Giugliano e il team Althea si separano
In un comunicato diffuso questa mattina, la squadra di Genesio Bevilacqua annuncia che Davide Giugliano non farà più parte del team Althea. Si interrompe così una collaborazione durata tre anni, che ha portato il giovane pilota italiano da semplice promessa a top rider del mondiale Superbike.
L’imprenditore di Civita Castellana non si è sbilanciato sul futuro di quello che resta un suo pilota (Bevilacqua è ancora il manager personale di Giugliano), ma quando lo abbiamo messo un poco sotto pressione, lo abbiamo visto in difficoltà nel commentare la possibilità che Davide il prossimo anno possa salire su una Panigale ufficiale. D’altronde il comunicato parla di un team ufficiale e in Superbike c’è una sola casa costruttrice che non ha ancora definito i propri piloti per il 2014 : la Ducati. Aprilia ha messo sotto contratto Melandri e confermato Guintoli, la Kawasaki ha confermato sia Sykes che Baz ed altrettanto ha fatto la Honda con Haslam e Rea. Oltre alla Ducati anche il team Suzuki in realtà deve ancora comunicare quali saranno i piloti 2014, ma il team inglese Fixi Crescent non si può definire ufficiale a tutti gli effetti. Per Davide quindi tutte le strade portano a …… Borgo Panigale, dove dovrebbe trovare il team Feel Racing e Chaz Davies.
È la rivoluzione che ci si attendeva dopo l’ingresso di Dall’Igna in Ducati.
Per Davide si tratterebbe di un ritorno nella casa che lo ha lanciato prima in Stock e successivamente in Superbike. A causa del divorzio tra Althea e Ducati di un anno fa, il pilota romano è salito su una RSV4, ma è sempre rimasto nel cuore dei vertici di Borgo Panigale che se lo sono ripreso non appena hanno potuto farlo.
Per ora Ducati non si pronuncia, ma dovrà farlo a breve, visto che già martedì a Jerez sono previsti dei test che potrebbero vedere in pista la nuova squadra Superbike 2014.
Intervista
Ma ecco cosa ci ha dichiarato Genesio Bevilacqua in una intervista rilasciataci in esclusiva.
Si chiude un bellissimo capitolo per te e per la tua squadra.
"Sì sono stati tre anni eccezionali, che hanno significato tanto per noi e per Davide. Però non potevamo impedirgli di compiere un’ulteriore passo importante per la sua carriera. Sono convinto che stia facendo la scelta giusta e quindi non potevo certo essere io ad ostacolarlo".
Puoi dirci dove andrà Davide?
"Non posso farlo, per rispetto della squadra nella quale andrà a correre. Aspetto che sia il suo nuovo team a fare un comunicato ufficiale. Il nostro lo abbiamo già fatto".
E nel vostro si parla di un team ufficiale...
"Davide è stato al centro dell’attenzione del mercato in questi ultimi mesi, grazie alle sue prestazioni che hanno evidenziato la sua raggiunta maturità e lo hanno consacrato come uno dei top rider del mondiale. Il nostro è un team privato che ha tutte le risorse per essere sempre competitivo, grazie agli sforzi nostri e dei nostri sponsor, ma quando ad un pilota si prospetta la possibilità di far parte di un team ufficiale, allora ha l’obbligo di valutarla attentamente, anche per garantirsi un futuro più a lungo termine".
Si parla di Suzuki, di MotoGP, ma soprattutto di Ducati.
"Ho ricevuto diverse richieste, da team di vari campionati e non posso nascondere che anche Ducati sia molto interessata a lui. Non fatemi dire altro".
Raccontaci un fatto accaduto in questi tre anni con Davide che ti è rimasto impresso.
"Uno dei momenti che mi ricordo più volentieri è stato quando Davide è salito per la prima volta su una delle mie moto. Era l’inverno del 2010 e siamo andati a Vallelunga per fargli provare la moto con la quale avrebbe poi partecipato alla Superstock 1000 FIM Cup, che poi avrebbe vinto. Lui però non sapeva che io non avevo portato in circuito una Ducati Stock bensì una Superbike. Volevo vedere come si sarebbe comportato su di una moto molto più potente, anche per capire quanto potesse impressionarlo una Superbike".
E restò impressionato?
"Per niente. Il responso fu molto positivo perché Davide andò subito molto forte, per niente a disagio su di una moto potente. Un altro momento che non posso dimenticare è stato quando, sempre nel 2011, ad Aragon in prova prendeva un secondo dal primo e non riusciva a migliorarsi. Lì abbiamo capito cosa voglia dire aiutare un pilota giovane. Abbiamo studiato insieme il comportamento dei suoi avversari e siamo andati in pista assieme, per vedere come i piloti della Superbike affrontavano alcune curve dove lui faceva fatica. Davide vinse la gara. Infine non posso dimenticare quella volta che Carlos Checa, suo compagno di squadra, controllò i tempi di Davide e poi mi chiese come avesse fatto ad andare così forte in alcuni settori del circuito".
Un lato positivo e se c’è, un lato negativo di Davide pilota.
"Il lato positivo di Davide è senza dubbio la sua grande voglia di vincere, di essere il primo. Lui entra in pista con il giusto rispetto per i suoi avversari, ma anche con la convinzione che siano tutti battibili. Questo è il lato che mi piace maggiormente in lui. Non ha lati negativi se non quello, legato all’età, di essere a volte troppo impetuoso ed esuberante. Come in tutti i giovani a volte l’impeto viene anteposto al talento, ma devo dire che quest’anno Davide ha dimostrato di aver raggiunto una maturità che lo ha portato, in alcuni casi a comprendere quando era il momento di accontentarsi. Un grande segno di maturità per un pilota generoso com’è lui".
Davide prende un’altra strada e il team Althea cosa farà il prossimo anno?
"La nostra grande soddisfazione è stata quella di aver portato alla vittoria sia un pilota giovane come Davide Giugliano che un pilota, tra virgolette, vecchio come Carlos Checa. Con noi il pilota vecchio è tornato giovane ed il pilota giovane ha raggiunto una maturità da esperto. Questo dimostra che il nostro team si può adattare ad ogni tipo di pilota. E’ chiaro che noi preferiamo quando vincono i piloti giovani, perché se vincono quelli con molte stagioni alle spalle, significa che i giovani non stanno facendo sino in fondo il proprio dovere. La nostra missione resta quella di aiutare i giovani ad emergere. Giovani che abbiano talento e capacità di sacrificio dal punto di vista professionale. Senza un’attenta professionalità il solo talento e la capacità di essere veloci non bastano".
Però si parla anche della possibilità che possiate far correre Laverty.
"Sì, quella legata a Laverty è una possibilità reale, che però dipende più da Aprilia che non da noi. Eugene è ancora nell’orbita della casa di Noale e richiede un investimento che da soli non saremmo in grado di sostenere. Da team privato quale siamo, non possiamo permetterci di fare il passo più lungo della gamba. Un’altra soluzione possibile potrebbe essere quella di schierare due giovani sulle nuove Evo, ma con l’appoggio di una casa costruttrice. Una soluzione che nel 2014 consentirebbe ai nostri giovani di maturare ed a noi di sviluppare assieme ad una casa, una moto che poi ci consentirebbe di lottare per la vittoria nel 2015, quando in pista ci saranno solo Superbike Evo. Potremmo in pratica decidere di fare un piccolo passo indietro nel 2014, per poi tornare però davanti l’anno successivo. In questo senso abbiamo già avuto dei contatti con varie case e stiamo valutando con attenzione questa possibilità".
Una casa che difficilmente potrà essere MV. Un’ipotesi che sembra ormai completamente tramontata?
"Sì. Ho dedicato molto tempo a questo progetto però alla fine ho ritenuto che non fosse realizzabile. Non sarà una MV".
marco
Quando parlo di limite parlo nell'ambito dei limiti elevati di un campionato del genere.
Ora vorrei che mi affermassi che Giugliano è più forte di CHeca (dell'anno scorso), Di Biaggi (anche di oggi che s'è ritirato), Di laverty, Di Guintoli, Di Melandri, Di davies , Di Badovini non ci ho messo Sykes perchè è fuori quota...
Quindi?
piega996