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Addio al Museo Morbidelli di Pesaro

- Dopo diversi tentativi per garantirne la sopravvivenza a Pesaro, il museo voluto da Giancarlo Morbidelli ha chiuso definitivamente le porte. Ora le sue trecentocinquanta moto, o quasi tutte, saranno messe all'asta in Inghilterra
Addio al Museo Morbidelli di Pesaro

Addio al Museo Morbidelli di Pesaro. Tutte le trecentocinquanta moto, o quasi tutte, saranno messe all'asta in Inghilterra e ben difficilmente torneranno in Italia. Ad essere ottimisti, ne tornerà soltanto qualcuna.
Le moto sono già state imballate e spedite oltre Manica, e non si sa se anche le 125 iridate di Paolo Pileri e Pierpaolo Bianchi e la 250 di Mario Lega, cioè le Morbidelli da GP più famose e vincenti, hanno già lasciato il capoluogo delle Marche.

Non c'era ottimismo, riguardo all'epilogo di questa storia: già quando ne scrivemmo a primavera (qui il pezzo relativo) era chiaro che i due figli di Giancarlo Morbidelli, Gianni e la sorella, erano al limite della sopportazione.
Poiché i costi di gestione del museo erano alti, i visitatori pochi, si era tentato di trovare un gestore più efficiente, il Comune di Pesaro non collaborava nemmeno sulla riduzione dei costi fissi, e, insomma tenere fermo questo capitale era diventato per la famiglia troppo impegnativo.
Qualche politico si era fatto avanti, ma poi si è eclissato. Da ricordare che Giancarlo, il celebre costruttore pesarese delle moto che portano il suo nome, ha già 85 anni, e le sue condizioni fisiche non suono buone.

Certamente è una brutta notizia. Le moto, tutte perfettamente restaurate o conservate, raccolte nel corso degli anni nella vecchia sede della fabbrica di macchinari per la lavorazione del legno, sono tante e di grande valore.
Già la prima sala, quella delle moto di inizio secolo, conteneva molti pezzi rari; e poi c'erano prototipi da corsa degli anni Quaranta e  Cinquanta, quasi tutte le più affascinanti Benelli uscite dal reparto corse di Pesaro, tutti i trofei del pilota storico Serafini, le moto pesaresi più note, come Ringhini ed MBA. Non mancavano tutte le più famose GP, dalle Moto Guzzi alle Norton. Fino ad arrivare alla 8V da turismo, pezzo unico che lo stesso Giancarlo Morbidelli aveva progettato e costruito per se stesso.

Crediamo che i figli di Giancarlo non si saranno voluti separare dalle moto marchiate Morbidelli. Ma comunque vada, è innegabile che non soltanto Pesaro, ma l'Italia tutta perde un patrimonio storico e culturale di grande valore.
Per molti sarà facile criticare gli eredi o il Comune di Pesaro, ma bisogna ricordare che le risorse finanziarie di una amministrazione locale sono sempre più risicate, e persino lo Stato non ha risorse illimitate.

Si era anche parlato della possibilità che intervenisse l'ASI, ma non c'è stato esito. Infine, ai figli di Giancarlo, che conosciamo appassionati di motori e molto legati alla famiglia, crediamo che nessuno possa imporre che la meravigliosa avventura vissuta dal padre si trasformi per loro in una impresa deficitaria.

  • francesco19591
    francesco19591

    Posso solo dire "parole sante". Meglio stadi violenti con miliardi di euro buttati al vento, supermercati, centri commerciali, grande sfracello per non dire un altra parola!!!!!!!
  • stevez750
    stevez750, Marsciano (PG)

    Siamo il Paese con il più grande patrimonio artistico-culturale del Mondo e in questo patrimonio entra di diritto la gloriosa storia dei nostri marchi motociclistici e automobilistici.
    Lasciamo crollare ville,castelli,monumenti della roma antica figurati che ce ne fotte del museo di moto antiche e gloriose?
    No meglio lo stadio ,la rotonda, l'iper mercato e l'acqua park!!!
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