MotoGP. Puig: "Dobbiamo dare ai piloti le migliori possibilità"
Alberto Puig ha preso il posto di Livio Suppo come team manager di Honda Repsol. Lo spagnolo, una vita in Honda prima come pilota e poi come manager di Dani Pedrosa e consigliere speciale per HRC, si racconta.
Sei sorpreso del tuo nuovo incarico?
«Sono in Honda da tanto tempo e non è nulla di nuovo o strano. Quando sei in un gruppo e hai tanti anni di esperienza in diverse aree è normale che si aprano nuove opportunità e nuove sfide».
Descrivi come si svolge il tuo lavoro.
«Onestamente in questo momento sto ancora capendo come sia attualmente il lavoro di team manager. C’è il progetto di creare una fucina di piloti in Asia con Honda, e continueremo a supportare le attività a sostegno dei giovani piloti. Ci sono tante persone da coordinare, con il passare del tempo vedrò di tenere tutto sotto controllo. In passato sono già stato team manager in 125 e 250, credo di aver capito come funziona questo lavoro, anche se in MotoGP ovviamente le responsabilità sono maggiori. Per me arrivare in questa posizione in questo momento è molto positivo, perché ho potuto acquisire molte esperienze e alla mia età è il momento di metterle a frutto».
Credi che questo team sia oggi più forte che in passato?
«Honda è da sempre il team più forte e più vittorioso come marchio. Non penso che una sola persona possa cambiare il corso delle cose, abbiamo due top rider e il massimo della tecnologia fornita da una delle migliori Case. Quindi, che io sia stato un pilota è una cosa buona, perché significa avere esperienza nelle corse, ma non arrivo qui per cambiare la storia di Honda».
C’è qualche cosa che vuoi cambiare di quanto fatto finora?
«E’ difficile da dire. Il team HRC c’è da tanto tempo e nessuno fa cambiamenti radicali o porta novità esagerate. Dobbiamo cercare la migliore tecnologia e i migliori piloti. I tempi cambiano, voglio analizzare la situazione in modo razionale e funzionale alle competizioni».
In passato sei stato il manager personale di Pedrosa, ora sei il suo team manager. Prevedi qualche complicazione?
«No, io conosco Dani da molto tempo, l’ho aiutato a vincere tante gare e ho ottimi ricordi del percorso fatto con lui e poi… la vita è la vita. A un certo punto abbiamo avuto divergenze, ma adesso ci ritroviamo nello stesso team con posizioni differenti e nuovamente la vita ci ha riavvicinati: il mio lavoro è quello di aiutarlo ad ottenere i migliori risultati possibili. Tratterò entrambi i piloti allo stesso modo».
Cosa pensi di Márquez?
«E’ un pilota con un grandissimo talento e mentalmente molto forte. Quello che fa la differenza è la sua costanza di rendimento. E’ veloce, è giovane, è sicuro di sé e il modo di affrontare il campionato, di recuperare nei momenti difficili è davvero incredibile. Intorno a sé ha anche un team che lo supporta molto bene».
Entrambi i piloti sono a fine contratto ne avete già parlato?
«Non è ancora il momento per parlarne, è il momento di lavorare: quello che importa è lo sviluppo della moto e le sensazioni dei piloti. Per il momento noi abbiamo i migliori. Avere fretta non è un buon segno in nessuna circostanza».
C’è anche una parte politica nel ruolo di team manager.
«Non credo che sia un grande problema, in passato mi sono già trovato a fare questo lavoro e molto lo si può ancora imparare».
Qual è la parte più importante del lavoro di team manager?
«Credo gli elementi più importanti nelle gare siano la tecnologia e la componente umana. I piloti e la moto. Ci sono tante persone nei team, ma credo che nessuna di queste possa singolarmente cambiare il corso delle cose. Io farò quello che ritengo più giusto anche in base alla mia esperienza, ma credo che i miei princìpi siano molto affini a quelli della HRC: io non sono un tecnico, vengo dalle gare ed entrambi pensiamo che questo sia uno sport dove l’aspetto agonistico, le gare, hanno la priorità».
Marc ha vinto 4 degli ultimi 5 mondiali, come puoi migliorare il team?
«Questi ragazzi fanno la differenza. E penso che le cose sempre possano essere migliorate, in ogni contesto. Il tempo passa e porta sempre novità e bisogna adattarsi e cambiare anche il modo di pensare. A volte bisogna accettare di cambiare mentalità per fare un gradino in più. Marc vuole vincere, e noi dobbiamo fare in modo che possa farlo in modo meno complicato. Con i cambiamenti nel regolamento le altre Case hanno fatto enormi passi avanti, e dobbiamo farci trovare pronti per permettere ai piloti di ottenere i risultati che vogliono».
Cosa ti aspetti dai test?
«Abbiamo bisogno di determinare una base comune per entrambi i piloti: questi test saranno cruciali per individuare la strada da percorrere. Siamo concentrati in particolar modo sul motore».
Credi che Marquez vorrebbe vincere anche con un'altra casa?
«Ognuno ha i propri obiettivi e i propri sogni. L’unica cosa che possiamo fare è quella di dargli le migliori possibilità per vincere».
Risanerebbe il debito pubblico e sistemerebbe questo staterello grippato in un paio di stagioni!