MotoGP, il GP di Catalunya 2017. Da zero a dieci
NESSUNO E’ COSTANTE
Fino ad oggi in MotoGP si è visto come i valori tecnici cambino repentinamente: in una gara una Casa domina, in quella successiva fatica. Lo conferma anche questo dato: nessun costruttore è riuscito a conquistare sempre il podio nelle prime sette gare. Yamaha e Honda ci sono riuscite in cinque GP, Ducati in quattro, Suzuki, Aprilia e KTM in nessuno.
ZERO, COME LE CASE SEMPRE SUL PODIO
IMBATTIBILE IN SPAGNA
Alex Márquez ha conquistato il suo secondo successo stagionale (e della carriera) in Moto2: curiosamente, o forse no, si era già imposto a Jerez, quindi sempre in Spagna. Al Montmelò, Alex, per la prima volta da quando è in Moto2 è stato in testa dal primo all’ultimo giro: il suo è stato un vero e proprio dominio.
UNO, COME I GP SEMPRE AL COMANDO DI ALEX MÁRQUEZ
UN ASFALTO TUTTO DA RIFARE
Quello di Montmelò è – a detta di tutti i piloti – uno dei circuiti più belli ed entusiasmanti del motomondiale, ma quest’anno, a causa delle pessime condizioni dell’asfalto, guidare qui si è trasformato in «un incubo» come hanno detto tanti protagonisti. E anche la modifica fatta per rendere più sicuro il circuito è parsa, fin dai primi minuti, peggiorativa invece che migliorativa.
VOTO DUE AL CIRCUITO
COME CAPIROSSI E STONER
Vincendo due GP consecutivi – tra l’altro: è la prima volta che ci riesce nella sua carriera! -, Andrea Dovizioso ha eguagliato Loris Capirossi (che ci era riuscito nel 2005 nell’accoppiata Giappone e Malesia) e Casey Stoner, primo per due volte consecutive per l’ultima volta nel 2010 (Aragón e Motegi).
TRE, COME I PILOTI DUCATI DUE VOLTE PRIMI CONSECUTIVAMENTE
CAMPIONATO GOMME
Uno dei vantaggi – forse l’unico – del monogomma dovrebbe essere quello di eliminare questa variabile: ovvero, non se ne dovrebbe più parlare. Invece, quest’anno ancor più del 2016, si parla solo di pneumatici, con pazzesche differenze di prestazioni tra un GP e l’altro, difficilmente giustificabili se non con il variabile rendimento delle Michelin. Ed è inconcepibile vedere un GP di velocità trasformato in una gara di “Endurance”.
VOTO QUATTRO ALLA MICHELIN
I PRIMI CON LA DUCATI
Anche al Mugello Jorge Lorenzo si era trovato davanti a tutti in un paio di occasioni, ma non lo era mai stato sul traguardo: ecco quindi che i cinque giri compiuti in testa nel GP della Catalunya sono ufficialmente i suoi primi al comando con la Ducati. Tra l’altro, al Montmelò Lorenzo ha debuttato in prima fila con la DesmosediciGP, riuscendo a conquistare la prima fila con la quinta moto differente della sua carriera: in passato ci era riuscito con la Derbi 125, con la Honda 250, con l’Aprilia 250 e con la Yamaha MotoGP.
CINQUE, COME I GIRI AL COMANDO DI LORENZO
IL PILOTA ITALIANO PIU’ COSTANTE IN MOTO3
A proposito di giri al comando, Romano Fenati è passato per primo sul traguardo per sei volte: al primo, nono, 12esimo, 15esimo, 18esimo e 19esimo giro. Romano si conferma come il pilota italiano più costante della moto3: non a caso, è secondo nella classifica generale.
SEI, COME I GIRI AL COMANDO DI FENATI
LA REGOLA DEL SETTE
Il numero sette, in passato identificativo del grande Barry Sheene, sta diventando il numero caratterizzante di Andrea Dovizioso, . Nello specifico: sono passati sette anni tra il primo successo in MotoGP (Gran Bretagna 2009) e il primo con la Ducati (Malesia 2016); sette mesi tra il primo posto a Sepang e quello del Mugello; sette giorni tra il trionfo nel GP d’Italia e quello nel GP della Catalunya; sette i punti che lo separano da Viñales; sette gli anni passati dall’ultima “doppietta” Ducati; sette gli anni della figlia Sara…
SETTE, IL NUMERO MAGICO DI DOVIZIOSO
SEMPRE PIU’ VICINI
La MotoGP sta diventando la categoria più equilibrata, perlomeno in prova e in qualifica. Nelle FP3, il turno decisivo per entrare direttamente in Q2, c’erano ben otto piloti (Márquez, Pedrosa, Bautista, A.Espargaró, Dovizioso, Lorenzo, Iannone e Redding) racchiusi in meno di mezzo secondo, per la precisione 0”498. Non a caso Dovizioso ripete spesso: «Per me il momento più difficile di un GP è diventato la FP3: entrare nei dieci è ormai diventato più impegnativo che fare una gara».
OTTO, COME I PILOTI RAGGRUPPATI IN 0”5 NELLE FP3
BRAVISSIMO A RIPETERSI
I soliti “criticoni” sostenevano che la vittoria di Mattia Pasini al Mugello fosse pura casualità. Eccoli accontentati: il secondo posto ottenuto al Montmelò, in condizioni difficilissime, come si è detto e ripetuto allo sfinimento, conferma che Pasini può andare forte sempre, non sporadicamente. Grande Mattia.
VOTO NOVE A MATTIA PASINI
UN ULTIMO GIRO DA CINETECA
Non c’erano invece dubbi sulle qualità di Joan Mir, ma al Montmelò, se è possibile, lo spagnolo è stato ancora più straordinario del solito, mettendo in mostra tutto: intelligenza tattica, controllo della moto e degli avversari, consapevolezza delle proprie possibilità. E l’ultimo giro è da cineteca: i sorpassi su Fenati (alla 10) e Martin (alla 15) sono stati bellissimi e difficilissimi. Complimenti.
VOTO DIECI A JOAN MIR
punto due è sempre colpa delle gomme quando non si vince, una volta c'erano le Bridgestone, ma non andavano bene perchè favorivano "altre case motociclistiche" tanto che Rossi diede la colpa alle gomme adesso tutti hanno Michelin e anche se qualcuno si è lamentato della gomma il dottore si è lamentato della moto, se vi siete informati i progressi che stanno cercando di fare sulla yamaha del 2017 la stanno portando più vicina al progetto del 2016.
Quindi non è colpa di qualcuno o di qualcosa è solo il mondo delle corse, avvolte si vince e avvolte si perde, poi se si tifa solo per un pilota è inutile rimanere a guardare la corsa se cade prima della fine svuotando il circuito.(ogni riferimento è puramente casuale)