Paolo Lucci, Privatone Dakar. “Ho capito che bisogna stare concentratissimi. Tutto il tempo!” [VIDEO]
Paolo Lucci è un toscano testardo tipico. Vuol dire uno che se si è messo in testa una qualsiasi cosa, non gliela togli neanche con la dinamite. Sull’onda del mito cittadino, un giorno Paolino ha deciso di correre la Dakar. Anzi, di diventare un Pilota professionista di Rally-Raid.
Ha iniziato dalla moto, come tutti, e si è messo sotto. Le prime uscite in Africa, i primi allenamenti specifici, i primi programmi… insomma lo scorso anno Lucci si è presentato al via per la prima volta con una Husqvarna del Team Solarys.
Per farla breve, e anche un po’ cruda, il primo giorno Paolo si è distrutto, e poco più avanti ha distrutto anche la moto. Forfait. Diciamo che è entrato con una certa grinta, e che ci ha sbattuto il muso. Come sempre, anzi, come non mai, la “lezione” è servita, o sembra essere servita. Invece di mollare (ce n’erano i presupposti), Paolo si è messo subito al lavoro, più forte e con maggiore decisione. Ha ricomprato la moto e si è messo su la propria, piccola struttura. Al lavoro. Di nuovo: allenamenti, gare, programmi, tutto quel che sta intorno a una Dakar, che non è poco. Al lavoro, a testa bassa. Centinaia di chilometri al giorno.
A poco più di due mesi dal via, arriva la proposta indecente. Il Team BAS Racing, satellite KTM, gli propone una sella. Che? Si deve sapere che un Team satellite propone una moto quanto meno molto vicina all’ufficiale, ma rispetto alla completa ufficialità resta una proposta… a pagamento. C’è da
pensarci, molto. Ma Paolo decide in fretta: andiamo. E in un certo senso vuol dire: da capo!
Vediamo a che punto siamo…