Dakar 2021. Monster Honda: presentato il fronte d’attacco
Barcelona, 10 Dicembre. Anche il Monster Energy Honda Team è pronto alla grande sfida della Dakar 2021 Arabia Saudita. È un impegno sempre gravoso, portato quest’anno su un livello superiore, poiché la Marca giapponese si presenta sulla linea di partenza di Jeddah come la Squadra da battere. Da una parte psicologicamente alleggerita dal fatto di essere finalmente riuscita nell’impresa di “schiodare” KTM dal trono che occupava da 18 anni, dall’altra caricata del peso di responsabilità della difesa del primato. Come dice Ricky Brabec, trionfatore dell’Edizione 2020, vincere due volte consecutive è difficilissimo. Si tratterà di respingere, di conseguenza, gli attacchi provenienti da più parti e che vedranno il Team giapponese-spagnolo al centro del bersaglio. Beh, a parte l’enorme pressione inevitabilmente generata, quella in cui si troveranno il Team Honda e Ricky Brabec è proprio la situazione in cui tutti vorrebbero vedersi, quella del Campione in carica.
Il Team Monster Energy Honda ha confermato il fronte d’attacco che è tornato vincitore dalla pima edizione della Dakar in Arabia Saudita. Nel fanno parte Ricky Brabec, Kevin Benavides, Joan Barreda e Ignacio Cornejo. La struttura non cambia di una virgola, Squadra che vince non si cambia, mentre la Moto, la Honda CRF450 Rally, continuamente migliorata e affinata, avrà finalmente la tabella numero 1. La Moto è sempre stata veloce, sin dalle sue prime apparizioni, ma ha dovuto seguire un percorso di ricerca di affidabilità legato alla grande quantità di tecnologie applicate ai prototipi, progettati e costruiti specificamente per la Dakar. All’inizio è stata l’elettronica, poi un problema di affidabilità dei propulsori. Oggi la Honda CRF450 Rally è un mezzo competitivo e affidabile. In grado di essere gestita con obiettivi senza compromessi.
Ricky Brabec, 30 anni, di Mira Loma, California, è il Campione in carica. Apparentemente rilassato, sicuramente pronto, l’americano si proietta in una strategia chiarissima riassumibile in due parti fondamentali: “In buona salute al mattino, al bivacco la sera!” Su questa “ossatura” tattica, Brabec innesta le variabili più importanti emerse dalla struttura della gara, derivata dai nuovi regolamenti e dalle indicazioni preliminari sul tracciato. Una possibilità, dunque, è quella di dividere la strategia in due sezioni, conservativa nella prima settimana, d’attacco nella seconda. Una variabile importante e oggetto della considerazione generale condivisa con tutti i piloti della squadra, è la massima attenzione che si dovrà prestare ai pneumatici. Per regolamento, infatti, ogni Pilota potrà disporre di 6 gomme posteriori per tutto il Rally, il che pone un nuovo problema di “risparmio”. Ci saranno tappe più sabbiose in cui l’usura potrà essere relativa ma anche tappe di montagna e su terreni molto più tecnici e duri, sui quali tradizionalmente è difficile arrivare al traguardo con la copertura ancora efficiente. Sarà indubbiamente interessante scoprire come le Squadre e i singoli Piloti riusciranno a gestire un fattore che potrebbe rivelarsi cruciale.
Infine c’è da considerare la variabile legata alla velocità. Gli organizzatori hanno lavorato molto sul tema operando scelte drastiche su road book, gomme e tipologia dei tracciati. Tuttavia Brabec non crede troppo a una Dakar “lenta”. Pensa che sarà una difficile equazione con nuove variabili da scoprire tra gestione delle gomme e della velocità in funzione del terreno.
Ricky Brabec è uno forte. Forte, simpatico e infinitamente “umano”. La vittoria dello scorso anno, storica poiché è la prima volta di un americano (primato condiviso con i connazionali Currie e Berriman, vincitori della Gara degli SSV), non sembra aver minimamente intaccato la potente flemma del Pilota californiano. La sua casa, il suo cane, i suoi affetti, le sue moto e il deserto per divertirsi e allenarsi. La fama non sembra aver turbato la pace della sua vita. Brabec, che è cresciuto nella spinta di un fuoriclasse come Johnny Campbell, è oggi un “Dakariano” completamente “formato”, in grado dunque di portare un valore aggiunto determinante alle sue partecipazioni.
Diversamente… critica è la posizione degli altri Piloti della Squadra. A parte Cornejo, il Cileno di Iquique che seppure enormemente cresciuto resta ancora una figura che possiamo considerare di supporto, Benavides e, soprattutto, Barreda, sono entrambi alle prese con una questione più personale che di Squadra. Brabec dice bene: si dovrebbe pensare prima di tutto al Team e alla Marca, ma poi ciascun Pilota vuole vincere. Sia l’argentino che lo spagnolo, per farla breve, non puntano alle mezze misure. Benavides ha vinto l’unico “test” dell’anno, il Rally Andalucia, e corre senza mezzi termini mirando al successo. Barreda ha vinto una montagna di Speciali dimostrando più volte di essere tra i Piloti più veloci in commercio, ma non ha mai riunito le sue qualità in un risultato globalmente soddisfacente per il suo curriculum dakariano. Però il catalano sembra aver cambiato attitudine, e già durante la scorsa edizione ha messo in mostra una bella maturità. “Ben” e “Bar”, inoltre, sono due ossi duri, e sarà compito di Ruben Faria, il team manager del successo Honda, smussare gli angoli caratteriali di entrambi per ricondurli alle priorità di Honda e HRC.
Tutto pronto. I mezzi sono in mare per la traversata alla volta dell’Arabia Saudita.
© Immagini Honda Monster Energy Team
Perché non fare dei paralleli con le vecchie glorie?
Per esempio Barreda può ricordare Picco?
Il grande van Beveren come va con la "testa"?
Curiosità che tu sai e noi tapini no!
grazie!