Motomondiale: più sicurezza nell’abbigliamento
Vi abbiamo parlato delle modifiche regolamentari della MotoGP di qualche giorno fa, lasciando in sospeso il discorso legato all’abbigliamento per mancanza di dettagli. Nel frattempo ci siamo informati un po’, scoprendo il perché e l’entità di queste variazioni regolamentari, che altro non fanno se non andare a sanare una situazione quasi incredibile in termini di… scarsa sicurezza imperante nel Motomondiale.
Di fatto, la massima serie della velocità fino ad oggi non prevedeva obblighi se non quelli imposti dalla Federazione (ovvero l’indossare una tuta di pelle, guanti, stivali e casco) senza però richiedere specifiche minime o prevedere controlli in materia. Per capirci, pare che diversi piloti della Moto3 ancora quest’anno corressero senza paraschiena: una situazione che ha del paradossale, soprattutto in considerazione del fatto che quasi tutte le serie nazionali (CIV compreso) di un certo livello sono ben più avanti in quanto a requisiti in questo senso.
La modifica regolamentare va quindi in due direzioni per quanto riguarda l’abbigliamento –dei caschi parleremo più avanti, ma il lavoro è ad uno stadio assolutamente embrionale. La prima è l’istituzione di nome minime di sicurezza relativamente a materiali e tecniche costruttive (per esempio quelle delle cuciture, o del posizionamento e ritenzione delle protezioni) impiegati nell’abbigliamento tecnico. La base di partenza è naturalmente quella del materiale normalmente in vendita, con l’obiettivo però di arrivare a specifiche di qualità superiore.
La seconda consiste nell’istituzione di un registro di controllo dell’abbigliamento e di una dotazione minima per ciascun pilota. Dalla prima gara del 2016 in avanti, ciascun pilota dovrà disporre di almeno due kit completi (tuta, casco, guanti, stivali e protezioni) che verranno punzonati e registrati in un logbook gestito dai commissari della federazione. In caso di caduta, l’abbigliamento verrà ispezionato e si stabilirà se è possibile continuare ad impiegarlo o se invece è necessario sostituirlo.
In questo secondo caso il pilota dovrà indossare il secondo kit, o non gli verrà permesso di entrare in pista. Nel caso della MotoGP la situazione non era particolarmente deficitaria quanto a sicurezza, ma nelle categorie inferiori pare si sia verificato più volte di vedere piloti di secondo piano entrare in pista con tute, guanti e stivali rattoppati alla bell’e meglio perché avevano finito il materiale o perché magari volevano conservare la tuta intonsa per la gara di domenica, quando le telecamere inquadrano gli sponsor...
La reale novità in questo punto sta nella facoltà che avranno i commissari di impedire l’ingresso in pista a chi non disporrà di abbigliamento ancora in grado di proteggerli in caso di una successiva scivolata. Naturalmente il problema non si verifica per quanto riguarda i piloti di primo piano, quanto per quelli privati ed in forze ai team meno facoltosi, che soprattutto nelle trasferte extraeuropee in certi casi avevano il vizio di risparmiare sul peso del materiale spedito portando il minimo indispensabile. Potete facilmente immaginare cosa succede se alla prima gara del famoso “trittico pacifico” di fine stagione un pilota di questi scivola due volte…
Per quanto riguarda i caschi il lavoro è allo stato embrionale. Al momento ci sono diversi gruppi di lavoro identificati in sede di Comunità Europea al lavoro per creare nuove normative sui caschi racing – ovviamente certificative e non omologative, un po’ come avviene negli USA con la SNELL – sulla falsariga di quanto in vigore per la produzione di serie. I risultati di questo lavoro, però, lo vedremo più avanti.
Tra l'alto unico posto dove si CORRE.
La strada è ben altro.
Ho corso tanti anni, dal cross alla velocità.
I danni peggiori li ho subiti su strada e neanche per colpa mia!
Personalmente nell'uso quotidiano adotto un casco integrale d'inverno
e uno da cross senza frontalino nella bella stagione.
Un bel giubbotto con paraschiena, spalle e gomiti, scarpe chiuse. Punto. Ho anche un glitet airbag che uso una volta su 2.
Pantaloni? anche bermuda, mettendo in conto una "grattuggiata".
Oggi giro su HD sporster "bobberato", un anno sa su Monster S4Rs...
Se volete girare in infradito e scodella in testa fate pure.
Le conseguenze di una caduta le conoscete un po' tutti ma le dimenticate troppo in fretta.
Fatevi un giro in un Traumatoligicico, poi vediamo "quanto vale" il vento sulla faccia.
Auguro a tutti di non cadere MAI!
Ci sono persone che vanno in moto per il gusto di avere l'aria in faccia e per questo motivo usano un casco Jet.
Perchè volete impedirglielo?
Ci sono quelli che prendono lo scooter o la moto tutte le mattine per andare a lavorare evitando il traffico. Gli volete far mettere la tuta di pelle?
Ci sono quelli che vogliono vestire il loro gillet con i colori del loro club o con le patch prese in tanti raduni in giro per il mondo. Volete dirgli voi come si devono vestire?
Non è una questione di costo, è semplicemente che ci sono tanti modi diversi di vivere la moto e tutti hanno la stessa importanza. E ci vuole anche un po' di sensibilità per capire che non siamo tutti uguali e che i punti di vista altrui -nei limiti delle leggi e del buon senso- VANNO RISPETTATI. Questo è anche uno dei principi della democrazia, e significa anche che se voglio andare in giro in ciabatte con la mia ZX10-R devo poterlo fare perchè non do fastidio a nessuno (e rispetto la legge). Per contro se mi intuto come Rossi e poi guido fregandomene allegramente del c.d.s. sono pericoloso per gli altri e per me stesso (oltre a non rispettare la legge).
Fra l'altro questo è un comportamento (quello dell'intutato con ginocchio a terra, per capirci) che è piuttosto frequente e sicurtamente è più pericoloso del tranquillo in ciabatte. Allora forse non è che prima di pensare a nuove regole sarebbe meglio che iniziassimo a rispettare quelle esistenti?