (e molto meno ritorno pubblicitario). Nello stesso tempo sarebbe difficile spiegare ai finanziatori tedeschi il costo dell’operazione.
La Ducati è una moto italianissima che marcia grazie a capitali tedeschi, e si sa che i Tedeschi sono molto fiscali quando si parla di denaro.
Giustificare una spesa di € 24.000.000,00 quando era possibile ottenere lo stesso risultato con parecchio meno, non sarebbe per niente facile. Qualcuno rischierebbe di rimetterci la poltrona.
E allora?
Allora succede che un pilota, capace di battere anche Marquez in uno scontro diretto, si ritrova improvvisamente settimo, “braccino” e rinunciatario.
A pensar male si fa peccato, ma…
Nel GP di Assen si era già capito tutto.