JEREZ – Quattro campioni, quattro stati d’animo differenti: il GP di Spagna si prospetta interessante e ricco di spunti. Valentino Rossi ama Jerez come poche altre piste al mondo, qui ha vinto otto volte, sei nella MotoGP, l’ultima l’anno scorso. Ma non è al meglio della condizione fisica e la spalla destra infortunata il 15 aprile mentre si allenava con la moto da cross potrebbe rappresentare un serio problema.

Così come è stata la mano destra per Jorge Lorenzo quest’inverno, quando a causa di un’altra scivolata con le ruote tassellate è stato costretto a saltare due giorni di test in Malesia, con strascichi fino al debutto stagionale in Qatar. Dove, però, Jorge ha corso una gran gara, conquistando un ottimo secondo posto.

A Jerez lo spagnolo si presenta al meglio della condizione fisica e con una grande carica, su una pista che negli ultimi quattro anni lo ha sempre visto in pole, ma dove nella passata stagione scivolò nel penultimo giro nel tentativo di soffiare il terzo posto a Stoner. Il quale, a sua volta, ha una gran voglia di rivincita, dopo il brutto errore a Losail.

Su questo tracciato Casey non è mai andato particolarmente bene («non è bello da guidare con le MotoGP»), ma sembra determinato a sfatare questo tabù negativo. «La GP10 – sostiene – è molto più competitiva della Ducati del 2009: abbiamo un pacchetto che mi fa pensare di poter essere veloce anche qui».

Ma a Jerez è sempre andato fortissimo anche Dani Pedrosa, che vanta un primato di tre secondi posti e un successo in quattro GP nella classe regina. Insomma, è la sua pista preferita, ma Dani è reduce da un inverno sottotono e da una gara mediocre, dove ha preso paga dal compagno di squadra. Il momento, per lui, è delicato e Pedrosa ha assolutamente bisogno di un risultato sul tracciato a lui più favorevole: se dovesse andare male anche qui, sarebbe un bel problema.

D’altra parte, Andrea Dovizioso, reduce da un positivo terzo posto nella gara inaugurale, sogna di battere nuovamente lo scomodo rivale con il quale condivide il box, per conquistare ulteriore importanza all’interno della HRC. Ma quello di Jerez è sempre stato un tracciato piuttosto indigesto per l’italiano, che però non può farsi scappare la ghiotta occasione di vincere la sfida interna. Come se non bastasse, c’è un Nicky Hayden molto motivato e gasato e un Ben Spies in continua crescita.

Insomma, un GP sulla carta interessante, con le prime prove libere dominate da Stoner alla… Stoner. «Ha una gran voglia di scendere in pista» aveva confidato il team manager Vittoriano Guareschi e Casey l’ha confermato con i fatti: al quarto giro, otto minuti dopo l’inizio delle prove, l’australiano ha realizzato uno strabiliante 1’39”731, quasi un decimo meglio del primato della pista 2009 (1’39”818).

Questo è Stoner, prendere o lasciare: a volte questa esuberanza porta a degli sbagli gravi, come quello del Qatar, più spesso, però, gli permette di dominare, soprattutto in prova. Poi, come suo stile, è stato a lungo ai box, girando mediamente una decina di giri in meno dei suoi rivali, per problemi di inserimento in curva. E a due minuti dal termine, Casey è anche scivolato alla prima delle “C”, per la chiusura dell’anteriore dopo una gran piega. Quindi, ancora una volta, un duplice stato d’animo per il campione della Ducati: felice per il miglior tempo, ottenuto con relativa facilità, frustrato per una caduta innocua, che però, inevitabilmente, ne mina la sicurezza.

Al secondo posto Lorenzo, che al 19esimo dei 30 giri effettuati (solo 17 per Stoner), si è portato a soli 144 millesimi dalla pole provvisoria, con una buona serie di giri veloci. Alle sue spalle Hayden, che ha girato sempre con le stesse gomme fino a una decina di minuti dalla fine, quando poi è rientrato con coperture fresche e un nuovo forcellone, inedito, come quello utilizzato da Stoner.

La prestazione di Nicky sembra confermare l’ottimo potenziale della Ducati, mentre il quarto posto di Pedrosa dice che, a volte, i problemi sono più psicologici che di moto. E’ vero, Dani ha utilizzato un nuovo telaio per dare più stabilità e, probabilmente, la sua RC212V ne ha beneficiato, ma la sensazione è che la sua prestazione sia più una questione di “testa” che tecnica.

Come sembra confermare, in negativo in questo caso, il dodicesimo posto di Dovizioso a oltre un secondo e mezzo dalla vetta: Dovi, che fino a oggi era stato di gran lunga il miglior pilota Honda, a Jerez soffre per un circuito che non riesce proprio a digerire.

Il quinto posto di Rossi a 0”628 è in linea con le aspettative: il venerdì, Vale lavora elusivamente in funzione della gara e, in più, è alle prese con condizioni fisiche precarie. «La spalla gli fa male soprattutto in frenata, mentre non ha grossi problemi nei cambi di direzione» ha detto il dottor Claudio Costa, specificando anche che nelle libere Rossi non è stato sottoposto ad alcun trattamento, se non a una fasciatura. In tutto il pilota della Yamaha ha messo insieme 25 giri, un numero che fa ben sperare sulla sua tenuta alla distanza.

Discreto il sesto posto di Loris Capirossi (a 0”985), incoraggiante, perché rappresenta un passo in avanti rispetto al Qatar, il decimo di Marco Melandri (a 1”4), che qui ha utilizzato nuove piastre della forcella, del tutto simili a quelle montate da tempo da Randy De Puniet.

In difficoltà, invece, Ben Spies, undicesimo: ma Ben non ha mai visto la pista di Jerez e anche in Qatar si è visto come il campione SBK affronti le libere con calma e intelligenza, senza forzare la situazione. Ancora una volta indietro, quindicesimo, Marco Simoncelli.

Nelle libere della 125, solito dominio dei piloti spagnoli con Espargaro davanti a Marquez e Vazquez. Migliore degli italiani, Lorenzo Savadori, 17esimo a 3”4: tempi duri per i nostri giovani.

Chiude la giornata la combattutissima Moto2, con Alex Debon – poleman a Jerez in 250 lo scorso anno – che conclude con il tempo di 1'44”419 in sella alla sua FTR. Segue Gabor Talmacsi (Fimmco Speed Up), mentre Kenny Noyes (Jack&Jones by Antonio Banderas) e Yuki Takahashi (Tech3 Racing) completano una prima fila provvisoria. Tutti e tre i piloti appena citati erano stati tra i grandi protagonisti degli ultimi test di marzo, svoltisi proprio sul qui, tracciato andaluso.

Un altro iberico, Sergio Gadea (Tenerife 40 Pons) e il colombiano Yonny Hernández (Blusens-STX) chiudono le prime sei posizioni, mentre Julián Simón, iridato in carica della 125, porta al settimo posto la sua Mapfre Aspar con telaio RSV. Da sottolineare il fatto che nelle prime nove posizioni ci siano ben 9 telai diversi, con Claudio Corti (Forward Racing) a rappresentare la Suter in ottava posizione e l’elvetico Thomas Luthi in nona con la Interwetten Moriwaki.

Durante la sessione di oggi, problemi per Roberto Rolfo (Italtrans STR) e Andrea Iannone (Fimmco Speed Up), che concludono rispettivamente in 11° e 27°, mente l’attuale capoclassifica della Moto2, il bravo Shoya Tomizawa (Technomag-CIP), pilota del team di Gabriele Debbia, si piazza solo al 14° posto

MotoGP

Moto2

125