MotoGP 2020, Lorenzo: "Se mi vogliono per vincere, io sono qui"
È sempre più difficile credere che Jorge Lorenzo volesse davvero smettere di correre quando, a Valencia 2019, ha annunciato il suo ritiro. Troppo breve il tempo intercorso fra quella che avrebbe dovuto essere la sua ultima gara e il rientro nel ruolo di collaudatore, troppo insistenti le sue dichiarazioni di disponibilità per tornare a correre, offrendosi alle case con cui è riuscito a vincere gare e titoli. Ma d'altra parte, se sta bene a Honda (che signorilmente ha sempre fatto finta di niente) sta bene a tutti, perché l'eventuale rientro di Lorenzo non farebbe che bene alla MotoGP.
Nell'intervista a due con Dani Pedrosa, su MotoGP.com, Lorenzo è tornato ancora una volta sui suoi progetti. "Mi manca la sensazione della vittoria. Se si presentasse un'opportunità, o se mi chiamassero per vincere un Mondiale accetterei, o come minimo prenderei in considerazione la proposta - io trovo motivazioni sono nella vittoria. Credo di essere ancora in grado, con il pacchetto giusto, di vincere un titolo."
Il riferimento al pacchetto è evidentemente per Ducati e Yamaha. In entrambi i casi, Jorge troverebbe una situazione già familiare e legata a ricordi positivi. "Con Dall'Igna abbiamo ancora un ottimo rapporto, mi ha chiamato per il mio compleanno e abbiamo parlato a lungo, anche se nulla di professionale". Il sodalizio fra i due, più che al periodo Ducati, fa riferimento a quello in Aprilia, quando Lorenzo ha vinto (a mani basse) due titoli in 250.
"Realisticamente ci sono solo due possibilità: Yamaha, che più o meno ha già tutte le selle occupate, e Ducati, e comunque non ho ricevuto nessuna chiamata interessante in questo senso. Ma se anche non succedesse, sarei comunque felice vivendo la mia vita - diversa da quella da pilota. E mi piacerebbe continuare a lavorare con Yamaha, proseguendo quel lavoro che il COVID-19 ci ha impedito di svolgere."
Insomma, tutto tranne che rivivere l'anno terribile passato in Honda.
"Posso resistere alla pressione, sono un campione come Dani o Valentino. Ci piace correre per dimostrare di essere i migliori. Ma quando soffri tutti i giorni, quando ti fai male, e lotti al massimo per un decimo posto, non vale la pena di continuare a vivere in questo mondo. Ancora meno se sei stato campione del mondo."
Il riferimento a Pedrosa è un omaggio indiretto a un pilota con cui Lorenzo ha vissuto momenti di grande rivalità per poi diventare, se non amici, buoni colleghi "Non c'è stato un momento preciso in cui i rapporti fra noi sono cambiati. Dicevamo peste e corna l'uno dell'altro, poi pian piano la situazione è migliorata. Anche il mio cambio di manager ha migliorato la situazione. Siamo maturati, abbiamo capito che dovevamo convivere nella grande famiglia del paddock e abbiamo iniziato a rispettarci."
"Credo che la nostra rivalità sia iniziata nel 2003. Lottavamo tutti e due per la vittoria, in Brasile ci siamo scontrati e lì è iniziato il dualismo perché Dani era già un astro nascente, in Spagna mentre io stavo ancora crescendo. E nel 2008 la rivalità è ripresa in MotoGP. Credo che i nostri rapporti si siano definitivamente rasserenati nel 2012". Casualmente, o forse no, dopo quel tragico incidente di Marco Simoncelli che ha aiutato molti piloti a rimettere in prospettiva la vita e le gare.
Letti alcuni commenti il bruciore di stomaco dilagherà.
Anche qui si mischiano tifo con valutazioni nel merito.
Io non tifo e amo Rossi, Valentino, ma mai penserei, direi o scriverei che VR46 è un ciuccio, un bollito (magari tra qualche anno .....), incapace di guidare una mgp (stessa cosa vale per Lorenzo).
Non succede, ma se succede me faccio un paro de manovelle mentali sghignazzando pensando agli espertoni che qui scrivono peste e corna su Lorenzo.
Saluto