Spunti, considerazioni, domande dopo il GP della Rep. Ceca
Qual è stato il momento chiave del GP?
La gara si è decisa tra il secondo e il terzo giro, quando Dani Pedrosa ha prima superato Dovizioso, poi Iannone, portandosi in seconda posizione a 0”885 da Lorenzo. Poi, al quarto passaggio, Dani ha girato in 1’56”027, nuovo primato della pista, “mangiando” sei decimi al rivale della Yamaha: lì ha vinto il GP, tornando velocissimo nei primi giri, cosa che non gli era mai successa quest’anno. Come conferma lo stesso Pedrosa: «Sono partito forte, ma contro le Ducati non puoi fare niente al via. Poi è anche arrivato Lorenzo, molto aggressivo ed è andato subito al comando: ho capito che non potevo perdere tempo, che non potevo rimanere dietro a Iannone e Dovizioso come mi era successo a Indianapolis. Li ho passati subito, ho preso un buon ritmo e finalmente sono riuscito a vincere».
Come mai negli ultimi due giri, Pedrosa ha perso ben nove decimi, consentendo a Lorenzo di arrivare a soli 0”410?
Risponde Pedrosa: «Ho dovuto rallentare per il chattering (la vibrazione della ruota anteriore alla massima inclinazione, NDA), ma non pensavo che Jorge arrivasse tanto vicino».
Perché Jorge Lorenzo non è riuscito a vincere?
Risponde Lorenzo: «Ho fatto una buona partenza, ma Pedrosa mi ha portato un po’ all’esterno e ho perso 4-5 posizioni. Con un po’ di sorpassi aggressivi sono riuscito ad andare al comando, facendo due giri molto buoni, ma poi ho abbassato il ritmo e quando Pedrosa mi ha superato non sono stato pronto a replicare. Avendo montato la gomma anteriore più morbida, temevo si potesse consumare, invece ha tenuto fino alla fine: ho fatto questa scelta, perché la morbida mi dava maggiore confidenza sulle buche. Peccato, era una buona opportunità con Marquez così in difficoltà, ma Dani è stato più bravo: avrei dovuto rischiare di più. Siamo comunque in crescita: all’inizio dell’anno non andava bene niente, la moto, le gomme, la mia preparazione fisica, adesso siamo di nuovo competitivi. Credo che presto arriverà il successo».
Cosa è successo a Marc Marquez, cosa non ha funzionato?
Risponde Marquez: «E’ stata semplicemente una di quelle domeniche dove moto e pilota non sono al meglio: prima o poi doveva capitare. Fin dall’inizio non mi sentivo a mio agio e sarà importante verificare i dati per capire dove perdevo rispetto a Pedrosa, anche se so già la risposta: in accelerazione, come peraltro è successo fin da venerdì mattina. Ho sempre detto che prima o poi sarebbe arrivata una gara difficile e sono stato intelligente a non esagerare, ma, sinceramente, non mi aspettavo una prestazione così negativa, di non riuscire nemmeno a lottare per il podio. Tutti dicevano che per me era tutto facile, ma io e il mio team sapevamo che non era così: mi sono tolto un peso, finalmente non mi verrà più chiesto se potrò vincerle tutte…».
Potendo scegliere, Marquez avrebbe preferito che a vincere fosse un pilota Yamaha, piuttosto che il compagno di squadra?
Probabilmente sì, perché i suoi detrattori così potranno dire che è la Honda a fare la differenza.
Come mai Andrea Dovizioso ha perso subito cinque posizioni nei primi due giri?
Risponde Dovizioso: «Il mio motore ha avuto da subito un calo di prestazioni in tutte le marce e a tutti i regimi: non spingeva e non potevo andare più forte. Anche per questo non ho potuto giocarmela con Iannone, che comunque è stato bravissimo. Dobbiamo comunque essere contenti e guardare con ottimismo al futuro: abbiamo ridotto il “gap” con primi più di quanto mi aspettassi».
Sia Iannone sia Dovizioso hanno montato la gomma morbida al posteriore: è stata la scelta giusta?
Risponde ancora Dovizioso: «Con il senno di poi, forse quella più dura a nostra disposizione sarebbe stata meglio, ma non sarebbe cambiato nulla sul risultato finale».
Cosa è successo a Cal Crutchlow?
Risponde Crutchlow: «Sono arrivato lungo alla terza curva del secondo giro e per non prendere Aleix Espargaro sono finito nella sabbia. Sono riuscito a ripartire, ma la spalla sinistra mi faceva molto male e ho preferito ritirarmi».
Come mai Michele Pirro ha chiuso solo 12esimo, superato nel finale anche da Scott Redding?
Il collaudatore della Ducati ha utilizzato una nuova gestione elettronica, che però non ha funzionato al meglio: tagliava potenza e, nel finale, il motore andava a tre cilindri.
robywankenoby, l'era dei progetti innovativi...
Ezpeleta ha interesse che le moto siano sempre confrontabili in modo che nessuno possa procurarsi un vantaggio tecnologicamente incolmabile e Honda e Yamaha non possono tollerare un nuovo 2007, con una moto che non c'entra nulla con le loro che gli rifila 1 secondo a giro.
Lascia stare che nei due concetti sopra espressi c'è molta approssimazione, diversi errori di interpretazione - vedi la variabile Stoner in sella alla Ducati - e un mare di utopia; quel che resta è che se le gomme sono progettate a priori su un tipo di configurazione di moto (quello che va per la maggiore), distanziarsi da tale configurazione - a meno di una botta di c*lo clamorosa - vuol dire non ottimizzare l'utilizzo degli pneumatici in pista e quindi fare inesorabilmente schifo.
Il motore portante non è un progetto 'sbagliato' - tanto che pure Dall'Igna ha dichiarato che non è per nulla archiviato -, ma con le gomme progettate per i telai Yamaha prima, Honda poi, è fortemente penalizzato.
Yamaha, Honda, Kawasaki e Suzuki sono multinazionali che si occupano di tante cose oltre che di motori. Sono giapponesi, hanno grossomodo la stessa matrice culturale e la stessa filosofia aziendale. Competono, ma si comprendono come vecchi avversari a un tavolo di carte a cui giocano da quando sono bambini. Nonostante ciò come puoi constatare, Suzuki e Kawasaki sono state estromesse dal mondiale. Ducati è straniera, peggio: è italiana. E' una realtà microscopica sì, ma già in SBK si era costruita negli anni l'immagine del costruttore creativo e depositario di tutta una serie di soluzioni tecniche tali da rendere le sue moto di nicchia superiori in prestazioni a quelle da Supermercato dei grandi costruttori nipponici.
Questo era il rischio che stava correndo Honda (ma anche gli altri, prendo Honda solo come esempio): che nella competizione di immagine dei brand, Ducati stesse a Honda come il gelato artigianale sta a quello confezionato.
E finché la casa nipponica poteva vantare il predominio nella classe cosiddetta Regina, la sua difesa era che dove la tecnologia veramente conta, Honda era superiore, ma quando anche lì Ducati è arrivata a stravincere... e poi proprio grazie alla maggior potenza del propulsore... be', è IL MARCHIO e non il mondiale che viene tutelato senza esclusione di colpi.
lollipop, sai quante D16 grandissime...
Finché non vedo, non credo.
Per me il prossimo sarà l'anno di Pedrosa.