Caschi

Airoh Helmet. Come nasce un casco e come viene testato

- Una galleria del vento. Un reparto test. Una modelleria. Un centro progettazione. Diverse linee di produzione. Airoh Helmet è un orgoglio dell'imprenditoria italiana del settore accessori-moto. L'abbiamo visitata per voi per capire quale è la chiave del loro grande successo. Sicuramente uno strano e frizzante mix di follia, ingegno, caparbietà, passione.

Ci balenava da un po' in testa l'idea di fare una bella visita in una delle aziende produttrici di caschi più famosa al mondo... Airoh Helmet, a pochi chilometri da Bergamo. Il desiderio era quello di vedere da vicino come il marchio lombardo sviluppa un casco, lo progetta, analizza, testa, assembla. 

Abbiamo così seguito una delle linee produttive, dove in quel momento veniva assemblato il noto Rev 19, casco modulare flip-up in materiale termoplastico.

L'unica cosa che non viene fatta all'interno di Airoh Helmet è la produzione e lavorazione della materia prima. Tutto il resto è invece eseguito, con grande rigore e passione, internamente. 

Quando però si parla di caschi, uno degli aspetti più importanti e uno degli argomenti più gettonati, è senza ombra di dubbio l'aerodinamica che, in ciruito, influisce sulla prestazione del pilota (direttamente per via del Cx complessivo moto+pilota e indirettamente per il carico a livello della cervicale) e, su strada, influisce sul confort per via dei fruiscii e delle turbolenze (tutto dipende anche dal tipo di moto però, non dimentichiamolo). 

Ed ecco che in Airoh, noti per i loro prodotti performanti e leggeri, già indipendenti in quanto a omologazioni grazie al loro centro di test certifcato, hanno deciso di fare un altro enorme sforzo (voci indiscrete parlano di un investimento di ben oltre 600 mila euro) e di dotarsi di una galleria del vento Gottingen, subsonica, a ciclo chiuso e disegnata per essere utilizzata sia a camera di prova aperta che chiusa a seconda degli specifici programmi.

Attraverso un computer, si può così simulare il movimento laterale e l’inclinazione della falsa testa ottenendo interessanti dati che le simulazioni "virtuali" spesso non riescono a fornire: aerodinamica (statica o in movimento), visualizzazioni dei flussi, forza laterale, rilevazioni acustiche e termiche.

 La potenza espressa dalla galleria consente di simulare le condizioni di utilizzo più estreme; con oltre 200 km/h raggiunti, è possibile testare l’aerodinamica, l’acustica ed il livello termico nel casco. 

"Nello specifico i test fanno affidamento anche sui sensori di pressione e due microfoni montati sulla falsa testa. La strumentazione infatti consente di analizzare il rumore indotto dal flusso d’aria sulla superficie del casco e dalla eventuale turbolenza generata. La misurazione si articola attraverso la determinazione del livello sonoro (dBA), l’analisi d’ottava e in frequenza. Particolare attenzione viene profusa per analizzare i punti di stagnazione, le linee di separazione e il confine di transizione tra strato laminare e turbolento; a tal proposito vengono utilizzati particolari traccianti allo stato solido e gassoso che siano in grado di evidenziare la risultante delle forze aerodinamiche. L’aspetto legato alla termodinamica assume una notevole rilevanza per i caschi che vengono calzati per diverse ore, con temperature sfidanti, in scenari molto differenti. E’ per questo motivo che la falsa testa è in grado di monitorare costantemente la temperatura sulla sua superficie; in tal senso infatti è possibile avere un’immagine in 3D dove vengono evidenziate, tramite colori, le diverse temperature della testa. Solitamente nella fase iniziale della verifica la testa, portata ad una temperatura utile per il benchmarking, appare di colore rosso; durante lo svolgimento del test si evidenziano aree di colore diverso in relazione della differente temperatura. Questo cambiamento è generato dall’efficacia delle prese d’aria e degli estrattori che svolgono un ruolo fondamentale nel garantire un comfort ottimale. L’attenzione maniacale per i dettagli, la ricerca ossessiva ed incessabile della migliore prestazione e la volontà di trasferire al motociclista lo stesso prodotto del campione più affermato hanno spinto Airoh a dotarsi di una galleria del vento unica al mondo. Solo così il ns casco potrà fregiarsi del titolo AWT– Airoh Wind Tunnel Teste" ... ecco una descrizione perfetta e minuziosa della galleria fatta dei tecnici Airoh.

Ora gustatevi il video... fino alla fine! Capirete perché... E mi raccomando: un bel casco omologato è indicato e consigliabile anche con i monopattini elettrici! 

Info: www.airoh.it

  • DettoFatto
    DettoFatto, Lodi (LO)

    Chiedo scusa, non mi è chiaro il discorso dell’omologazione...
    i caschi non dovrebbero essere inviati a un ente terzo?

    Avevate spiegato voi stessi piuttosto bene l’iter omologativo in questo articolo di qualche anno fa:

    https://www.moto.it/accessori/caschi/il-casco-ultima-parte-omologazione-europea-22-05-191.html

    "Quando un'azienda ha progettato e costruito un nuovo casco, oltre ad averlo preventivamente testato presso il proprio laboratorio O averlo fatto testare da laboratori certificati (...) prima di poterlo mettere in commercio deve ottenere l'omologazione del casco stesso. Per farlo si deve rivolgere ad un ente omologativo italiano o estero (...)".

    Quindi Airoh ha al proprio interno un laboratorio per l’esecuzione dei test in conformità alle norme, MA non può procedere all’omologazione senza l’intervento di un ente terzo, giusto?
  • Robertino123
    Robertino123, Livorno (LI)

    Vi prego di non fare alcun Commander con le grafiche dell'ultima inquadratura... ne dovrei comprare un altro e sarebbero 3!!!!
    Saluti e bravi!!!!!
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