MotoGP 2021. Maio Meregalli: “Mai avuto dubbi su Quartararo nel team ufficiale”
Per Maio Meregalli è il terzo titolo piloti conquistato come direttore sportivo Yamaha MotoGP, ma, di fatto, è il primo che riesce a godersi veramente: “Nel 2012 non ero ancora bene integrato dentro al box; nel 2015 non ce lo siamo goduti per tutto quello che è successo; questo ha tutto un altro sapore. Ce lo stiamo godendo e vogliamo provare anche a vincere il titolo dei team e costruttori”.
Meregalli assicura che in Yamaha non ci sono mai stati dubbi su promuovere Fabio Quartararo nel team ufficiale al posto di Valentino Rossi: “Valentino voleva aspettare qualche gara prima di decidere il suo futuro, noi non potevamo rischiare di perdere né Fabio né Maverick Vinales: lì è nata l’idea di fare tre moto ufficiali. Su Quartararo non avevamo dubbi per tutto quello che aveva fatto nel 2019 e nelle prime gare del 2020: il suo stile di guida. Si adatta perfettamente alla Yamaha e la M1 2021 gli ha dato grande fiducia sull’anteriore”
Nel podcast, Meregalli racconta com’è Quartararo dentro al box (“Ha portato una ventata di freschezza e felicità”), spiega la bravura di Fabio e di chi lavora con lui, analizza quanto è successo con Maverick Vinales (“Yamaha non ha mai voluto trattenere un pilota contro la sua volontà”), fa il punto della situazione su Franco Morbidelli (“sta crescendo”) e su Andrea Dovizioso (“Sta dando indicazioni importanti”).
Un’altra puntata di #atuttogas tutta da ascoltare, da domenica 31 ottobre, su Moto.it e sulle principali piattaforme podcast
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Andrea.Turconi, Rho (MI)Ma quali dubbi ... ???! Con Yamaha sono sempre andati tutti forte penso ad un Bagnaia o Martin o Bastianini su M1 farebbero meno fatica .... e li vedo piloti più veloci di Fabietto ... con più testa da vincitore, Fabietto poteva fare bene anche l'anno scorso invece le ha prese da Morbidelli su moto vecchia .....
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Mur82, Padova (PD)Aspetto chi commentò circa un anno fa "Eh ma Quartararo cosa ha vinto?" quando Yamaha decise di puntare su di lui. Ma è evidente che quei commenti erano accecati da un tifo e dai ricordi che nulla avevano più a che fare con il verdetto della pista.