MotoGP 2023. Alcuni estratti del nuovo libro di Marc Marquez: “So benissimo che il prossimo grave incidente potrebbe non solo porre fine alla mia carriera sportiva..."
Mentre aspetta di tornare ad essere stabilmente competitivo, magari cambiando moto, Marc Marquez ha iniziato a delineare un’immagine di sé, fuori dalla pista, completamente diversa da prima.
Più apparizioni nei media non motoristici, interviste, partecipazioni a eventi mondani. Una strategia che nasce dal cambio di manager: da Emilio Alzamora a Jimmy Martínez.
Nel frattempo il pilota si è anche fidanzato e, come si vede nelle storie postate sui social quest’estate ha passato tutto il tempo con la nuova compagna mentre invece del fratello Alex, migliore amico oltre che fratello, non vi è traccia.
Ma veniamo al libro. Si intitola Being Marc Marquez, cioè “Essere Marc Márquez”. È stato scritto dall’austriaco Werner Jessner, uno scrittore che spesso ha indagato la psiche e le dinamiche dei grandi sportivi. Il libro non è ancora uscito in Italia.
Marquez si apre ulteriormente, come aveva già fatto nella serie All-in, andata in onda su Amazon prime.
La determinazione. “Se vedo un muro, lo attraverso. È così semplice. Non importa quante volte ci vorranno o quanto forte colpirò la testa, non mi fermerò finché non avrò attraversato il muro... Questo è sempre stato il mio obiettivo e non cambierà mai”.
Sui rischi che corre. “So benissimo che il prossimo grave incidente potrebbe non solo porre fine alla mia carriera sportiva, ma anche condizionarmi per il resto della vita”.
Sul suo modo di correre. “Ho bisogno della massima quantità di adrenalina nel minor tempo possibile. E ho bisogno di stare al limite”.
Sul primo periodo in MotoGP, cioè 2013-2019. “La mia vita era come un razzo. Sono decollato, ho volato sempre più veloce, ancora più in alto, verso la luce. È stato un viaggio meraviglioso, ma pensavo fosse normale. Stranamente, quando sei davvero veloce, pedalare non sembra un grande sforzo... La guida fluida è una sensazione meravigliosa. L'ultima volta che l'ho fatto è stato a Jerez nel 2020”.
Sull’evoluzione della MotoGP. “Più la moto sbanda, più l'aerodinamica è inefficiente. Inclino la moto molto più di quasi tutti gli altri piloti in griglia: 60 gradi per me sono normali. Con alcune configurazioni aerodinamiche non potevo piegare più di 56 gradi. Non riuscivo a forzare la moto verso il basso. Le moto perdono pressione nella scia, quindi la moto del pilota dietro frena peggio di quella del pilota davanti”.
Sulla diversità tra Case giapponesi ed europee. “L'approccio europeo è problema-soluzione. L'approccio giapponese è un po' più lungo: "problema, analisi, discussione, soluzione". La Honda deve fornirmi una moto che mi permetta di vincere. Lo splendore dell'iconico team Repsol Honda si è affievolito per me negli ultimi anni, ma è ancora lì".
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PantaSergio, Monza (MB)icaro 2.0
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patatino1226, Fosso' (VE)purtroppo sembra sia più sensato un ritiro e portare a casa la pelle, oppure ti riduci a fare 10 anni da comparsa come fece il bollito campione della gente