Il chirurgo che ha operato Rossi: "Ho visto la gara: ad ogni piega sentivo male al cuore"
Abbiamo raggiunto telefonicamente il Prof. Pascarella, che nelle prime ore del 1° settembre ha operato Rossi. Valentino che, a soli 24 giorni dalla frattura di tibia e perone, ha conquistato un bel 5° posto nel GP di Aragón. Un recupero lampo e una grande dimostrazione di volontà.
Iniziamo con il parlare di che tipo di intervento è stato fatto a Valentino.
«E’ stato un intervento per una frattura scomposta a tibia e perone. Ho utilizzato un chiodo intramidollare fissato con due viti prossimali e due viti distali. La difficoltà incontrata è stata principalmente legata al fatto che si tratta di una gamba già fratturata, quindi c’erano il callo osseo della precedente frattura, la cicatrice chirurgica e i fori delle viti di bloccaggio del chiodo precedente. In più, sicuramente, la componente emotiva di operare Valentino Rossi è stato un fattore importante».
Quali terapie ha fatto Rossi per accelerare i tempi di recupero?
«Si è sottoposto a sedute di fisioterapia molto intensive, sia rieducazione propriocettiva che deambulatoria e cyclette. Ha lavorato tanto, faceva sei ore al giorno di fisioterapia, tre la mattina e tre al pomeriggio. Chiaramente tutto ciò, unito alla fortissima motivazione che lui ha, gli ha permesso di tornare in pista così presto».
Tornare a correre dopo così poco tempo, quali rischi comporta?
«Il rischio principale è quello di avere dolore, poi magari un non completo controllo dell’arto inferiore operato. Però mi sembra che ci abbia invece dimostrato che il controllo è stato perfetto».
Su un piano umano, che idea si è fatto di Valentino?
«E’ una persona con una motivazione fuori dal comune. E’ un grandissimo atleta».
Domenica ha visto la gara? Con quale stato d’animo?
«Ho visto la gara… in uno stato d’animo terribil, e tutte le volte che piegava o staccava la gamba dalla pedana sentivo male al cuore. E’ stata davvero un’esperienza drammatica, che non credo ripeterò nei prossimi GP».
Detto questo, penso che, più che per una questione economica, Rossi sia rientrato in primo luogo perché è un pilota, e come tutti i piloti è spinto da una carica agonistica fuori dal comune: i piloti non sono persone normali, hanno la competizione nel sangue, correrebbero anche con le motoseghe o le falciatrici, per loro correre è una droga. In secondo luogo penso sia rientrato sia perché era in grado di farlo( come è stato appurato) sia perché Rossi non lascia nulla di intentato, per non recriminare magari il fatto di essere rimasto un gp di troppo a casa: una debacle collettiva di chi gli sta davanti in classifica è una possibilità altamente remota ed improbabile, ma non impossibile: non si sa mai...
Sul fatto della preparazione atletica, in linea di massima sono daccordo, li ritengo solo un po' più che discretamente preparati, ma non certo atleti veri e propri, ma penso che non li ritenga nessuno.