MotoGP, tempo di bilanci
LORENZO: TANTO DI CAPPELLO
Fenomenale in pista, imprevedibile fuori: Jorge Lorenzo è stato il grande protagonista in senso assoluto della prima parte del 2012.
“Nel 2010 aveva fatto una stagione eccezionale, ma quest’anno sta andando ancora più forte, specie considerando che ad Assen, senza l’incidente con Bautista, sarebbe arrivato o primo o secondo” afferma Casey Stoner, inquadrando perfettamente il valore di Lorenzo, primo in classifica generale con 23 punti di vantaggio su Pedrosa e 32 su Stoner. Nessun errore per lo spagnolo e una costanza di rendimento davvero impressionante. Ma ancora più incredibile è quanto successo fuori dalle piste. Il prematuro ritiro di Stoner ha fatto diventare Lorenzo “uomo mercato” indiscusso: Jorge era nelle condizioni di dettare legge, sotto ogni aspetto. Ma dopo aver ricevuto un’offerta dalla Honda, Lorenzo, a sorpresa, ha affrettato i tempi del rinnovo, firmando a inizio giugno con la Yamaha. Subito dopo, ha chiuso il rapporto con il suo manager, facendo sorgere il sospetto di qualche errore in fase di trattativa. Il più grande, dal punto di vista strategico, è stato quello di non mettere dei “paletti” sulla seconda guida, consentendo così il ritorno di Valentino Rossi.
“E’ stato un signore” l’ha ringraziato Valentino, mentre Jorge, pubblicamente, continua a ripetere di “non aver alcun problema con nessun compagno di squadra e che con Rossi possiamo formare una grande squadra”. Personalmente ho dei dubbi che sia sincero e non so se non mettere dei “paletti” sia stata una scelta o un madornale errore del suo ormai ex manager, fatto sta che, dal punto di vista sportivo, il comportamento di Lorenzo è da applausi, il preludio di una rivincita che fa già sognare gli appassionati.
CASEY STONER: CHE RABBIA
Il suo ritiro a fine stagione non è affatto una sorpresa, piuttosto ha stupito che l’annuncio sia arrivato così
presto (alla quarta gara, nel GP di Francia) e con così tanta rabbia nel confronto di tutto e tutti.
“Mi ritiro perché non mi diverto più, perché non mi riconosco più in questo campionato” aveva detto a Le Mans Casey Stoner, che poi ha continuato a vomitare la sua rabbia nei mesi successivi. Personalmente, apprezzo Stoner per la sua sincerità, per il suo modo, tipicamente “australiano” di essere diretto, di non aver paura di dire sempre e comunque quello che pensa. E’ però vero che, a volte, la sua stizza è sembrata eccessiva e in pista non è stato efficace come nel 2011: un errore grave in Germania, forse per voler irridere il compagno di squadra sulla sua pista preferita, un altro quasi incomprensibile al Mugello, con tanti punti persi. Un peccato, perché, comunque, rimane il più affascinante da vedere in sella a una MotoGP: nessun altro pilota ha il suo controllo.
DANI PEDROSA: GRANDE, PERO’…
Dani Pedrosa sta guidando alla grande, sta disputando una stagione eccellente, la migliore da quando è in MotoGP. Ma non basta: una sola vittoria, al Sachsenring, tanti podi, ma una sensazione costante di essere inferiore a Stoner e Lorenzo. L’anno prossimo sarà lui il punto di riferimento della HRC, ma in molti credono che non riuscirà a contrastare la nuova coppia Yamaha.
VALENTINO ROSSI: CHE DETERMINAZIONE
Sui risultati con la Ducati è meglio stendere un velo pietoso – “sono stati due anni piuttosto umilianti” sottolinea -, ma, personalmente, sono colpito dalla determinazione di Valentino Rossi. Dopo 17 anni di
mondiale, 105 vittorie, nove titoli mondiali, Rossi ha ancora una gran voglia di correre e, soprattutto, di mettersi in discussione. Con la Ducati, era ovvio, non poteva più andare avanti, ma accettare la proposta di Borgo Panigale, molto interessante sotto tanti aspetti, avrebbe garantito a Valentino un finale di carriera relativamente tranquillo e un futuro assicurato nelle auto. Ma Rossi vuole tornare a divertirsi, provare a vincere quel decimo titolo che, come dice lui stesso, “in questo momento è solo un sogno”, in una sfida davvero piena di rischi. Una bella differenza con Stoner, che a 27 anni (non ancora compiuti) dice basta, mentre Rossi, a 33 anni suonati vuole andare avanti, affermando anche: “Se i risultati saranno quelli sperati, vorrei continuare anche oltre il 2014”. Una determinazione e una passione davvero encomiabile.
BEN SPIES: CHE DELUSIONE
Arrivato al motomondiale come un autentico fenomeno, Ben Spies ha deluso le aspettative, in pista e fuori. I risultati non sono arrivati e anche lui, dopo l’annuncio di lasciare la Yamaha – una mossa per anticipare il comunicato della Casa giapponese – ha iniziato a sputare veleno. Anzi, per la verità, l’ha fatto la mamma-manager, accusando la Yamaha di non si sa bene cosa e prendendosela- senza avere però nemmeno il coraggio di nominarlo – con Rossi. Ora, solo la famiglia Spies sa per certo cosa è successo dentro al box, ma due considerazioni, anche dall’esterno, vanno fatte:1) La Yamaha non ha mai fatto favoritismi tra i piloti e l’esempio più lampante è quanto accaduto nel periodo 2008-2010 con Rossi e Lorenzo: Valentino era, indiscutibilmente, il numero uno della Casa giapponese, che però non ha esitato a mettere Jorge nelle medesime condizioni tecniche del compagno di squadra, tanto che poi Lorenzo è riuscito a conquistare il titolo nel 2010. Insomma, se Spies non è riuscito a conquistare i risultati sperati, non è certo per problemi di materiale;
2) Un pilota (o chi per lui) che nella sua carriera ha conquistato un solo GP – oltretutto in modo piuttosto casuale – non può permettersi di criticare il campione che ha vinto più di tutti negli ultimi 17 anni. Farlo è naturalmente legittimo, ma si fa solo brutta figura.
ANDREA DOVIZIOSO: IN CRESCITA
Pur con una moto satellite, Andrea Dovizioso sta disputando una stagione migliore di quelle con la ufficialissima HRC. Andrea è sicuramente in crescita, più determinato che in passato, anche se Stoner, Lorenzo e Pedrosa – in attesa del “ritorno” di Rossi – rimangono decisamente più veloci. Gli manca quel qualcosa in più per riuscire a fare la differenza.
Lorenzo
Per il resto, commenti sempre troppo teneri con Rossi, dove nonostante non sono un tifoso di Rossi sono convinto che tornando in Yamaha tornerà a dire la sua e non vedo poi così improbabile il 10° (ma anche 11° titolo), e pesanti con gli altri piloti. Non è da crocifiggere Rossi se non si è fida nel guidare una moto che non sente però insomma non è possibile perdonargli il fatto che non ci ha mai provato a fare una grande prestazione.
A tutti
Ci meritiamo obiettività.
Scusate le precedenti battute a ZAMAGNI, ma non si capisce con che metro di giudizio si possano fare degli articoli del genere.
Tocca per forza controbattere "infantilmente" perchè qui non si tratterebbe di un tifoso, ma di un giornalista, che dovrebbe essere obiettivo.
Tutto il rispetto a Rossi, ma forzare sempre per farlo apparire sempre nel positivo è scorretto e significa non amare il motociclismo.
Perchè non si riesce ad esaltare tutti i piloti?
Lo spettacolo è quello che creano tutti i piloti.
Questa tifoseria prima non c'era, ed era tutto più bello.