Arai Day 2016, novità in arrivo e piloti in grande spolvero
L’ormai consueta giornata presso il BER Store di Modena è stata teatro della presentazione delle novità 2017 per il marchio di Ohmiya. Novità che comprendono colorazioni ma anche caschi, che potrete vedere a brevissimo ad Intermot. Una giornata evidentemente destinata più ai dealer che non alla stampa, ma che ha costituito un’ottima occasione per scambiare qualche battuta con i piloti Arai arrivati direttamente da Misano Adriatico per intrattenersi con noi e – a partire dal pomeriggio – con il pubblico.
Assente giustificato il fresco vincitore Dani Pedrosa, impegnato nei test HRC, è toccato ai… penultimi due vincitori di questa stagione, ovvero Cal Crutchlow e Maverick Viñales, fare gli onori di casa in veste di piloti della massima categoria. Ma prima di loro ha tenuto banco la rivelazione di questo 2016 nella Moto3, quel Brad Binder che potrebbe laurearsi campione già alla prossima gara, ad Aragòn. E si vocifera che, se così dovesse andare, il sudafricano potrebbe salire già subito dopo in sella ad una Moto2, e forse non solo per provarla.
Proviamo a conoscerlo meglio facendoci raccontare da lui stesso la sua storia.
«Ho iniziato a 5 anni nel fuoristrada, vincendo davvero tante gare. A 12 i miei genitori hanno pensato che fosse arrivato il momento di fare sul serio scommettendo su di me, e ci siamo trasferiti in Gran Bretagna per disputare il campionato nazionale».
Una storia che ricorda da vicino quella di Casey Stoner, anche se il debutto mondiale è stato più graduale. Binder ha corso per tre anni nella Red Bull Rookies Cup, la formula cadetta che ha sfornato diversi talenti (fra cui ad esempio il nostro Baldassarri) per poi arrivare in Moto3, classe che abbandonerà già dall’anno prossimo.
«Si, anche essendo scaramantici ho 106 punti di vantaggio con cinque gare da disputare; se Bastianini dovesse vincere ad Aragòn a me basterebbe arrivare secondo posto per vincere il titolo. Come mi trovo con lui? Bene, ma con tutti gli italiani ho un ottimo rapporto: in pista ci si scontra, ma dopo le gare passiamo molto tempo insieme, ci si diverte».
Gramigni, attento osservatore (e neo-istruttore, ma ne parleremo dopo) lo stuzzica un po’ facendosi raccontare della gara di Misano, suggerendo come abbia saputo gestire bene un leggero vantaggio di motore.
«Quella di Misano è stata sicuramente una gara speciale: sono andato forte fin dall’inizio, avevo un ritmo migliore e ho visto che potevo vincere in relativa facilità. Verso la fine, visto che io e Bastianini avevamo un po’ di margine sul resto degli inseguitori, l’ho fatto passare per studiarlo un po’, ma come sospettavo con lui davanti eravamo più lenti – perdevamo sei decimi. Ma così ho capito come e dove passarlo, mettendomi al riparo da attacchi in extremis».
Arriva anche Maverick Viñales, la cui gara di Misano è stata meno brillante. Però, come fa notare Di Pillo, anche senza brillare come ha fatto a Silverstone ha comunque mantenuto una tradizione in vigore da inizio anno – quella di suonare di brutto il suo compagno di squadra. Cosa ne pensa della sua vittoria?
«E’ un momento bellissimo, non ero sicuro che sarebbe arrivata già quest’anno – il problema è che poi si vorrebbe vincere sempre» ci racconta Viñales in un perfetto italiano. D’altra parte è il fidanzato di Kiara Fontanesi, quindi immaginiamo che abbia occasione di parlare la nostra lingua piuttosto spesso. «La Suzuki si adatta bene al mio stile di guida, ed è sicuramente piuttosto facile da interpretare. Con la Yamaha? Difficile dire cosa potrò fare, ne parliamo dopo i test di Valencia».
La palla passa a Davide Giugliano, alle prese con la ricerca di una sella per l’anno prossimo. Al momento in cui scriviamo pare già tramontata definitivamente la possibilità Kawasaki-Puccetti, ma Davide è determinato.
«Mi sento un po’ come la bella Cecilia, quella che tutti la vogliono ma nessun se la piglia» scherza l’ufficiale Ducati. «In realtà ho diverse possibilità ed è ancora presto per preoccuparsi, certo che mi piacerebbe restare in Superbike ma sembra abbastanza complicato. Comunque è vero, c’è la possibilità di passare in Moto2 e non è da disprezzare. Fra qualche settimana ne sapremo di più».
Poi è il turno dei giovanissimi seguiti da Arai, il più promettente dei quali è quel Leonardo Taccini che sta dominando le categorie PreGP. Ragazzino determinato, che ha saltato una giornata di scuola per poter essere qui ed incontrare Viñales in persona. Ma è logico che quando alla fine arriva Cal Crutchlow le attenzioni si spostino su di lui, anche per la spontaneità con cui si propone regolarmente.
«Gli italiani guidano da schifo!» esordisce Cal fra le risate dei presenti. «Vanno troppo forte e finiscono per fare un sacco di incidenti, poi il traffico si blocca, si innervosiscono e guidano ancora peggio…».
Inevitabile che gli si chieda della sua vittoria in Austria, di come l’abbia vissuta e se abbia cambiato il suo status di pilota.
«Beh, è stato sicuramente il giorno più bello della mia carriera di pilota» risponde Cal, reduce dall’altra grande gioia della nascita di sua figlia. «e ha dato sia a me che alla squadra una bella iniezione di fiducia, da cui sono arrivati risultati migliori in quest’ultima parte di stagione. A Misano non è andata granché bene, ma succede… Honda sta lavorando duro, e la moto è cresciuta da inizio stagione».
«Se è cambiata la mia vita dopo la vittoria? No, sto all’Isola di Man, lì si pensa solo alle corse stradali. Se anche vincessi un titolo iridato, per i miei vicini esisterebbero solo John McGuinness, Conor Cummins, Michael Dunlop e gli altri. Devo dire la verità, mi sta benissimo così, almeno nessuno mi rompe l’anima!».
Alla fine è il momento di Alessandro Gramigni, “il Gram”, di presentare la sua nuova avventura da istruttore: la Old School Racing. Una scuola atipica, gestita dal Gram in persona (con l’appoggio di Yamaha, che mette a disposizione le proprie YZF-R1 ed YZF-R6, e dell’organizzatore PromoRacing) e con istruttori di provata esperienza come Gramigni stesso, Luca Cadalora, Mattia Pasini e Gianluca Nannelli su piste come Misano, Mugello, ma anche Jerez e Valencia.
«L’idea mi è venuta quando ho capito che le scuole di pilotaggio, per come sono concepite oggi, servono solo ad una piccola parte dei motociclisti» esordisce Gramigni. «Il punto è che seguire un altro pilota – o nel nostro caso un istruttore – è utile quando la differenza è poca, dell’ordine di qualche decimo se parliamo di piloti esperti. Quando vedo gente a cui mancano venti secondi è chiaro che il miglioramento che hanno seguendo l’istruttore deriva solo dalla fiducia che hanno nel seguirlo: quando li metti a girare da soli tornano al passo che avevano prima».
«Abbiamo pensato di lavorare in maniera diversa, con un programma sia teorico che pratico, in cui l’alunno lavora su sé stesso – con la nostra assistenza, naturalmente – ma senza troppe interferenze, in maniera tale che sia lui stesso a capire dove e come migliora. Si lavora con il computer, con le telecamere e tutto quanto serva a fargli capire, ma senza “dargli il traino”: dai primi esperimenti abbiamo visto che il metodo funziona!». Se siete incuriositi, visitate il sito della scuola: gli insegnanti ci sembrano bravini.
Nel pomeriggio la manifestazione è stata aperta a tutti gli appassionati, che hanno potuto visitare il museo itinerante Arai, realizzato come di consueto all’interno del cascone gonfiabile da 12 metri di diametro, ed usufruire del Racing/Touring Service Arai/BER Racing – con i tecnici del motomondiale arrivati direttamente dalla MotoGP di Misano – per un “tagliandino” al casco. E poi assistere al Penetration Test, e, last but not least, provare i caschi Arai direttamente in prima persona, in sella alle moto elettriche di Energica: disponibili per il test ride la sportiva Ego e la naked Eva.
Dalle 14:30 poi i piloti si sono sottoposti ad un tour de force composto dalle interviste di Giovanni di Pillo e Paolo Beltramo, seguito dalla canonica sessione di autografi e foto. Più tardi ha poi preso il via il Freestyle show by Emanuel Angius, pilota supportato da BER Racing.