MotoGP. Wayne Gardner: per il figlio anche in prigione
Qualche volta il libro dello sport ha dei capitoli ricchi di pathos, e la conquista del titolo Moto2 di Remy Gardner, pochi mesi fa, è uno di quelli. Storia di padri e figli campioni: Remy che corre con il numero 87 per celebrare il titolo 1987 di papà Wayne in 500 con la Honda, e poi l’Australia, la fatica, i debiti. E addirittura la prigione.
E un episodio che pochi conoscono, ricordato dal collega Wiesinger sul sito Speedweek.com. Cinque anni fa, in occasione del GP del Giappone, sul percorso dall’hotel al circuito di Motegi la coppia dei Gardner fu coinvolta in un banale incidente stradale. Nulla di che, ma qualche testimone credette di vedere una rapida sostituzione del conducente nell’auto a noleggio. Guidava Wayne, come assicurò lui alla polizia accorsa sul posto, o piuttosto al momento dell’incidente al volante c’era Remy, che allora non aveva nemmeno la patente?
Di fatto, Wayne venne accusato di falso e finì in prigione, mentre Remy si qualificava con il tredicesimo tempo della Moto2 e poi in gara concludeva al quindicesimo posto la corsa vinta da Bagnaia su Baldassarri. Ben quattordici giorni dietro le sbarre, per il papà, poi tirato fuori dall’avvocato. Dopo quella disavventura, per inciso, Wayne Gardner non ha più voluto mettere piede in Giappone…
Titolo sofferto
“E’ stato un anno duro - ha commentato Wayne Gardner subito dopo la gara di Valencia che ha laureato Remy campione del mondo della Moto2- anzi, a dire la verità, sono stati duri tutti questi ultimi quindici anni…”
Perché la verità è che Wayne Gardner ha speso una piccola fortuna nella carriera di Remy. Il ragazzo era un fenomeno del motocross ma faceva una gran fatica nella gare sull’asfalto, fin dai primi anni. In seguito il giovane Gardner ha spesso lottato con materiale poco competitivo, tipo la Mahindra in Moto3, una moto che Wayne a Misano definì elegantemente "shit”.
"E’ vero - dice Wayne - ho investito molti soldi per Remy. O piuttosto sarebbe più giusto dire che ho anticipato per la sua carriera la parte dell’eredità che gli spettava. Ma ho fatto bene".
Non è stata una stagione facile nemmeno per Aki Ajo e pe la KTM, con due galletti così tosti nel pollaio. Le polemiche e le critiche non sono mancate, ma il direttore di KTM Motorsport Pit Beirer dopo la vittoria del titolo di Remy ha gettato acqua sul fuoco.
“Raul e Remy sono due ragazzi assolutamente fantastici e il pendolo ha oscillato avanti e indietro più volte durante l'anno. Abbiamo cercato di supportarli il più possibile, perché vogliamo portare entrambi i piloti in MotoGP per essere competitivi. Remy, che è un po' più vecchio, era in Moto2 da cinque anni e con Ajo ha svoltato. Siamo orgogliosi di tutti e due”.
A me sti figli di papà mi stanno di un simpatico..
Tanto per chiarire:
se il tu babbo è Nadal ,ti può comprare la racchetta più bella del mondo ma per battere il tuo avversario devi sputare sangue.
Se il tu babbo ti piazza in sella a 6 anni tutti i santi giorni e mantenendo un costosissimo hobby ti fa fare tutte le gare possibili con un ottimo mezzo ,tra conoscenze e intrallazzi vari,se non sei un chiodo qualcosa devi vincere per forza e senza sudare. È un mondo falso dove i talenti vengono offuscati dai raccomandati con nomi noti,che se poi fanno pure teatro siamo apposto,il gioco è fatto.polverone garantito.
Talentuoso e chi sale in moto a 18 anni e vince . Alessandro Bergonzoni you tube "gli eroi"