Zontes ZT 703F: la prima crossover a tre cilindri cinese
La Zontes ZT 703F, è una crossover che abbiamo potuto ammirare qualche mese fa ad Eicma, caratterizzata da un motore tre cilindri da 700 cc, condiviso con una sportiva stradale denominata ZT 703 RR, che probabilmente vedremo nei prossimi mesi. L'esordio nel settore "medio/alto" del mercato viene fatto con tutto i crismi, prezzo allettante, almeno per il mercato cinese, motore inedito e dalle caratteristiche interessanti, pacchetto elettronico completo e ciclistica all'altezza.
Il tre cilindri 699 cc che la equipaggia eroga 71,5 kW (97 CV) a 10.000 giri/min, e sviluppa una coppia di 76 Nm a 7500 giri mentre il consumo dichiarato è di 5 litri ogni 100 km, che con un serbatoio da 22 litri, garantisce un'autonomia di oltre 400 km.
Il telaio a doppia culla è stato realizzato in alluminio, e pesa soli 11 kg, così come il telaietto posteriore, realizzato nello stesso materiale, ne fa segnare soli 3,8. La moto raggiunge un peso dichiarato a vuoto di 228 kg.
Lo schermo TFT a colori da 6,75" interfacciabile con lo smartphone, consente anche il monitoraggio della pressione dei pneumatici, mentre la presenza del radar posteriore permette il controllo dell'angolo cieco. Prese USB, Smart Key, telecamera frontale, non manca davvero nulla nell'equipaggiamento di serie di questa Zontes.
Marzocchi fornisce sia la forcella sia l'ammortizzatore, mentre J.Juan pensa all'impianto frenante con inze ad attacco radiale e dischi da 310 mm.
Il fatto che sia stata presentata a Eicma, ci fa pensare che sia prevista la vendita sui mercati europei.
Come fate a paragonare la cina del 2024, un impero che oggi impensierisce gli USA, con una nazione di 80 anni fa devastata dalla guerra e ben 2 bombe atomiche? È ovvio che i prodotti fossero più scadenti e che il giappone per risalire, inizialmente, attingesse a tecnologia occidentale, in accordo per altro con gli USA. Con la Cina, oltre alle condizioni di partenza, che vedrebbe anche un bambino delle elementari, ci sono altre 2 belle differenze. Il modello economico giapponese è simile a quello occidentale, quello cinese no. Inoltre, Il giappone da subito attinge alla tecnologia occidentale ma poi la migliora, la evolve e la fa quindi propria, a partire dal design o nei motori basti pensare ai 2 tempi. La Cina, invece, strutturalmente clona il prodotto e lo fa alla luce del sole, usando il proprio sistema di fabbriche per produrre alla metà del prezzo, facendo contemporaneamente pressione polititica sui nostri governi affinché non pongano dazi alle merci cinesi e così distruggere, con l'invasione di prodotti a basso costo, la concorrenza, per poi fare shopping a prezzo di saldo con le aziende occidentali ormai in ginocchio, importando come obiettivo finale preziosa tecnologia.
Detto ciò, chi si crogiola sulla qualità finale rispetto alla nostra dovrebbe aggiornarsi. Purtroppo sulle moto ci siamo, è evidente. Se non si fa innovazione per 15 anni e non si protegge il proprio mercato coi dazi cosa ci si può aspettare? Le moto nostre moto costano e pesano sempre di più o sempre uguale e quello che cambia sono schermini a colori e i controlli di trazione. Il 2 tempi ad iniezione, tecnologia che nel 2011 era pronta a rivoluzionare l'industria e abbattere pesi costi e consumi, viene tenuto lì per far andare la barca stanca della produzione 4t. Addirittura qualche fenomeno fino a ieri voleva sostiturci la benzina con le pile e veniva preso sul serio. E poi le discussioni su euro 5 euro 9 e il cambiamentoh klimatico. Prima di parlare di Cina bisognerebbe far pace col cervello e rimettersi a lavorare seriamente.
La "qualità" l'hanno insegnata gli americani ai giapponesi, perché dopo la seconda guerra mondiale temevano che un Giappone depresso potesse entrare nella sfera comunista, mentre faceva molto più comodo un avamposto "occidentale". È stato un win-win per entrambi; il Giappone ha recepito benissimo i criteri della gestione della qualità appresi, al punto da migliorarli e diventare il riferimento (metodo Toyota ecc).
Hanno sempre - SEMPRE - copiato per migliorare, da cui la proverbiale qualità giapponese.
I microchip più avanzati al mondo (quelli su cui "girano" i software dell'intelligenza artificiale ad esempio) NON sono prodotti in Cina, ma a Taiwan: la Cina è forte sull'elettronica di largo consumo, ma NON guida il progresso; la loro forza NON è nella qualità, ma nei volumi/costo.
È ben diverso copiare per migliorare e copiare anche "ad minkiam" per abbassare i costi al massimo, pilastro su cui si fonda la mentalità cinese.
Quando vedete prodotti che sembrano superlativi, anche per l'impiego di materiali apparentemente nobili, dovreste andare a smontare i componenti e guardarli, e troverete due cose: scorciatoie per produrre il pezzo al risparmio E/O copia palese di una soluzione tecnologica altrui.
Se NON credete a ciò che dico, potete provare a entrare in una fabbrica (quei posti in cui lavorano gli operai, avete presente? Quelli che fanno i turni di notte, che rischiano la vita per lavorare... non so se avete presente...) e chiedere cosa temono della Cina: vi risponderanno tutto, TRANNE la superiore qualità.
Quel che succederà tra vent'anni non si sa; assisteremo a un aumento vertiginoso dell'automazione, e questo sarà un bel problema per tutti, anche gli operai cinesi, che già oggi hanno garanzie enormemente inferiori a quelle delle controparti occidentali.